Capitolo 21

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<<Sì, li rivoglio tutti. Mi hai sentito bene, razza di idiota!>>
Sono passati tre giorni da quando America aveva dato il due di picche a Robert, e tre giorni da quando Liam aveva distrutto la stanza segreta della regista.
<<Non mi sono preoccupato di rubarteli, li ho semplicemente buttati.>> esclamò il marito di America, in procinto di diventare ex.
Alla donna venne un infarto quando sentì quella frase. Non avrebbe mai immaginato che Liam sarebbe mai stato capace di una cosa simile.
<<Molti di quei film avevano la versione estesa con il commento del regista e le bloopers. Ti rendi conto di cos'hai fatto?>>
America iniziò a pensare che avrebbe dovuto ricomprarli tutti e chiedere a Spielberg la versione estesa di "Lo Squalo".
<<Hai una montagna di soldi, non dovrebbe essere un problema per te comprarli di nuovo.>> le disse indifferente.
America si schiaffeggiò la fronte, esasperata dall'ignoranza di Liam. <<Non si tratta dei soldi, il gesto che hai fatto è imperdonabile.>> si gettò di forza sul divano, pensando a quanto avrebbe voluto strangolarlo per il gesto ignobile, infantile.
<<Ho del lavoro. Discuteremo più avanti sul divorzio.>> poi lui terminò la telefonata.
Secondo Liam, il giudice avrebbe diviso i beni di America a lui, ma si sbagliava. America non doveva niente a nessuno, avrebbe potuto ottenere il mantenimento dal marito con un paio di occhi dolci e qualche lacrima di coccodrillo. In più America aveva insistito affinché Liam firmasse un accordo prematrimoniale, dunque era a cavallo.
La donna telefonò all'impresa dalla quale aveva acquistato tutti i suoi dvd tempo fa. <<Salve, sono America Hudson, di sicuro si ricorda di me.>>
America disse così perché solo lei aveva ordinato più di cinquecento film sigillati nelle loro custodie. Un ordine così non avrebbe potuto farlo nessuno se non lei.
<<Oh, salve, Mrs. Hudson. Che posso fare per lei?>>
<<Volevo sapere se aveva registrato il mio ordine del 2006, più gli altri degli anni successivi.>> si massaggiò le tempie, esausta dalla situazione.
Non faceva che pensare a Robert da tre giorni, piangeva tutte le sere e lui si rifiutava di risponderle al cellulare. In fondo se lo meritava, lo pensavano entrambi. Non era da lei ma aveva già messo su due kili di troppo, mangiando da nervoso dopo quello che aveva combinato. Però America sapeva mascherare bene il dolore, l'aveva sempre fatto in un certo senso.
<<Sì, signorina. Ha bisogno della ricevuta?>>
<<In realtà ho intenzione rifare l'ordine.>>
La donna, dall'altro capo del telefono, credette di aver sentito male. <<Come, prego?>>
<<Ha sentito benissimo. Entro una settimana voglio tutti i dvd qui a casa mia, sistemati negli scaffali, rigorosamente in ordine. Sono stata sufficientemente chiara?>> chiese retoricamente.
Quando usava quel tono nessuno osava dirle di no.
<<È stata cristallina, Mrs. Hudson. Manderò degli addetti a sistemarli personalmente.>> sorrise la donna, contenta dell'ordine da più di diecimila dollari.
<<Bene, buona giornata.>> America chiuse la chiamata e ne sentì arrivare subito un'altra dal telefono di casa.
Si affrettò a raggiungerlo e rispose subito. <<Hudson. Chi parla?>>
<<America, sono io Elsa. È mai possibile che vengo a sapere della tua separazione con Liam da una rivista?>>
Altri problemi. Quel giorno America non avrebbe potuto fare altro che risolvere la sua valanga di problemi.
<<È stato uno stronzo, l'ho cacciato via di casa e se osa tornare me lo mangio per colazione.>> digrignò la mascella.
<<Che cos'ha fatto? La rivista non ne parla chiaramente ma dice che avete litigato di brutto e che ora lui vive in una camera d'albergo.>>
America ridacchiò. Pensava che sarebbe andato a vivere in un bugigattolo, mangiando minestre in scatola per il resto della sua vita. Ma a quanto pare Liam guadagnava fin troppo bene facendo l'attore.
<<È sempre stato freddo e ora ne capisco il motivo: non mi ha mai amata. Però non capisco perché sia rimasto con me nonostante non provasse niente nei miei confronti. Oh, in più si scopava Jennifer Lawrence. Da sei anni.>>
America si sedette sul divano, contemplando il meraviglioso porta bon-bon di cristallo, prendendo una caramellina.
<<Ci sono tanti fattori. Non voglio difenderlo, perché quello che ha fatto è imperdonabile: tradire la propria moglie. Potrebbe averlo fatto per la sua immagine o per i soldi, anche se lui non guadagna affatto male, per quanto ne so. Grazie a Dio avete l'accordo prematrimoniale e, nonostante lui sia mio cognato, non merita neanche un centesimo.>>
<<L'amore è tutta una stronzata.>> sbuffò.
<<Non è così, America.>>
La regista si distese sul divano, togliendosi l'enorme paio di occhiali da vista. <<Per te è facile parlare. Chris ti ama sul serio e non fa che ripetermelo da quando andavamo al college.>>
Elsa sorrise pensando che la sua vita fosse perfetta con Chris e i suoi figli, ma un po' si dispiacque per America. Lei era la classica donna che aveva tutto ma non aveva niente. Possedeva macchine, gioielli e abiti di ogni genere. Ma non aveva una famiglia vera e propria.
<<Ho fatto una cavolata con Robert.>> iniziò.
A Elsa si illuminarono gli occhi, pensando che finalmente la sua coppia preferita si stava realizzando. <<Che cosa?>>
<<Voleva baciarmi ma l'ho respinto. Mi ha dato della menefreghista e ha detto che il bene più prezioso che ho è me stessa. In realtà ha ragione, ma io lo rivoglio nella mia vita. Ho bisogno di essere amata.>> si lamentò.
<<Perché non vai da lui?>>
<<Ci ho già provato. Non vuole aprirmi la porta, né rispondere al telefono. Mi odia proprio a morte.>>
Elsa sospirò. <<Succedono tutte a te, America. Mi chiedo come tu faccia a cacciarti sempre in queste situazioni.>>
<<Benvenuta nel club, abbiamo le tessere e l'area VIP.>> commentò sarcasticamente.
<<Magari ha solo bisogno del suo tempo. Lascia che passi almeno una settimana, vedrai che le cose si aggiusteranno.>>
Il telefono di America squillò nuovamente, così dovette lasciare Elsa e rispondere al suo telefono cellulare. Lesse il nome del mittente: Dottor Isac.
Non prometteva affatto nulla di buono.
<<Dottore, ho seguito il suo consiglio, lo sa? Ora mio marito ha distrutto tutti i miei dvd, Robert non vuole vedermi e sono ingrassata di due kili. Giuro che non la pago questa volta!>> ringhiò.
Il dottore, estremamente preoccupato dall'atteggiamento di America, prese in mano la sua cartella clinica. <<Ho bisogno che raggiunga il mio studio immediatamente.>>
America, più preoccupata di Isac, prese la macchina e raggiunse la clinica in pochi minuti senza replicare.
Aveva sempre avuto il sospetto che fosse pazza, e forse era arrivato il momento che anche il suo dottore lo confermasse.
Salutò Annah e bussò alla porta dello studio. Dopo che il dottore acconsentì, lei entrò senza proferire parola.
Si sedette sul divanetto di fronte a lui e lo guardò nervosamente. <<Mi dice cosa succede?>>
Il dottor Isac inforcò gli occhiali da vista e prese la cartella clinica di America Hudson. <<Abbiamo avuto molte sedute, molte delle quali trascorse a parlare del suo problema. Ho riscontrato che lei è affetta da una rara patologia chiamata "disturbo da personalità multipla".>> disse tranquillamente lui, non staccando un solo attimo lo sguardo dai documenti.
America spalancò gli occhi. <<Significa che sono pazza? Mi metterete la camicia di forza e mi rinchiuderete in una stanza imbottita cosicché non possa sbattermi la testa al muro e morire dissanguata?>> chiese.
Il dottore trattenne una risata per rimanere serio.
<<No, ma dovrà prendere queste pillole ogni sei ore. Placheranno "l'altra".>> il dottore le porse un barattolino contenente delle pillole rosa.
<<Anche nel cuore della notte?>>
<<Sopratutto di notte. Potrebbe risvegliare quel suo lato indesiderato e compiere azioni delle quali non avrà ricordi il mattino dopo.>>
La situazione stava degenerando. America aveva sempre pensato di avere qualcosa che non andava, ma non avrebbe mai pensato a un disturbo da personalità multipla.
<<Quando capirò che sono io e non il mio alter ego?>> chiese prendendo la prima pillola, bevendo un sorso d'acqua dal bicchiere che le fu dato dal dottore poco prima.
<<Non è in grado di capirlo. Vede, ho fatto alcune analisi e lei è lei quando ha un atteggiamento del tutto irriverente nei confronti degli altri. È scostante e, se non oso troppo, malefica. Avevo intenzione di ricoverarla ai primi sintomi di gentilezza, ma a quanto pare è saltata fuori questa doppia personalità.>> ridacchiò lui togliendosi gli occhiali, passandosi una mano sul viso.
America non capì più niente in quel momento, pensò di ritrovarsi intrappolata in un mondo parallelo, o in uno dei film di Martin Scorsese. Si sentiva in uno di quei lungometraggi per pazzoidi, come Fight Club.
<<E il mio alter ego? Sarebbe il mio opposto?>>
<<Mi sono preso la libertà di darle un nome: "Hope", speranza. Credo che lei rappresenti la speranza di una nuova America, magari più gentile. Le pillole riducono i sintomi ma può lavorare su se stessa e cercare di essere gentile con il prossimo.>> gesticolò.
America scoppiò a ridere per l'enormità di scemenze che stava dicendo il dottore.
<<Vorrebbe che salutassi con uno smagliante sorriso tutti quelli che incontro? Vuole che aiuti le vecchiette ad attraversare la strada ed essere la ragazza della porta accanto? Lei ha battuto la testa, non resto qui un secondo di più.>> scosse la testa in segno di negazione, uscendo dallo studio.
<<Le consiglio di non guidare quando è sotto l'effetto del farmaco.>> urlò lui prima che America potesse uscire.
Estrasse dalla borsa la scatolina e lesse gli effetti collaterali. <<Allucinazioni, nausea, perdite di memoria, narcolessia articolare... ma fottiti!>> mormorò entrando in auto.
Tornò a casa e si stese sul divano. Aveva intenzione di iniziare a lavorare su se stessa, provando a piacere agli altri e rimediare con Robert. Aveva capito troppo tardi di essersi innamorata di lui ma non faceva altro che pensarci. Doveva fare qualcosa prima che fosse troppo tardi.

𝑃𝑙𝑎𝑦𝑑𝑎𝑡𝑒 𝑤𝑖𝑡ℎ 𝐷𝑒𝑠𝑡𝑖𝑛𝑦 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora