Capitolo 14: di piani e vittorie

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Non pensava che avrebbe funzionato.

Aveva passato tutto il pomeriggio precedente con i ragazzi ad architettare il piano perfetto.

Per l'occasione a loro si era unita anche Federica, che era già a conoscenza di tutta la storia. La ragazza conosceva Filippo meglio di loro, perciò poteva essere d'aiuto.

Nonostante il pomeriggio precedente gli fosse sembrato un piano perfetto, mentre si avviava verso casa del più grande iniziò a pensare che non lo era affatto.

C'erano un sacco di cose che potevano andare storte... Poteva dimenticarsi quello che doveva dire. Poteva inciampare e fare la figura del coglione... Oppure più semplicemente Filippo poteva decidere di non ascoltarlo.

L'ultima eventualità era di sicuro la peggiore.

No. Non doveva pensarci. Cosa aveva detto Nicco? "Se pensi positivo andrà bene, credimi. Con Marti ho fatto così, e ha funzionato."

Sinceramente non si fidava troppo di quelle parole. Se il piano di Niccolò aveva funzionato, era stato per buona parte merito della sottonaggine di Martino. La positività centrava poco.

Ma non aveva alternative.

Voleva fare pace con Filippo a tutti i costi. Gli mancava troppo, si era accorto di non riuscire proprio a stare senza di lui.

Suonò al campanello di casa Sava.

***

Il campanello suonò.

«Ele vai tu!» urlò Filippo dalla sua camera. Era intento a sistemarsi la camicia floreale che aveva scelto per la festa a cui doveva accompagnare la sorella.

«Cheppalle Filo!» la sentì sbuffare mentre si alzava per andare a vedere chi fosse alla porta.

«È per te!» disse dopo un attimo di silenzio. Filippo poteva percepire una velata perplessità nel suo tono di voce.

«Se è Dario digli che non posso scendere ora.»

Quel ragazzo era davvero pressante. Spesso Filippo se lo ritrovava sotto casa senza preavviso, e doveva fare ricorso a tutta la sua (poca) pazienza per non sbrattargli contro.

«No Filo... Non è Dario...»

Strano, pensò. Nessuno dei suoi amici era solito citofonargli senza avvisare.
Chi poteva mai essere?

Si avvicinò al citofono e lo strappò dalle mani di Eleonora.

«Chi è?»

«Filippo...»

Avrebbe riconosciuto quella voce tra miliardi.

Che ci faceva Elia sotto casa sua?

***

Eleonora non capiva.

Gli avvenimenti degli ultimi dieci minuti l'avevano lasciata davvero perplessa.

Le era già sembrato strano che Elia si presentasse sotto casa sua. Non ricordava nemmeno di avergli mai detto dove si trovasse, in realtà.

E poi aveva scoperto di non averlo effettivamente fatto. E la cosa l'aveva lasciata ancora più confusa.

«Ele... c'è Filo?» aveva chiesto il moro, la voce incerta e tesa. E lei si era immediatamente chiesta se Elia conoscesse suo fratello meglio di quanto lei pensasse. Che lei sapesse, l'unica cosa che li accomunava era l'amicizia con Martino.

Ma la cosa che più l'aveva turbata era stata la reazione del fratello quando aveva preso in mano la cornetta del citofono. Non sapeva cosa Elia gli avesse detto, ma Filippo era sbiancato di colpo. Poi aveva mollato la cornetta e si era chiuso in camera.

Ora che ti guardo bene//ElippoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora