Capitolo 14

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"Potter, svegliati."

Harry sentiva l'urlo lacerante di Voldemort ancora nelle orecchie, ma quando riuscì ad aprire gli occhi si rese conto con sollievo di trovarsi nella tenda. L'aspetto familiare di ciò che lo circondava lo calmò, in parte.

Si tirò a sedere di fianco a Draco.

"Come ti senti?"

"Distrutto" bofonchiò Harry, la testa fra le mani. "E' tutta colpa mia, io ti devo delle scuse. Non saremmo mai dovuti andare a Godric's Hollow."

"In realtà Potter, per un folle attimo ho pensato che avessi ragione. Godric's Hollow prende il nome da Godric Grifondoro, in un certo qual modo avrebbe avuto senso trovarci la spada."

Harry rimase in silenzio, percependo i suoni di una lieve pioggia sulla tenda.

"Dove siamo?" chiese.

"In Scozia, ma se preferisci spostarti..."

"No, ti prego. Per stanotte niente più spostamenti o smaterializzazioni."

Draco prese una tazza di tè, togliendola dal buffo mobiletto verde che si trovava alla sua sinistra.

"L'ho visto e l'ho sentito arrivare, nella mia testa. Nagini era nel corpo di Bathilda da tempo, in attesa di riconoscermi e consegnarmi."

Draco lo fissò, turbato al pensiero di poter percepire dall'interno i pensieri dell'Oscuro Signore.

"E poi...la cicatrice." Harry se la sfregò, pensieroso.

"Anche io l'ho sentito." affermò Draco, inquieto.

"Mi dispiace, io...avrei dovuto essere più saggio."

"Ho capito Potter, finiscila. Quello che stato è stato, ormai. Siamo salvi. E tu sei in doppio debito nei miei confronti."

Harry abbozzò un sorriso.

"Mi dispiace anche per il resto, Malfoy. Non avrei voluto che sopportassi i miei malumori." continuò poi.

"A dire il vero, Potter, ho scoperto di essere abbastanza abile anche in questo."

"A fare l'amico?" disse Harry sarcastico.

"A fare l'amico." rispose Draco.

Le loro ginocchia quasi si toccavano ed Harry ebbe come primo istinto quello di cercare la bacchetta sotto il cuscino quando Malfoy fece cadere la tazza di schianto sul pavimento. In un attimo Draco gli fu vicino, a qualche centimetro, prese il suo mento tra le dita e portò le loro fronti a toccarsi, la punta del naso che sfiorava la sua. Poi di scatto gli afferrò il labbro inferiore tra i denti e lo fissò, occhi freddi e di ghiaccio su occhi verde smeraldo.

Harry aveva afferrato il lenzuolo, invece che la bacchetta e stringeva spasmodicamente il materasso tra le dita, il cuore in gola che sembrava esplodergli e il petto in fiamme per la mancanza di ossigeno.

Poi, in un attimo com'era cominciato, tutto finì. Draco si staccò da lui e si allontanò balzando in piedi come se scottasse. Harry fece per alzarsi, instabile, ma Draco gli puntò la bacchetta a qualche centimetro dalla faccia.

"Togliti quel medaglione" ringhiò. "E lasciami solo".

E si diresse a gran passi verso l'uscita.

Draco respirava profondamente gli odori che la natura intorno a lui diffondeva, la pioggia gli cadeva distrattamente sul volto ma sembrava non essere in grado di accorgersene. Aveva sentito l'odore di Potter così forte, così impossibile da rifiutare. Cedere era stato altrettanto semplice, come bere un bicchier d'acqua in una giornata afosa di sole. E questa era la sensazione che Potter gli dava.

Quando si era lanciato da quella finestra, salvandogli la vita, Draco aveva sentito il marchio sfrigolare sulla sua pelle, ma aveva accolto quel dolore con consapevolezza, quella di poter realizzare qualcosa di infinitamente giusto. Poi, cullato dalla certezza di essere sopravvissuto, aveva perso il controllo. E questa era una cosa che non poteva permettersi. Da tempo aveva appreso l'arte di poter convogliare ogni sentimento non appropriato nella concentrazione, nell'ambizione, nella dedizione al portare a termine i propri obiettivi, nell'odio persino. Ma le sue convinzioni erano crollate di fronte alle mura spoglie e pericolanti della casa dei Potter, i suoi obiettivi erano cambiati di fronte alle lacrime del suo compagno di viaggio. Non per empatia, Draco non era certo di esserne capace. Più per l'aver preso coscienza del fatto che Potter deteneva in sè l'unica speranza del mondo magico, e non poteva permettergli di cadere.

In ogni caso l'esempio di un amore così grande come quello dei Potter distrutto in pochi istanti lo aveva scosso, dal profondo. Se persino loro, paladini di una giustizia inprescindibile, erano caduti con così facilità, l'amore poteva essere spazzato via troppo facilmente da qualcosa che Draco conosceva bene, l'egoismo, la crudeltà.

Non poteva concedersi altro dolore, avrebbe resistito il più a lungo possibile. Il medaglione al collo di Harry sembrava sbeffeggiarlo, nelle sue azioni dettate da una fame profonda ed una mancanza che gli sembrava impossibile colmare, amare ed essere amato. Ma chi ama profondamente, inevitabilmente perisce.

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