Capitolo 16: di Litigi e Solitudine

1K 58 186
                                    

Era mezzanotte passata.

Elia si era trattenuto a casa di Filippo più del solito quella sera.

Non era stata colpa sua, però. Insomma, non poteva presentarsi con la camicia mezza aperta e quei pantaloni super aderenti e aspettarsi che lui rimanesse indifferente!

Sorrise ripensando alla serata meravigliosa che avevano trascorso.

Lui e Filippo stavano ormai insieme da un mese e mezzo.

Era stato indubbiamente il mese e mezzo più bello della sua vita fino a quel momento.

Filo era semplicemente perfetto. Era dolce, ma anche sarcastico e divertente. Con lui, Elia non si annoiava davvero mai, e il tempo volava.

Anche troppo, come si era visto quella sera.

Nell'ultimo periodo non gli era più capitato di tornare a casa ad orari improponibili come gli succedeva prima.

Non si ubriacava più tanto come prima, soprattutto perché non gli succedeva più di essere sovrastato dalla noia alle feste. Non da quando c'era Filo.

Nell'ultimo periodo si era davvero comportato come un figlio modello. Aveva preso buoni voti in tutte le materie, persino in matematica (aveva scoperto che Filippo era un genio in quell'ambito), faceva spesso la spesa, sistemava la sua camera e non si ubriacava più durante la settimana.

Per questo, sperava che sua madre potesse chiudere un occhio sul leggero ritardo di quella sera.

Aprì la porta di casa e se la ritrovò davanti, le mani sui fianchi e uno sguardo che non prometteva nulla di buono.

«Sei in ritardo. Dove sei stato?»

«È mezzanotte e mezza mà, sono in ritardo di appena mezz'ora. Comunque ero da Giovanni con gli altri.»

«Mi prendi per il culo Elia? I Garau sono partiti per andare ad un matrimonio venerdì, me lo hai detto tu stesso.»

Cazzo.

«Dove cazzo sei stato Elia? E perché indossi quella camicia orripilante?»

La camicia in questione era quella lilla di Filippo. E non era certo l'unico indumento che aveva rubato al ragazzo nell'ultimo mese e mezzo.

Ormai aveva più camicie a fiori che felpe grigie, pensò.

«È mia questa camicia.»

Sapeva che non avrebbe mai funzionato, ma non gli sembrava il caso di fare coming out con sua madre in quel modo.

Però sapeva che probabilmente avrebbe dovuto.

«Basta Elia! Pensi che non lo sappia che il tuo armadio è composto solo da felpe grigie e giacche orribili? Non mi prendere per il culo, di chi è quella camicia?»

Era giunto il momento. Non poteva più nasconderlo, non poteva più nascondersi. Era una questione di rispetto nei confronti di sé stesso, di Filo e del loro amore.

Prese un respiro profondo.

«E va bene. Questa camicia è del mio ragazzo.»

Vide sua madre irrigidirsi.

«Il tuo cosa?»

Eccoci qua.

«Hai capito bene, mamma. Il mio ragazzo. Ho un fidanzato.»

«Ma a te piacciono le ragazze Elia.»

Era possibile essere così stupidi?

«Sì, mamma. Mi piacciono anche le ragazze. Ma in questo momento mi piace solo il mio ragazzo.»

Ora che ti guardo bene//ElippoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora