Capitolo 10: Di Spudoratezza E Verità Scomode

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Ennesimo sabato sera.

Ennesima festa.

Ennesima uscita con i Contrabbandieri e Niccolò.

Ennesima volta in cui finiva per rimanere solo con Elia.

In momenti come questo odiava davvero i ragazzi.

Odiava Giovanni, che nonostante fosse passato un anno dalla sua rottura con Eva continuava a guardarla con occhi innamorati, ad accorrere appena la ragazza aveva bisogno di aiuto, a soffrire ogni volta che la vedeva con Canegallo.

Odiava Luchino, che se l'era svignata per andarci a provare con Silvia. L'impiccio con Elia non era andato a buon fine, evidentemente.

Non sapeva se fosse una cosa positiva o negativa.

Odiava però soprattutto Martino e Niccolò. I due, vedendo gli altri allontanarsi, avevano ignorato i suoi sguardi supplicanti e si erano allontanati con una scusa stupidissima.

Nicco aveva anche avuto la sfacciataggine di fargli l'occhiolino e mimare un "buona fortuna" con le labbra.

Poteva immaginarselo ora, lo stronzo, che se la rideva alle sue spalle. Probabilmente con una mano sotto la maglia di Martino.

E a proposito di mani... Quella di Elia era davvero vicina alla sua. Troppo.

Il moro lo guardò con aria innocente, fingendo di non sapere cosa lo stesse rendendo agitato.

Filippo non ebbe altra scelta se non fingere che fosse tutto a posto, comportarsi come se il suo cuore non fosse sul punto di esplodere.

E ancora non riusciva a capire a quale gioco il più piccolo stesse giocando.

***

La serata era iniziata male per Filippo, e stava continuando pure peggio.

Elia gli era stato appiccicato tutto il tempo. Gli aveva sfiorato le mani, la schiena, il petto, le gambe. E sempre facendo finta di nulla.

Non che la cosa gli facesse schifo, anzi. Il problema è che gli piaceva pure troppo.

«Sigaretta?» chiese Elia, le dita che accarezzavano delicatamente la schiena del biondo.

Aveva il sospetto che fosse andato un po' oltre con l'alcool. Non cercava più di essere discreto nel toccarlo.

Nonostante il buonsenso gli dicesse di allontanarsi dal più piccolo, di rifiutare la sua proposta, si ritrovò a seguirlo fuori dalla discoteca.

Ormai fumare insieme era diventata quasi una routine per Filippo ed Elia. E da quando il moro si era lasciato sfuggire che trovava affascinante il suo modo di fumare, il più grande aveva iniziato a farlo con molta più attenzione.

Era strano ma allo stesso tempo confortante starsene lì, appoggiato al muro del locale, con una sigaretta fra le labbra e la spalla di Elia contro la sua. Era una sensazione nuova, ma bella.

Era tutto così calmo, tutto così bello.

E poi sentì una melodia terribilmente familiare.

E ti ricordi com'è che si fa
La vita mescolata insieme e poi divisa di nuovo a metà

L'aveva riconosciuta subito. Era la canzone di quella sera.

Mentre corriamo in queste stanze
'Sta casa è così grande
Ma che lavoro fa, wow, il tuo papà

Sentiva un peso sul cuore. A malapena riuscì a sentire Elia dire: «Oh, adoro questa canzone.»

Ti piacerebbe andare sulla Luna?
Portiamo un sacco a pelo
E rimaniamo là

Ora che ti guardo bene//ElippoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora