Capitolo 3

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I casting per la parte di "Abigail Monroe" erano aperti a tutti. America aveva deciso di organizzare il tutto al Chinese Theatre, lo trovava abbastanza elegante. Insieme a lei c'erano Chris, Robert e Chloe. Doveva essere America a decidere, ma gli altri mettevano il loro contributo. Aveva già assunto tutta la troupe e aspettava solo la ragazza. Chris e Robert si conoscevano da un po' di tempo, dal primo film di una saga ed erano d'accordo su molte cose, specialmente sul caratteraccio di America. In fondo lei era una donna stupenda; se avesse messo da parte l'orgoglio sarebbe diventata dolce e sensibile, ma purtroppo non l'avrebbe mai fatto.
La prima ragazza si presentò sul palco con dei fogli in mano e un sorriso. <<Buongiorno a tutti, mi chiamo Bonnie e farò il provino per la parte di Abigail Monroe.>> la ragazza iniziò a recitare colpendo tre dei giudici.
America non era soddisfatta, non lo era mai.
<<Ti interrompo subito, Bonnie. Devi lavorare un po' di più sulla tua espressione facciale e sul linguaggio del corpo. Ti faremo sapere.>> fece scattare il pulsante della penna e mise una croce sul nome Bonnie Andrews.
La ragazza andò via sconsolata e i tre rivolsero ad America un'occhiata interrogativa. Chloe non si sarebbe mai permessa di contraddirla, ci teneva al suo posto di lavoro e andare contro ad una come America Hudson era come buttarsi da una scogliera: mortale.
Entrò una seconda ragazza, un po' bassa e riccia. Indossava un bel vestito giallo che contrastava con la sua pelle olivastra. <<Buongiorno, sono Isabella e farò il provino per la parte di Abigail.>>
Le ragazze che entravano lì erano tutte così solari, così convinte che America si sarebbe accontentata di una ragazza qualunque anziché di un'attrice professionista. Ai provini le sarebbe piaciuto avere qualcuno come Charlize Theron, Margot Robbie o Rosemund Pike. Guardando tutte quelle ragazzine alle prime armi le veniva in mente la piccola America che aspirava a diventare una celebrità di Hollywood, e c'era riuscita, ma prima ci volle molto impegno e abnegazione. Inizialmente era solo una comparsa nei vari cortometraggi ma poi, quando mise da parte abbastanza soldi, produsse un film tutto suo che ebbe un successo stellare. Si sentiva come Charlie Chaplin, all'inizio faceva il comico nei teatri, ma poi divenne uno dei registi più famosi del mondo. Ricordava il film "Charlot", interpretato proprio da Robert, l'aveva fatta commuovere parecchio. In seguito comprò una casa a Hollywood Hills e, come le disse Leonardo Di Caprio:

"La cosa più importante in questa città, quando fai dei soldi, è comprarti una casa. Casa a Hollywood vuol dire che vivi qui; non sei solo in visita, non sei di passaggio, qui, cazzo, ci vivi."

