Quando infine la porta si aprì, dopo due settimane di totale silenzio, Paul si scoprì del tutto impreparato.
Di tanto attendere, di mille immaginarie conversazioni, non gli restava che silenzio.
Fissò gli occhi sul volto teso del maggiore, sull'uniforme color cenere che ironicamente portava, sulla luna che si affacciava alla finestra, e non riuscì a dire una parole.
Chiuse il libro che stava leggendo, strofinando nervosamente il pollice contro la copertina, e cercò di inumidirsi le labbra e risvegliare quella voce che pareva ingabbiata nella gola.
"Preferisco L'opera da tre soldi"
Paul sussultò, preso alla sprovvista.
"Cosa?"
"Brecht. Ho detto che preferisco L'opera da tre soldi. Sai, Questa è la luna sopra Soho" ripeté John Lennon, con voce atona.
"Non la ho letta" rispose il tedesco, semplicemente, senza che gli venisse in mente qualcosa di più intelligente da dire.
"Ti piacerebbe, credo. La trovi nella mia libreria, ma questo forse già lo sai" commentò il maggiore, con un'occhiata sarcastica al libro che Paul stringeva tra le mani.
L'altro tossì appena, a disagio, e si limitò a posare Vita di Galileo accanto a sé, "Allora- allora credo le darò un'occhiata" mormorò, "Grazie".
John scrollò le spalle in una sorta di risposta gestuale, e sparì su per le scale.
Paul sospirò, rassegnato, e si alzò in piedi.
Non si era aspettato niente di diverso, si disse, mentre i piedi lo portavano immancabilmente tra i libri.
Gli ci vollero solo un paio di minuti per trovare nella libreria del maggiore L'opera da tre soldi: era rivestita in semplice cartone, priva di titolo, come anche Vita di Galileo, e presentava qua e là segni di usura.
Certamente era stata letta più volte, molto amata, modellata tra le mani.
In realtà, ammise Paul a se stesso, si era aspettato di più, si era aspettato che John continuasse a parlare, continuasse a fare domande, frantumasse quell'aria di vetro che pesava sui loro silenzi.
Aveva così tante cose da chiedere al maggiore, e in sua presenza non riusciva a ricordarne neanche una.
Per esempio, gli sarebbe piaciuto sapere come facesse un ufficiale delle SS a possedere libri di Brecht, scappato da Berlino la notte in cui le fiamme del Reichstag illuminavano la città quasi a giorno, libri che Hitler aveva condannato anch'essi al rogo.
Paul aveva sentito dire che Brecht era passato da una città all'altra, come un uccello senza nido, che aveva partecipato al Congresso internazionale degli scrittori antifascisti e scritto un'opera teatrale che aveva chiamato Terrore e miseria del terzo Reich.
Sapeva che era stato accusato di alto tradimento, che per questo gli era stata sottratta la cittadinanza tedesca e che probabilmente non sarebbe più tornato in Germania.
Conosceva abbastanza cose per trovare strana la passione del maggiore, e per capire il motivo che lo spingeva a nascondere quei libri nella parte più bassa della libreria, eliminandone le copertine originali.
C'era qualcosa di John che sfuggiva al suo sguardo, e che Paul cercava inutilmente di cogliere.
Si gettò sul divano, rassegnato all'idea che quello del maggiore fosse un mondo incomprensibile, e aprì il libro sulla prima pagina.
STAI LEGGENDO
𝐒𝐌𝐎𝐊𝐄 𝐁𝐄𝐍𝐄𝐀𝐓𝐇 𝐀 𝐒𝐈𝐋𝐄𝐍𝐓 𝐁𝐋𝐔𝐄 𝐒𝐊𝐘 - mclennon
Fanfiction[mclennon] Da quando era ad Auschwitz aveva visto trentasette cieli bianchi, sessantatré cieli neri e ottantacinque cieli grigi. Era il suo modo per non impazzire, guardare il cielo mutare sopra di lui, e quello era il primo cielo azzurro che avesse...