Capitolo 13: di sofferenza e amicizia

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Non era felice.

Nonostante si sforzasse di apparire sereno agli occhi delle Matte, non riusciva proprio a dimenticare Elia.

Ci aveva provato. Aveva accettato di uscire con Dario, l'amico di Eva. Era un bel ragazzo, non poteva negarlo, e sembrava tenerci sul serio a lui.

Ma non era Elia.

Non aveva i suoi capelli scuri e lucenti, i suoi occhi grandi ed espressivi, il suo sorriso che sembrava capace di distruggere qualsiasi pensiero negativo...

Non aveva quel marcato accento romano che su chiunque altro sarebbe risultato coatto, ma che su di lui era perfetto.

Non aveva la spiccata ironia e il sarcasmo che, ormai lo aveva capito, erano le sue armi di difesa.

Non aveva nulla di quelle cose che gli avevano rubato il cuore.

Ma forse era meglio così, pensò.

Se Elia non ricambiava i suoi sentimenti, non poteva continuare a soffrire per lui. Doveva andare avanti.

Forse provare a farla funzionare con Dario era la cosa migliore.

***

Che non stesse bene lo avevano capito tutti.

Lo aveva capito Gio, che da sempre era stato in grado di sapere se qualcosa non andava con un solo sguardo.

Lo aveva capito Martino, che lo scrutava con quel suo sguardo indagatore, cercando di capirci qualcosa.

Lo aveva capito Niccolò, che sembrava aver già capito il nocciolo del problema, ma che aspettava comunque che fosse lui a parlarne.

Lo aveva capito anche Luchino, e forse era la cosa più dolorosa vederlo impazzire per strappargli una risata.
E disperarsi perché non ci riusciva.

Doveva parlare con loro, Nathan aveva ragione.

Non poteva sempre affrontare le cose da solo. E i Contrabbandieri erano le persone giuste a cui chiedere aiuto.

Decise di scrivergli un messaggio per poterli incontrare tutti insieme.

A: Contrabbandieri di Luchini
Bella regà... Scusatemi se sono stato distante nell'ultimo periodo. Ho avuto un po' di casini... Sono successe tante cose. Non volevo rompervi parlandovi dei miei problemi, ma ho capito che non è giusto nei vostri confronti. Se vi va possiamo beccarci domani pomeriggio al baretto per una birra, così vi spiego bene. Sì, Marti, puoi portare anche Nico.

I suoi amici risposero quasi subito

Da: Gio
Era ora che ci decidessi a dirci che ti succede zì! Ci siamo sempre noi per te, ricordatelo.

Da: Luchino
Zì, è bello sapere che hai deciso di fidarti di noi. Ricordati che siamo i tuoi fratelli, puoi sempre contare su di noi.

Da: Marti
Nicco dice che pensa di sapere cosa ti succede... Comunque per qualsiasi cosa noi siamo qua zì, non devi mai pensare di darci fastidio.

Sorrise.

Erano i migliori amici che potesse desiderare.

***

Seduti al loro solito tavolo, i Contrabbandieri e Niccolò stavano sorseggiando le loro birre.

«Dai zì, spara. Ti ascoltiamo.» disse Giovanni, ed Elia prese un bel respiro prima di iniziare a parlare.

«Sono successe tante cose nell'ultimo periodo... Cose che mi hanno fatto stare male... Una di queste, è che mio padre se n'è andato di casa.»

Vide tutti i suoi amici sbiancare. Martino, in particolare, sembrava un fantasma. Elia sapeva che gli era tornato in mente l'inferno che aveva vissuto un anno prima, quando gli era successa la stessa cosa.

Ora che ti guardo bene//ElippoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora