Capitolo 15

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Harry rimase fermo sul suo letto, la sensazione di incompiutezza gli faceva tremare ogni songolo fascio di muscoli nel suo corpo. Voleva fare domande, dare risposte, parlare. Non concepiva l'arrendersi ad una situazione come tale. Il medaglione palpitava sul suo petto, lì dove aveva lasciato una scottatura quando Voldemort si era avvicinato troppo. Draco aveva incolpato l'oggetto di quel gesto, come se a causa sua non fosse padrone di sè. Ed Harry pensò che sarebbe stata una spiegazione troppo limitata per ciò che era successo.

La strana forma di affetto che stava elaborando non aveva previsto nulla di tutto ciò. In qualche modo sapeva di tenerci, gli era grato, il suo era stato un aiuto indispensabile. Ma sarebbe bastato, per comprendere?

Harry non possedeva un bagaglio esperienziale tale da poter rispondere alla domanda principale che si stava ponendo. Cos'era l'amore per lui?

Certo, Ginny aveva rubato il suo cuore molto tempo prima. Ma alla luce di tutto l'oscuro percorso che aveva intrapreso, in una lotta continua, gli pareva di ricordarla solo come una dolce avventura passata, un ricordo di un'infazia che non gli apparteneva più.

Harry seduto nella tenda, la testa piena di domande e Draco, con i pugni serrati alla pioggia, erano entrambi instabili, con la consapevolezza di aver dimenticato come si ama.


"Mi devi almeno una spiegazione!"

Draco si girò lentamente per fronteggiarlo, aprendo gli occhi.

"Questo non è un buon momento" sputò fuori le parole una ad una, come se gli costassero tutta  la fatica del mondo.

"E quando lo sarà?" Harry si avvicinò di qualche passo, cauto. Draco impugnò la bacchetta e in un unico elegante movimento gliela puntò addosso. La mano di Harry era ferma vicino alla tasca in cui aveva riposto la sua, pronto a doversi difendere.

Intanto, tutto intorno a loro il temporale dava il meglio di sè, specchio dei loro sentimenti, gli alberi mossi dal vento e il cielo oscuro fitto di nubi cariche di pioggia.

Stavano lì, fermi a fissarsi, in attesa che uno dei due facesse il passo più lungo della gamba. Ogni fibra del corpo di Harry gridava pericolo, mentre fissava Draco, il volto rigato da lacrime di rabbia e pioggia, i capelli chiarissimi zuppi e la mascella spigolosa.

"Mi dispiace, ma ho bisogno di parlarne" disse Harry, risoluto.

"Cosa vuoi sapere, Potter. Vuoi ricominciare a umiliarmi?" ringhiò Draco.

Harry  si scaldò. "Per te è sempre questo il punto, non è vero?" avanzò di qualche passo. "Solo una questione di supremazia. Di chi ha più possibilità di dimostrare di essere migliore! Migliore a scuola, migliore nei voti, migliore nel volo!"

Draco esplose.

"Tu hai sempre avuto tutto, Potter! Eri innatamente portato per il volo, sempre il preferito di tutti a scuola, l'eroe, quello sempre in vantaggio. Come osi fare la morale a me."

Harry scosse la testa nervoso e deluso. "Credevo davvero che avessimo superato tutto questo"

"A quanto pare no."

Harry avanzò nell'aria densa di pioggia, rabbrividendo quando la punta della bacchetta di Draco sfiorò il suo petto.

"Quando inizierai a considerarci sullo stesso piano? Perchè io riesco a farlo e non tu." lo disse piano, guardandolo negli occhi, i nervi tesi.

Dracò tremò e tentennò alcuni istanti.

"Perchè siamo destinati a non esserlo. Se tu vinci, io, la mia famiglia, cadremo inevitabilmente. Se vinciamo, se vincono, sarai tu a rimetterci."

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