Come tutte le giornate straordinarie, anche quella iniziò nella più asfissiante e mera normalità.
Richie era di cattivo umore, cosa che ultimamente gli capitava spesso, e aveva compiuto l'abituale tragitto dal block 12 alla casa del maggiore in silenzio, cupo come una nuvola temporalesca.
Al campo le cose andavano di male in peggio, e la perenne situazione di precarietà non faceva che innervosirlo e preoccuparlo ulteriormente.
Era tutto iniziato più o meno un mese prima, quando il kapò responsabile della sua sezione, un mezzo idiota filo-nazista di nome Pete Best, era morto tifo, e se sul momento Ringo aveva allegramente pensato di rubare una bottiglia di champagne francese al maggiore e bersela fino al fondo per festeggiare, aveva avuto modo di ricredersi già dal giorno successivo.
La prima di una lunga serie di preoccupazioni era stata, logicamente, il cercare di non fare la stessa fine di Best.
Il tifo si contendeva con la malnutrizione e le SS il primato di più scrupoloso assassino di Auschwitz, e ad essere onesti, Richie non avrebbe saputo a chi consegnare il trofeo.
La malattia veniva vigliaccamente trasmessa dalla miriade di pidocchi che affollavano il campo e che, incuranti della totale assenza di peli corporei a cui aggrapparsi, si nascondevano nelle pieghe dei vestiti, tormentando i malcapitati prigionieri.E non solo loro, a quanto pareva.
A sollevare, seppur in minima parte, l'animo del polacco aveva contribuito inaspettatamente un Paul McCartney sempre più alienato e distante.
All'incirca tre settimane prima, infatti, Richie si era lamentato con lui del fatto che il maggiore avesse aggiunto ai suoi oneri tradizionali anche il bucato."Mi ha preso per la sua stramaledettissima massaia amorevole?" aveva sbottato, agitando in aria il ferro da stiro.
Paul aveva alzato appena gli occhi dal libro preso in prestito dalla libreria del maggiore e che stava studiando con devota attenzione da almeno tre mesi -il Traité sur la tolerance di Voltaire, una lettura insolita da trovare in casa di una SS- e aveva candidamente risposto "È per i pidocchi. Ne parlava ieri sera con Rudolf Höff: le donne di Birkenau che si occupavano delle divise avevano iniziato a nascondere dei pidocchi nei colletti. Sembravano piuttosto arrabbiati".
Ringo non aveva commentato, e aveva lasciato che Paul tornasse alla sua lettura a voce alta, annuendo semplicemente se l'altro iniziava a discutere con lui della modernità e dell'importanza delle tesi illuministe settecentesche.Quando però John Lennon era tornato a casa, quella sera stessa, era rimasto piuttosto interdetto nel vedersi servire da un polacco piuttosto allegro, che canticchiava a mezza voce un motivetto spaventosamente simile a "La donna è mobile".
A sventare il pericolo di contagio era stato invece il giovane Chaim, i cui occhi grandi e color cenere si erano fatti così seri che a stento vi si sarebbe potuto riconoscere un ragazzino di sedici anni.
"Una volta ho avuto i pidocchi, da piccolo" aveva confessato a Richie, sorridendo al ricordo "Per scacciarli mia madre mi sciacquava i capelli con l'aceto. Peccato che non abbia più una madre. O dei capelli. O dell'aceto" e si era passato una mano sulla testa rapata di fresco, nella vana speranza di ritrovarvi quei ricci biondi che da bambino erano stati il suo più grande orgoglio.
Il polacco se lo era stretto al petto e gli aveva baciato la fronte, pazzo di gioia per la soluzione che il ragazzo gli aveva involontariamente suggerito: da quel momento in poi Richie aveva proceduto a sfregare ogni sera le loro divise con uno straccio imbevuto dell'aceto che sottraeva, in quantità enormi e preoccupanti, dalla dispensa del maggiore.La seconda preoccupazione, strano a dirsi, era quindi che John Lennon chiedesse del condimento per l'insalata.
La terza e ultima preoccupazione, e quella era fresca di due settimane, era il nuovo kapò.
Tedesco quanto il Führer, Klaus Voorman aveva presto dimenticato di non essere altro che un prigioniero, e aveva iniziato a infastidirli nei modi più impensabili, inebriato dalla parvenza di autorità che le SS gli avevano concesso.
Solo pochi giorni prima il polacco aveva dovuto trattenere Chaim per la collottola, per impedire che finisse con un proiettile piantato in quella sua testa dura.
Il motivo di quel moto d'ira, insolito per il ragazzino, era stato un commento del nuovo kapò.
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𝐒𝐌𝐎𝐊𝐄 𝐁𝐄𝐍𝐄𝐀𝐓𝐇 𝐀 𝐒𝐈𝐋𝐄𝐍𝐓 𝐁𝐋𝐔𝐄 𝐒𝐊𝐘 - mclennon
أدب الهواة[mclennon] Da quando era ad Auschwitz aveva visto trentasette cieli bianchi, sessantatré cieli neri e ottantacinque cieli grigi. Era il suo modo per non impazzire, guardare il cielo mutare sopra di lui, e quello era il primo cielo azzurro che avesse...