Capitolo 17: di pianti e confessioni

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Dedicato ad Elena che se lo è spoilerato da sola.

Filippo era davvero preoccupato.

Quando Elia se n'era andato da casa sua, a mezzanotte, gli aveva raccomandato di inviargli un messaggio una volta arrivato a casa.

Ma quel messaggio non era mai arrivato.

Filippo lo aveva aspettato per diverse ore, incapace di prendere sonno.

Era sicuro che fosse successo qualcosa di grave.

Elia non era il tipo da dimenticarsi certe cose. Tutte le sere, prima di andare a dormire, aveva l'abitudine di inviargli un messaggio per augurargli una buona notte.

Era sicuramente successo qualcosa.

***

Alle tre di notte, Filippo era sempre più sicuro che fosse accaduto qualcosa di grave.

Nonostante le continue rassicurazioni di Ele, che cercava di convincerlo che il moro si fosse semplicemente addormentato, decise di chiamarlo.

Lo chiamò una, due, tre volte.

Nulla da fare. Elia proprio non rispondeva.

Erano ormai le quattro quando decise di fare l'ultimo tentativo.

Prese il telefono.

Uno squillo... Due... Tre...

E poi, finalmente, Elia rispose.

«Filo?»

Filippo rimase paralizzato al sentire la voce del suo ragazzo.

Stava piangendo. E stava piangendo un sacco.

«Elì... Che succede? Perché piangi? Che è successo?» Filippo era preoccupatissimo.

«È successo un casino Filo... Io... Io...» non riuscì a continuare, sopraffatto dalle lacrime.

«Dove sei? Aspettami che vengo a prenderti.» Filippo si stava già vestendo.

«Ma sono le quattro Filo... Io...»

«Non mi interessa che ore sono, non esiste che ti lasci da solo in questo stato. Dove sei?»

«Sono sul marciapiede di fronte al locale che sta vicino a casa di Marti ma... Non voglio che tu mi veda in questo stato.»

«Sto arrivando.»

Filippo chiuse la chiamata e prese le chiavi della macchina. Dopo aver avvisato Eleonora, uscì di casa e in poco tempo si ritrovò a guidare per una Roma quasi deserta.

Cosa era successo al suo ragazzo? Perché si trovava per strada a quell'ora, in lacrime? Chi lo aveva ridotto in quello stato?

Non riusciva a pensare ad altro mentre raggiungeva il posto che Elia gli aveva indicato, mentre parcheggiava l'auto e correva alla ricerca del moro.

E poi lo vide.

Elia era seduto sul marciapiede, la testa tra le mani. Filippo non riusciva a vedere il suo viso, ma era sicuro che stesse piangendo. Accanto a lui c'erano tre bottiglie di birra, vuote.

«Elì...» esclamò avvicinandosi a lui. Il moro sollevò appena la testa, e iniziò a piangere più forte.

Il suo bellissimo volto era quasi irriconoscibile. Gli occhi scuri erano pieni di lacrime, che gli rigavano le guance. Del suo bel sorriso non c'era traccia, la bocca era incrinata in una smorfia di dolore. Sotto gli occhi erano visibili occhiaie violacee.

Filippo si chiese chi potesse essere così crudele da ridurre un essere tanto meraviglioso in quello stato.

Si accucciò di fronte a lui e lo strinse a sé con tutta la forza che aveva. Puzzava di alcool ed erba. Doveva essersi davvero distrutto quella sera.

Ora che ti guardo bene//ElippoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora