Erano passati tre giorni dall'ultima volta in cui aveva visto Elia. Filippo pensava a questo mentre entrava nel parco abbandonato.
Quel piccolo parco, con le altalene rotte e un casotto pieno di graffiti, era diventato molto importante per lui negli ultimi mesi. E non solo perché le foto che aveva fatto lì gli erano valse un ottimo voto.
Quel posto era il simbolo della sua amicizia con Martino. Si ricordava benissimo la prima volta che erano stati lì insieme. Era stato il giorno in cui il rosso si era aperto con lui riguardo alle proprie emozioni, il giorno in cui per la prima volta aveva ammesso a qualcuno di essere attratto da Niccolò.
Ed era stato anche il giorno del loro primo litigio. Se lo ricordava bene, Filippo. Ricordava la rabbia nei confronti di Martino e di quello che gli aveva detto. Aveva impresso negli occhi il suo tono di scherno, quasi disprezzo, mentre specificava di non essere "come lui".
Filippo non gli aveva mai fatto una colpa di quello che aveva detto quel giorno. Non sul serio.
Non era riuscito ad arrabbiarsi davvero con quel ragazzino spaventato da sé stesso, che non voleva accettare di essere diverso dai suoi amici.Ripensando a quel giorno, non poté fare a meno di sorridere pensando a quanto il suo amico fosse cresciuto. Quel giorno, offeso dalle sue parole, il biondo gli aveva detto che non aveva il coraggio di essere se stesso. Ma si sbagliava, perché Martino il coraggio lo aveva trovato, ed era riuscito a superare quella bolla che si era costruito per proteggersi dalla realtà.
Non poteva che essere fiero di lui.
L'arrivo del rosso lo distolse improvvisamente dal flusso dei suoi pensieri.
Non sapeva perché l'amico avesse insistito tanto per vederlo. Gli aveva scritto un messaggio qualche giorno prima, senza spiegazioni. Un semplice "dobbiamo parlare".
Il rosso si sedette di fianco a lui sul ponteggio, lo stesso ponteggio dove si erano seduti mesi prima per controllare i filtri della fotocamera.
«Ciao, Martì» lo salutò allegramente Filippo. Inaspettatamente, però, l'altro rispose freddamente, con un semplice cenno della testa.
«Perché m'hai fatto venire qua?» decise di andare subito al sodo. Non era mai stato uno che girava intorno alle cose, lui. E in quel momento più che mai aveva la necessità di capire cosa tormentasse l'amico.
Martino lo guardò in un modo che non aveva mai visto prima. Sembrava quasi... Schifato?
Filippo non riusciva a capirlo.
«Io credo tu sappia benissimo che cosa ti devo dire.» il tono di voce era stizzito, quasi nervoso.
Il biondo rimase a guardarlo per un po', confuso. Non capiva cosa avesse. Non gli si era mai rivolto in quel modo prima. La cosa lo mandò nel panico. Non era bravo ad interpretare il linguaggio corporeo delle persone, né a comprendere le loro intenzioni dal tono di voce, eppure gli era chiaro che Martino fosse molto arrabbiato con lui.
«Beh... In realtà no.» rispose con tono incerto.
«Ah davvero?» la risposta fu tagliente e sarcastica «E che mi dici di Elia?»
Si sentì sprofondare.
Avrebbe dovuto immaginarlo. Avrebbe dovuto essere più discreto, più calmo. E invece si era lasciato prendere dal panico e da quello che provava guardando il ragazzo.
Sentì una fitta al petto al solo pensiero che Martino avesse compreso quello che voleva tenere come il suo piccolo segreto.
E quando pensò che se il rosso aveva capito, probabilmente anche Elia stesso si era reso conto del modo in cui lo guardava, gli mancò l'aria per un secondo.
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Ora che ti guardo bene//Elippo
Fanfiction"Tu prendi Elia, lo ammazzi di canne, lo inzuppi nel vino. Zì quello non capisce più un cazzo. Gli fai il lavaggio del cervello" Dove gli amici di Elia lo fanno ubriacare per convincerlo a paccarsi Silvia, che non ha in testa altri che Edoardo, ma...