Questa perla di saggezza aveva accompagnato America per anni. Ormai aveva una casa, un marito e un lavoro che amava.
<<Hey, dolcezza?>> Robert la risvegliò dalla sua trance momentanea e lei lo guardò. <<Sì, sì ci sono.>> farfugliò.
Non aveva ascoltato una parola di quello che aveva detto la ragazza, ma andò sul sicuro.
<<Ti faremo sapere.>> le sorrise e lei andò via saltellando, sicura che le avrebbero dato la parte. In seguito America mise un'altra croce sul nome della ragazzina, distruggendo sogni e buoni propositi.
Robert richiamò la sua attenzione mentre Chris chiacchierava con Chloe in attesa della prossima fanciulla.
<<Tutto bene?>> chiese preoccupato.
<<Sto bene, Downey, non si scaldi troppo.>> rispose fulminea.
In quel momento entrò una donna che America riconobbe subito, aveva recitato in altri suoi film ed era sicura che l'avrebbe presa senza batter ciglio. <<Jennifer Lawrence.>> sorrise America vedendola ormai bionda.
<<Ciao, America, ne è passato di tempo.>> ridacchiò.
Jennifer aveva lavorato con Liam nella saga di "The Hunger Games", di conseguenza si erano conosciute.
<<Ciao, Chris.>> salutò lei e il biondo non tardò a ricambiare. Jennifer iniziò a recitare e finalmente America si convinse nel dare a lei la parte di Abigail Monroe.
<<Va bene, basta così, Jennifer. Sei stata grandiosa, la parte è tua.>> applaudì e gli altri tre la seguirono a ruota.
La donna scese dal palco per stringere la mano alla regista e si scambiarono addirittura un abbraccio.
Era tutto pronto: il cast c'era, idem la troupe. Il set sarebbe stato allestito in massimo tre giorni. Mentre Chris dava consigli a Jennifer e Chloe rispondeva alle telefonate di America, lei rimase a parlare con Robert. <<Lei è andata a scuola di cinema?>> chiese curioso. Non riusciva a capacitarsi del fatto che lei riconoscesse un talento a vista d'occhio.
<<Fecero la stessa domanda a Quentin Tarantino, lui rispose che era solamente andato al cinema. E mi sento in dovere di darle la stessa risposta.>> ammiccò raccattando tutta la sua roba. Ripose nella borsa il suo fidato taccuino e mise gli occhiali da sole, pronta per tornare a casa.
<<Signorina Hudson, è Mr. Cameron.>> Chloe le porse il telefono e lei rispose al suo vecchio e fidato James.
<<James, quanto tempo! Cerchi consigli per il sequel di "Titanic"? Sprizzo idee da tutti i pori.>> scherzò lei.
Oggi era abbastanza allegra, considerato che di solito era cupa, come se una nuvola grigia carica di pioggia la seguisse ovunque.
<<Il protagonista è morto. A meno che Jack non abbia le branche, dubito che sia sopravvissuto.>> ridacchiò il vecchietto. Per un po' Cameron era stato il mentore di America, questo prima che diventasse una regista di cotanta fama. Non si sentivano da un po' e lei adorava fare quattro chiacchiere con quell'uomo meraviglioso.
<<Hai trovato nuove idee?>>
<<Sì, ho avuto un lampo di genio e inizieremo a registrare tra qualche giorno. Ti piacerebbe assistere?>> domandò lei uscendo dal teatro. La luce del sole l'accecò, nonostante indossasse gli occhiali da sole.
<<Mi piacerebbe molto, chi hai assunto?>>
Il più grande pregio di Cameron, se non il suo più grande difetto, era la curiosità.
<<Downey. Te lo ricordi, no?>> si guardò attorno vedendo le macchine sfrecciare sotto il sole di Los Angeles. Quella città l'aveva sempre affascinata, di notte era ancora più bella. Dicono che tutto da vicino sembri più brutto, ma non Los Angeles.
Sentendo il nome di Robert, il vecchio Cameron non poté fare a meno che mettere in guardia la donna. <<Hai voglia di scherzare?>> lei non capiva il motivo del suo repentino cambio d'umore.
<<Sai che non scherzo mai.>> commentò.
<<È stato in prigione per possesso di droga ed effrazione. Vuoi davvero lavorare con quel criminale?>>
Un'altra cosa che faceva infuriare America era la poca fiducia che la gente riponeva in lei. Aveva scelto Robert per un motivo, lei sapeva a cosa andava in contro e nonostante tutto voleva lui nel suo film. <<Si è ripulito e adesso fa solo il suo lavoro. Non cominciare a farmi la predica, non sono più una ragazzina e tu non sei mio padre, per quanto ne so.>> si adirò lei. La situazione stava degenerando e voleva chiudere il discorso per evitare ulteriori litigi.
<<Fai come ritieni opportuno, non voglio che vieni a lamentarti da me quando scoprirai la vera natura del diavolo.>> dopodiché riattaccò.
<<Ma ti prego...>> borbottò lei infastidita.
Non aveva motivo di arrabbiarsi così, non era un problema suo se in fondo la regista era sicura della sua scelta. Eppure Cameron si era affezionato a quella piccola peste, non ne combinava mai una giusta da ragazzina e adesso sembrava sapere tutto di tutti.
Salutò i ragazzi e decise che era meglio tornare a casa. Il suo autista, Kevin, la stava aspettando. <<Buongiorno, signorina, com'è andata oggi?>> chiese cordialmente aprendole lo sportello della macchina.
<<Molto bene, grazie.>>
In tragitto lo passò in silenzio, non aveva nemmeno intenzione di ascoltare la musica. Sentì il suo telefono emettere un suono: le era appena arrivato un messaggio. Era un numero sconosciuto, ma appena lesse il testo capì subito chi fosse.

"Chris è stato così gentile da volermi dare il suo numero. Bizzarro, no? Non vedo l'ora di farle vedere quanto sono bravo a recitare. Ci vediamo, America".

La irritava parecchio quell'uomo, non aveva alcun rispetto per le sue scelte. In quei giorni le aveva detto più di cento volte di chiamarla Mrs. Hudson, ma era come se da un orecchio gli entrasse e dall'altro gli uscisse.

𝑃𝑙𝑎𝑦𝑑𝑎𝑡𝑒 𝑤𝑖𝑡ℎ 𝐷𝑒𝑠𝑡𝑖𝑛𝑦 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora