Capitolo 23

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Era passata una settimana e di Robert nemmeno l'ombra. Ormai America aveva perso le speranze, rendendosi conto che forse era destinata ad una vita di solitudine e rammarico.
Come ogni mattina prese la sua pillola in un bicchier d'acqua e subito dopo andò a fare colazione. Aveva preso altri tre kili, raggiungendo un peso perfetto quando prima sembrava un bastone di legno. Avrebbe dovuto partecipare ad una conferenza con altri registi del suo calibro ma non aveva affatto voglia di schiodare da casa. Purtroppo per lei, era obbligata.
Decise diversamente dalle altre volte: indossò un tailleur bianco e lasciò che i capelli sciolti ricadessero morbidi sulle sue spalle. Salì a bordo della sua Maserati bianca e inforcò gli occhiali da sole, raggiungendo a tutta velocità il padiglione nel quale si sarebbe tenuta la conferenza.
Il vento iniziò a scompigliarle i capelli, ponendo fine alla sua allisciatura perfetta. <<Maledizione! Ecco perché lego sempre i capelli.>> borbottò.
Si fermò al semaforo, aspettando che diventasse verde. Davanti a lei c'era una distesa infinita di macchine, facendola innervosire. <<Quando odio rimanere imbottigliata nel traffico! No, America, mantieni un atteggiamento positivo. Prova a vedere il bicchiere mezzo pieno, quando tutto il mondo sa che in realtà è mezzo vuoto.>> farfugliò tra sé e sé.
Quelle pillole le provocavano anche un disturbo alimentare: ogni volta che provava a mangiare qualcosa riusciva a vomitarla in meno di un minuto. Aveva trovato il modo di mangiare senza vomitare, cioè nutrirsi tre ore dopo aver preso la pillola.
<<Quel mentecatto avrebbe dovuto aggiungere un altro effetto collaterale alle sue pillole di merda: "mancato appetito" o "vomito frenetico". Perché sono circondata da squilibrati, incompetenti e sciroccati?>> strillò più a se stessa che agli autisti.
Chiunque avrebbe potuto pensare che fosse pazza vedendola farneticare da sola in macchina. Fortunatamente per lei, ogni macchina è insonorizzata. Anche volendo, nessuno l'avrebbe sentita lamentarsi.
Lasciò la sua auto al parcheggiatore, porgendogli le chiavi. <<Se trovo un graffio o un'ammaccatura, giuro su Dio che ti spedisco sotto terra.>> afferrò la borsa e si incamminò verso l'ingresso. Il ragazzo, spaventato, fece mille manovre pur di non graffiare l'auto della regista.
America varcò la soglia dell'ingresso, notando giornalisti schierati a destra e a manca con il solo intento di raccogliere notizie utili. La sicurezza la scortò fino al palchetto, impedendo che potessero assalirla. La regista salutò tutti i suoi colleghi e amici, li conosceva uno per uno.
Erano tutti seduti su un lungo tavolo, chiacchierando tra loro. Riconobbe Quentin Tarantino, James Cameron, Steven Spielberg, Tim Burton, Martin Scorsese e Woody Allen, messi tutti quanti in fila.
<<Buongiorno a tutti, scansafatiche.>> salutò lei togliendosi gli occhiali e riponendoli nella borsetta.
La salutarono tutti gentilmente, a parte Scorsese che con lei aveva un rapporto tutto fuorché rosa e fiori.
James Cameron la raggiunse, mettendole una mano sulla spalla. <<Tutto bene?>> chiese vedendola un po' assonnata.
<<Sto bene.>> prese un bicchiere e ne versò l'acqua della piccola bottiglia che le avevano dato all'ingresso, insieme al pass.
<<Inizi la conferenza.>> annunciò Adam, l'addetto.
Subito i giornalisti alzarono le mani, scatenando un brusio che non poteva essere placato subito.
Agli effetti collaterali di quelle pillole, America avrebbe voluto aggiungere anche "dolore lancinante alle tempie". Estrasse dalla borsa i suoi occhiali da sole e li indossò, indifferente.
<<Il pubblico vuole vedere sempre gli stessi film: bisogna deluderlo, sennò non si farebbe nulla di interessante nell'arte.>> rispose Allen ad una domanda che gli era stata posta poco prima.
<<Una cosa che non capisco è che i frequentatori di cinema medi americani non riescano a guardare un film per tre ore, tuttavia guardano uno stupido, noioso, orribile gioco di football. Ora, quella è noia al livello più colossale.>> esclamò Quentin contrariato più che mai.
<<Mrs. Hudson, una domanda, la prego.>> urlò una di loro.
<<Certo, dica pure.>>
Calò il silenzio, nessuno osava parlare quando America era interpellata. <<Chi porterà alla première del suo nuovo film?>> chiese la donna in mezzo alla folla.
America sbuffò. <<Credevo che fossero ammesse solamente domande sul futuro del cinema. Non risponderò ad alcuna domanda personale, è meglio che lo dica in anticipo.>> disse al piccolo microfono poggiato sul tavolo.
<<Cosa accadrà ora che i film sui supereroi hanno preso campo così velocemente?>> chiese un altro di loro.
A questa domanda rispose Scorsese.
<<Ecco che comincia.>> borbottò America, sapendo quanto Martin odiasse quel genere cinematografico.
<<Devo dire che, con l'ultimo film prodotto dai Marvel Studios, c'è un notevole aumento degli ascolti.>> iniziò. <<I Marvel Studios stanno tentando di monopolizzare il mercato.>> strillò e tutti applaudirono.
Al che America si avvicinò al suo microfono. <<Oh, caro Martin, tutta invidia la tua?>> si mise una mano al petto con fare teatrale. <<Scusa se i tuoi film non li guarda nessuno, scusa tanto se sono leggermente antiquati. Apprezzo che Quentin si sia dato una sistemata con il film "C'era una volta... A Hollywood", riducendo le scene cruente.>> guardò Tarantino che le sorrise, ringraziandola.
<<Ma tu, caro mio, sei rimasto nel ventesimo secolo. Come tutti noi.>> rivolse il suo sguardo ad uno ad uno tutti i registi. <<I nostri film sono per un certo tipo di pubblico: gli adulti, e anche qualche adolescente con dei seri problemi di autostima. Dobbiamo produrre film che si rivolgano a un pubblico più giovanile, come fa Tim.>>
In quel momento Martin si ammutolì, capendo che il pubblico era totalmente dalla parte di America. <<Quindi io appoggio totalmente le idee dei Marvel Studios. Loro sanno trattare un pubblico giovane ma allo stesso tempo anche un paio di adulti. I supereroi piacciono a tutti, no?>> ridacchiò lei sentendosi presa in causa.
Lei amava ogni genere di film, se fatto bene. Riusciva anche a commuoversi davanti a un buon film.
<<Be', dato che mi sono messa in ridicolo in diretta nazionale... tanto vale scoprire le carte.>> si alzò mettendosi di fronte la telecamera, togliendosi gli occhiali da sole.
<<Robert, so che sei in ascolto. Non chiedermi come lo so, lo so e basta.>> disse. <<Voglio chiederti scusa per come ti ho trattato, e devi crederci perché mi sto mettendo in imbarazzo di fronte a milioni di spettatori. Ho capito di amarti, e forse sono davvero menefreghista e arrogante, ma per me ci sei solo tu adesso. Ti amo e... ho sbagliato, ti chiedo scusa.>>
Calò il silenzio, che fu subito interrotto da un applauso scatenato da Quentin che fu seguito da tutti, perfino da Martin. Lei fece un sorriso di circostanza e tornò a sedersi, continuando a rispondere alle domande.
Un uomo in mezzo alla folla alzò la mano. <<Cosa direbbe se anche lui ricambiasse il suo amore?>> chiese l'uomo che America non riuscì ad identificare.
<<Non voglio più respingerlo. Voglio mettere da parte il mio orgoglio e rinunciare ad essere quella che sono per essere disposta ad amarlo.>>
America aveva promesso di non rispondere a domande personali, ma questo fu il primo passo per una donna nuova, una donna migliore.
L'uomo uscì dalla folla, rivelandosi effettivamente Robert. <<Dici sul serio? Saresti disposta ad amarmi?>> chiese salendo sul parco.
America era incredula, allibita dalla sua messa in scena. Si alzò, ponendosi davanti a lui. Robert le prese le mani, guardandola negli occhi. <<So di essere un vecchio trombone altezzoso, ma tu riesci sempre a trovare il granello di zucchero nella saliera che sono io.>> abbassò lo sguardo, guardandosi le scarpe.
L'attore le alzò il mento con due dita. <<Tu mi piaci così come sei. Ti amo proprio perché sei tu, e non posso fare a meno di te. Questi giorni sono stati strazianti senza la tua presenza.>>
La regista lo abbracciò. <<Mi ameresti anche se ti dicessi che soffro di un disturbo di personalità multipla?>> chiese facendo scendere le lacrime sulle sue guance.
<<Hai già tutti i difetti di questo mondo, uno in più non mi tange.>> ridacchiò asciugandole le lacrime.
Lei rise e gli diede un leggero pugno sulla spalla. <<Sei uno stronzo.>> sorrise.
<<Voglio che cambi solo una cosa, America.>> le disse serio.
<<Cosa?>>
<<Il tuo senso di superiorità deve sparire.>>
Lei ci pensò per qualche secondo. Era disposta a farlo per lui? Sì. Lo voleva.
<<Mi stai chiedendo di fare un enorme sacrificio.>>
Robert abbassò lo sguardo, capendo di non avere speranze.
<<Ma lo farò, perché ti amo.>> sorrise prendogli la mano.
<<Vorresti essere la mia fidanzata? O devo chiedertelo ufficialmente con l'anello, i fiori e l'orchestra?>>
Lei scosse la testa ridacchiando. <<Sì, sì che lo voglio.>>
La sala scoppiò in un applauso collettivo, insieme a fischi, urla di gioia ed esulti.
<<Credi che dureremo abbastanza?>>
<<Oh, lo spero proprio.>>
Robert le prese il viso fra le mani e fece scontrare le loro labbra in un bacio tutto fuorché casto. Immediatamente si trasformò in qualcosa di passionale poiché quel bacio narrava l'amore che America provava per lui fin da quando era una ragazza e l'amore che Robert provava per lei da quando l'aveva incontrata la prima volta.
Da quando Robert era entrato nella vita di America, lei era diventata una donna diversa, riusciva ad amare e lui ne era la prova. Era grata di averlo conosciuto e tutto grazie al cinema, che regala emozioni e ovazioni.
Riusciremo a ricordare il mondo attraverso il cinema e riusciremo a ricordare che America Hudson ha iniziato ad amare.


Spazio me:
FINALMENTE OOOOH
Lo che mi amate. La storia sta finendo e "Tuo per sempre" è in cantiere mentre perfeziono il capitolo diciassette 🥺👍🏻

𝑃𝑙𝑎𝑦𝑑𝑎𝑡𝑒 𝑤𝑖𝑡ℎ 𝐷𝑒𝑠𝑡𝑖𝑛𝑦 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora