Capitolo 4: Di Cotte E Malintesi

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Lo sapeva. Filippo lo sapeva. Sapeva che andare a casa di Martino sarebbe stata una pessima idea.

Eppure, nonostante fosse consapevole di ciò che lo aspettava, non aveva resistito.

Non aveva saputo resistere all'opportunità di vedere quel ragazzo moro che lo aveva stregato in così poco tempo. Quel ragazzo che lo aveva incantato con la sua voce e il suo modo di fare tremendamente seducente.

Si sentiva estremamente stupido. Aveva ventuno anni ormai, eppure si sentiva come quando ne aveva tredici e di notte sognava che il suo migliore amico lo baciasse. Ricordava ancora le notti insonni per la paura di quei sentimenti che sapeva non essere ricambiati.

Era esattamente la situazione in cui si trovava in quel momento.

Seduto sul divano di Martino e Niccolò, una birra in una mano e una fetta di pizza nell'altra, non riusciva a guardare in faccia il moro.
Non che non ci avesse provato, anzi. Ma ogni volta che tentava di alzare gli occhi su di lui il suo cuore si riempiva di emozioni talmente forti e contrastanti da fargli perdere il senso della realtà per qualche secondo.

Ogni volta che provava a guardare Elia, il suo stomaco si contorceva fino a fargli male. Per non parlare di quando questo si mordicchiava il labbro inferiore per concentrarsi mentre giocava a Fifa. Doveva stringere i pugni fino a farsi male per mantenere l'autocontrollo.

Come se questo non fosse abbastanza, poi, c'era anche il problema dell'impiccio con Silvia.

Sapeva già che Elia era etero. Ma scoprire che addirittura era il ragazzo con cui sua sorella e i suoi amici pensavano di aiutare Silvia a superare Edoardo lo distruggeva.
Sapeva che la ragazza aveva davvero bisogno di passare oltre alla sua ossessione per Incanti, e si sentiva in colpa perché in fondo al cuore sperava che Elia la rifiutasse.

Sapeva quanto quel pensiero fosse stupido: in fondo se anche non si fosse messo con lei, sicuramente avrebbe trovato qualcun'altra. Non avrebbe mai scelto lui.

«Zì ma sei uno stronzo!»

L'urlo di Martino lo riportò alla realtà. Il ragazzo era seduto sul divano, una mano poggiata sulla gamba del suo ragazzo, e guardava Giovanni con aria omicida.

«Non sono io stronzo, sei tu scarso!». La risposta del riccio irritò se possibile ancora di più Martino, che allungò un braccio per tirargli uno schiaffo scherzoso.

Alla vista di quella scena, Filippo non poté fare a meno di scoppiare a ridere, seguito a ruota da Luchino.
Quei ragazzi erano davvero simpatici. Si trovava davvero bene con loro.

Se solo non fosse stato così stupido da prendersi una cotta per uno di loro...

***

Era mezzanotte passata.

Quasi tutti i ragazzi avevano lasciato quella che da quel momento sarebbe stata ufficialmente la casa di Martino e Niccolò. Solo Elia si era trattenuto più degli altri.

Non aveva assolutamente voglia di tornare a casa. Non stava bene con i suoi genitori, e non stava bene neppure chiuso nella sua camera. Per questo motivo, cercava sempre di rimanere in giro più tempo possibile.

Anche quella sera si era trattenuto da Marti con la scusa di aiutarlo a mettere a posto.
In realtà, Martino sapeva benissimo che fosse una cazzata. Elia non era nemmeno in grado di fare la raccolta differenziata, figuriamoci riordinare una casa. Conoscendo però il suo rapporto difficile con i suoi genitori, preferì non fare domande.

Ora che ti guardo bene//ElippoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora