Capitolo 1: "Di Alcool e Invidia"

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Elia si ritrovò davanti a casa di Nathan.
Era stata una serata strana per lui: era già pronto ad andare al festino universitario degli amici di Niccolò quando aveva ricevuto un messaggio da Giovanni. Apparentemente il festino era saltato, e quindi i ragazzi avevano deciso di ripiegare sulla festa di Nathan Foggia.

Elia conosceva Nathan da un po' ormai. Si erano incontrati la prima volta al Pigneto, dove entrambi erano andati a comprare l'erba, e da quel giorno gli era capitato di trovarsi ogni tanto per fumare un po'. Nathan era l'unico tra i ragazzi di Villa che Elia sopportasse. Lo trovava addirittura simpatico.

Davanti all'ingresso della casa alcuni ragazzi di quinto, probabilmente compagni di classe di Nathan, stavano decidendo chi far entrare alla festa. Fece per mettersi in fila dietro gli altri quando il padrone di casa si affacciò alla porta salutandolo.
«Bella Elì! Non mi aspettavo di vederti qua stasera.»
«Eh zì, sinceramente nemmeno io sapevo di dover venire fino a mezz'ora fa.»
«Vabbè dai, sono contento che tu sia venuto.» sorrise, per poi rivolgersi all'amico che fungeva da buttafuori. «Michè, lui è amico mio, fallo passare.»

Una volta entrato alla festa, Elia si mise a cercare i suoi amici. Dopo qualche minuto di ricerca, sentì una voce familiare alle sue spalle.
«Alla fine ce l'hai fatta zì, pensavamo fossi morto!»
Sorrise, girandosi e trovando Giovanni e Luchino con già in mano due birre.
«Ao, è colpa vostra 'nfami! M'avete avvisato all'ultimo minuto che il festino era pisciato, che cazzo dovevo fa'?» rise scroccando un sorso di birra a Giovanni.

«Vabbè dai ho capito, vieni a bere.» lo assecondò quest'ultimo.

****

Non sapeva più da quanto fosse alla festa.

Non sapeva quante birre avesse bevuto. Aveva perso il conto alla quarta, ma gli più birre beveva, più gli sembrava che i suoi amici gliene mettessero davanti.
Non che gli dispiacesse in fin dai conti. Non era mai stato uno che tornava a casa sobrio il venerdì sera, specie da feste come quella.

Una risata irruppe spontaneamente sulle sue labbra, senza un motivo preciso. Probabilmente era colpa dell'alcool che aveva in circolo. Aveva superato da un pezzo la soglia di sobrietà.
Faceva quasi fatica a reggersi in piedi, ed era davvero strano per lui. Doveva aver bevuto più di quanto non avesse mai fatto prima.

«Infame, ma quanto cazzo m'hai fatto bere stasera?» rise, voltandosi a cercare Giovanni. Ma il riccio non era più accanto a lui. Gli sembrò di vederlo al centro del salotto con Eva. Ridevano insieme come non facevano più da molto tempo. Elia pensò che probabilmente erano entrambi ubriachi persi.

Poco distante da loro, poté scorgere due ragazzi che gli sembravano Martino e Niccolò. Erano seduti sul divano e si tenevano per mano, scambiandosi di tanto in tanto dolci baci.

Nel vederli così, Elia fu travolto da un sentimento strano, un misto tra tenerezza e invidia. Aveva già provato quella sensazione prima, ma amplificata dall'alcool fu talmente travolgente da fargli mancare il fiato.

Era spaventato. Non sapeva perché provasse quelle cose in quel momento. Lui non era mai stato un tipo da relazioni serie, eppure in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa pur di avere qualcuno a cui tenere la mano, qualcuno da baciare e guardare con quella dolcezza che vedeva negli occhi di Martino.

Non era in grado di gestire quello che gli stava accadendo, quindi decise di fare quello che faceva sempre quando non sapeva reagire a qualcosa: scappare.
Si rifugiò sul terrazzo della casa di Nathan, sedendosi proprio nel punto dove, qualche volta, lui e il ragazzo avevano fumato insieme parlando di cose inutili.

****

Se qualcuno avesse chiesto a Filippo Sava come mai si trovava alla festa di un liceale, probabilmente non avrebbe saputo dare una risposta.

Non si ricordava assolutamente come avessero fatto sua sorella e le sue amiche a convincerlo ad andare a quella stupida festa. Fattostà che, appena arrivate, lo avevano abbandonato, troppo prese da questo o da quel ragazzo per fare caso a lui.

La festa si era rivelata per lui una noia mortale. Aveva cercato di ingannare il tempo bevendo qualche birra, ma non era riuscito a scacciare la convinzione che sarebbe stato meglio andare alla Gay Street come faceva di solito il venerdì sera.

Stanco di ballare da solo, decise di uscire a prendere un po' d'aria in terrazza. Magari avrebbe potuto fumarsi una sigaretta aspettando che la serata giungesse al termine.

Anche lo spazio esterno era pieno di gente ubriaca che ballava. Filippo sbuffò irritato e si avviò alla ricerca di un posto isolato dove piazzarsi a fumare.

Dopo un po' di girovagare, gli sembrò di averlo trovato. C'era una piccola rientranza tra il muro della casa e quello di cinta. Era uno spazio abbastanza grande, ma non sufficientemente ampio per consentire di ballare. Tirando un sospiro di sollievo, Filippo vi entrò.

Si appoggiò al muro lasciandosi cadere per terra, mentre tirava fuori il pacchetto di sigarette e l'accendino.
«Hey» sentì dire da qualcuno poco distante da lui.

In quel momento Filippo si rese conto di non essere solo.

Angolo autrice
Ciao a tutti!
Finalmente la nostra vera storia ha inizio.
In questo capitolo abbiamo visto un Elia ubriaco perso che vuole baciare qualcuno, e un Filippo annoiato che vuole solo fumarsi una sigaretta.

Chi sarà la persona che Filippo ha incontrato nel vicolo? Cosa succederà?
Lo scopriremo nel prossimo capitolo che come sempre uscirà quando ne avrò scritto uno nuovo.

V

i ricordo di seguirmi su Twitter se volete leggere i miei scleri. Sono simpatica (a volte). Sono @sarastweeetz.

Ciauu
Sara

Ora che ti guardo bene//ElippoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora