12| Consapevolezza

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Dallo scontro tra Draco e Ronald, piano piano Hermione cercava di far entrare il biondo nel loro gruppo, con non poche difficoltà.
Il giorno dopo la disputa, per la prima volta il ragazzo aveva pranzato con loro ma, per colpa del cattivo atteggiamento di Ron nei suoi confronti, faceva fatica ad aprirsi e parlare durante le conversazioni.
Il rosso non faceva a meno di ricordargli ogni singolo errore, e il ragazzo si sentiva mortificato dentro, tant'è che quel giorno non ce la fece più e, proprio nel bel mezzo del pranzo, si alzò e se ne andò senza dare spiegazioni.
L'ultima cosa che aveva sentito era la voce di Ginevra che urlava contro il fratello, poi aveva girato l'angolo diretto verso la stanza delle necessità, aveva bisogno di sfogarsi senza esser visto da nessuno.
Draco passò tre volte davanti al muro e finalmente comparve l'amata porta, vi entrò e non ne uscì per un bel po'.

"Ron ma che ti prende?" disse Ginevra, mentre Hermione guardava il povero serpeverde scappare via.
"che c'è? ho solo detto la verità!" disse il rosso cercando una scusa, ma la mora non ce la faceva più del suo comportamento.
"no basta Ronald!" lo sgridò battendo la mano sul tavolo, era infuriata.
"sono passate due settimane da quel giorno e tu non la smetti di fare l'idiota!" continuò poi la ragazza, sta volta con un espressione delusa.
"lui ha chiesto scusa, perché non ti basta?" chiese sta volta Harry. Al ragazzo dispiaceva non stare dalla parte del migliore amico, ma doveva. Stava sbagliando e forse lui era l'unico che glie l'avrebbe fatto capire.
"perché? ce lo ricordiamo tutti quelli che diceva di noi? tutto quello che ha fatto, o me lo ricordo solo io?"
"certo che ce lo ricordiamo, ma siamo cresciuti e certi ricordi vanno buttati al dimenticatoio" rispose Neville, che in tutto ciò era rimasto molto calmo, ma dispiaciuto.
Il rosso si mise le mani sul viso, ed Hermione pensò che finalmente aveva capito di aver sbagliato.
"vado a parlargli" disse, facendo per alzarsi ma Hermione lo fermò.
"no fermo, vado io" e così la ragazza si alzò e corse alla ricerca di Draco. Un'impresa difficile, visto che non sapeva nemmeno da dove iniziare.

Harry guardava Ronald massacrarsi le mani, erano seduti sulle poltrone in sala comune insieme a Ginevra e Neville.
Erano passate diverse ore dall'ora di pranzo, e non avevano ricevuto notizie da Hermione, né l'avevano vista in giro con il Serpeverde.
L'intero gruppo era arrabbiato con il rosso, che dentro di sé iniziava a sentirsi in colpa.
"secondo voi tra quei due c'è qualcosa?" parlò di colpo, lasciando Harry e gli altri due scombussolati.
Harry nel profondo sapeva che poteva esserci di sicuro qualcosa tra Hermione e Draco, ancora non si sapeva cosa, ma comunque non ne avrebbe mai parlato con una persona irascibile come Ronald.
Ginevra guardò il fidanzato, non sapeva cosa rispondere nemmeno lei, e Harry intuì che anche la ragazza aveva il suo stesso pensiero.
"non credo, perché?" rispose invece Neville.
"perché altrimenti difenderlo così tanto?"
"perché è una brava persona?" disse Ginevra sarcastica, suscitando uno sghignazzo da parte di Harry, che decise di avvicinarsi a lei.
"no secondo me c'è di più..." continuò Ronald, sicuro delle sue ipotesi.
"anche se fosse?" chiese Harry.
Ronald guardò il migliore amico come se qualcuno gli avesse detto che un ragno lo avrebbe ucciso quella notte, pensò Harry, e notò che Neville stava ridendo sotto ai baffi.
"non dirmi che tu saresti d'accordo?" chiese il ragazzo sconvolto.
"non è la nostra vita, Hermione può fare quello che le pare!" si espresse Ginevra.
"ma è la mia ex ragazza!"
"appunto Ronald, ex" e i due continuarono a discutere ancora per un po', ma Harry smise di ascoltarli e iniziò a pensare ai due, preoccupandosi per la migliore amica.
Era quasi ora di cena, e di quei due non si sapeva ancora niente. Nel cuore sperava non le fosse successo nulla.

...

Hermione cercò in lungo e in largo l'amico per Hogwarts. Poi, come un fulmine a ciel sereno si ricordò dell'unico posto in cui avrebbe avuto più senso nascondersi senza esser trovati: la stanza delle necessità.
La ragazza passò davanti al muro e comparve la porta, per quanto desiderosa di entrarvi dentro non c'era bisogno di pensarci per troppo tempo.
Quando entrò l'unica cosa che sentì erano dei singhiozzi, che però si zittirono subito quando Hermione chiuse la porta dietro di sé.
"Draco?" disse, e si guardò intorno finché non lo vide seduto per terra con la testa poggiata sul cuscino del divanetto verde acqua che si creava ogni volta che i due entravano lì.
Hermione si avvicinò e notò il ragazzo asciugarsi le lacrime con la manica del maglione, era la prima volta che lo vedeva piangere per esser stato insultato da qualcuno.
Si sedette accanto a lui e gli prese le mano guardandolo, ma il biondo continuava a guardare dritto davanti a sé.
"voi stavate così male quando a farlo ero io?" sussurrò il ragazzo con la voce spezzata.
Hermione fece fatica a rispondere, entrambi sapevano la verità.
"si ma..."
"ma niente, come puoi avermi perdonato?" e finalmente il ragazzo la guardò.
I suoi occhi non erano più felici come poche settimane prima, e questo spezzò il cuore di Hermione.
"perché nel profondo del mio cuore penso che tu meriti di esser perdonato. Penso che cercare il perdono non sia da codardi, ma da persone forti" iniziò a parlare la ragazza, guardandolo dritto negli occhi il più dolcemente possibile.
"Draco, per molti anni ho pensato che tu fossi una persona debole, ma da quando hai chiesto scusa mi sono ricreduta, e ora sei una delle persone migliori che conosca. Tutti cambiano, e tu ne sei la dimostrazione" continuò, e sul volto del ragazzo finalmente comparve un sorriso, e strinse la mano della ragazza.
"sfogati, qualsiasi cosa tu abbia dentro ora, voglio che ti sfoghi con me"
Vide il ragazzo prendere tempo, Hermione non sapeva se si sarebbe veramente sfogato con lei, ma nel profondo del suo cuore lo sperava.

"io mi sento così solo..." disse finalmente Draco, ed Hermione notò che delle lacrime avevano iniziato a rigare il suo volto.
"mio padre non vuole più vedermi, siamo rimasti solo io e mia madre a sostenerci e questo mi fa malissimo" si asciugò le lacrime, ma Hermione aspettò che continuasse a parlare.
"anche se non è una brava persona, è pur sempre mio padre e gli voglio bene..." allora la ragazza fece l'unica cosa sensata: lo abbracciò, cercando di trasmettergli tutto il calore e il conforto possibile.
Hermione, troppo concentrata a capire le emozioni del ragazzo, non si era accorta di quanto i loro corpi fossero a stretto contatto.
Lei era seduta sulle gambe di lui, stringeva la testa nell'incavo del suo collo e gli accarezzava i capelli, mentre lui la stringeva per la vita e si lasciava andare in un pianto liberatorio.
Non era da lei avere questo tipo di effusioni con qualcuno e si sentiva in imbarazzo, ma notò che il biondo non la pensava allo stesso modo, visto che continuava a stringerla a sé e non aveva intenzione di lasciarla andare.
Però Hermione sentiva che con lui riusciva a stare a suo agio, in qualsiasi situazione si trovasse, e per lei era una cosa nuova.

Hermione sentì finalmente il ragazzo calmarsi e tornare a respirare normale, si staccò leggermente dalla ragazza e lo guardò negli occhi, sorridendogli.
"sono contenta che tu ti sia sfogato" sussurrò Hermione, e Draco sorrise a sua volta.
"grazie Hermione"

Draco la guardò, lei era sopra di lui e il suo unico pensiero in quel momento era guardarla nei minimi dettagli.
Era bellissima, perfetta.
Non avrebbe voluto essere in nessun altro posto, se non lì e con lei in quel preciso istante.
Nel suo cuore il ragazzo finalmente riuscì ad aprire gli occhi sui suoi sentimenti: stava iniziando a provare qualcosa per la ragazza, e ne era più che certo.

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