Capitolo 9: Di Pazzia E Strani Consigli

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Non andava bene.

No, non andava assolutamente bene.

Filippo sarebbe impazzito.

Era ormai più di un mese che lui ed Elia si incontravano ogni fine settimana. A volte si trattava di semplici uscite con i Contrabbandieri e Niccolò, a cui Martino si premurava di invitarlo. Altre volte, invece, era proprio il moro a chiedergli di vedersi al Baretto, oppure al parco vicino al Kennedy.

Ormai Filippo aveva capito che Elia non aveva una situazione familiare serena. Il moro non si era mai espresso a riguardo, ma lo sguardo di sofferenza che gli rivolgeva sempre al momento di tornare a casa la diceva lunga a riguardo.

Non era però il fatto di uscire spesso con il moro a farlo impazzire. Era quello che inevitabilmente succedeva ogni volta che si vedevano.

Sembrava che il più piccolo avesse intrapreso involontariamente un gioco, che aveva il fine di fargli perdere il controllo lentamente.

Non perdeva occasione per trovare con lui un contatto fisico. Le mani grandi e calde del moro troppo spesso avevano sfiorato le sue, in un movimento che ormai appariva troppo disinvolto per essere casuale.

Non esitava mai a colpirlo affettuosamente sulle spalle, sulla schiena, sul retro del collo con una lentezza inesorabile, ben lontana dalla fretta divertita che dedicava a Gio e agli altri.

E poi c'erano le carezze distratte sul suo braccio, le ginocchia troppo spesso pericolosamente vicine alle sue, gli sforzi per sedersi accanto a lui ad ogni costo...

Filippo non capiva le intenzioni di Elia. Non riusciva a comprendere quale fosse il gioco sadico che si divertiva a fare con lui.

Sapeva solo che tutti quei contatti tra loro erano troppo frequenti e precisi per essere casuali.

***

Da un mese ormai portava avanti le sue indagini.

Non riusciva a capire come mai il biondo sobbalzasse ogni volta che lo sfiorava. Ci aveva ragionato molto, negli ultimi tempi, e non aveva trovato una risposta.

La sua investigazione era diventata lentamente un gioco che lo divertiva. Non poteva negare che la sensazione della pelle del più grande contro la sua fosse tutt'altro che spiacevole.

Si trovava davvero bene con lui. Era intelligente e maturo, ma anche leggero e divertente. Non era infantile come Luchino, ma nemmeno pesante come a volte lo era Martino. Era il connubio perfetto tra un adulto e un bambino.

Inoltre, il fatto che il biondo fosse sempre disponibile ad uscire con lui giocava decisamente a suo favore.

La situazione in casa sua era sempre peggiore.

Lui e sua madre non si parlavano mai, se non quando la donna si sentiva in dovere di rimproverarlo per un voto a detta sua troppo basso.
Il padre, invece, non tornava a casa da una settimana ormai. Elia sapeva che le cose tra i suoi genitori non andavano bene da anni, e aveva sempre sperato che un giorno uno dei due se ne andasse, per non sentirli più urlarsi contro.
Ma la situazione con sua madre era diventata insostenibile da quando lei aveva il pieno controllo della casa.

Per questo motivo, Elia preferiva passare meno tempo possibile in casa.
Tornava solo per dormire.

A volte, nemmeno per quello. A volte Giovanni, preoccupato per lo sguardo stanco e gli occhi rossi dell'amico, lo costringeva a restare da lui per la notte.
Il moro non poteva che essere grato all'amico, anche se si sentiva in colpa per il disturbo che gli arrecava.

Ultimamente, gli sembrava di essere un peso per tutti, soprattutto per i suoi amici.

Era un peso per Gio, che si ritrovava spesso a dover dividere il suo letto con lui senza sapere il motivo della sua sofferenza.

Ora che ti guardo bene//ElippoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora