"Your face is like a song.
Your sweet eyes whisper,
And I want to sing along.
Your features are in tune.
Let's sing together,
And turn every month to June.
Your face hums makes me a happy fella,
No more singing a capella,
No longer lonely,
Loving you only.
Your lips with mine will rhyme.
And when they touch me,
It's a symphony divine.
Your cheeks your ears your hair.
Weave me a melody,
A melody so rare.
Your face hums makes me a happy fella,
No more singing a capella,
No longer lonely,
Loving you only."Robert amava suonare il pianoforte, aveva questa piccola passione che aveva sviluppato negli anni. Le sue dita scivolavano armoniosamente lungo i tasti, creando la sinfonia perfetta che solo lui poteva apprezzare perché ne capiva appieno il significato.
Riceveva continuamente chiamate da parte di America ma si sentiva troppo ferito nell'orgoglio per risponderle. Nessuna donna l'aveva mai rifiutato, ma lei l'aveva fatto, più di una volta. Era come se il suo piccolo universo si fosse distrutto, aveva perso il suo charme e la sua sicurezza interiore.
Per lui, America era semplicemente un'ipocrita che non meritava amore nemmeno dalla più piccola forma di vita, pluricellulare o monocellulare che fosse. Purtroppo per lui, l'amava e questo non poteva assolutamente cambiarlo.
Mentre lei distruggeva la sua sanità mentale con quelle pillole, lui stava lì a distruggersi l'anima e il cuore per lei. Pur di non cadere di nuovo nelle vecchie abitudini, aveva ricominciato a suonare. Purtroppo c'era qualcosa, proveniente dal bagno, che lo chiamava ma doveva essere forte e resistere alla tentazione. Per distrarsi, chiuse l'opercolo della tastiera e si alzò dal seggiolino, alla ricerca del suo secondo hobby: la pittura.
Raggiunse lo sgabuzzino ove teneva ripose tutte le sue tempere a olio, i pennelli e le tele sulle quali dipingere. Prese la tela sottobraccio e sollevò da terra uno scatolone impolverato contenente le tempere. Portò tutto in soggiorno, posizionando il piedistallo e riponendoci sopra il futuro dipinto ancora bianco immacolato. Scelse proprio il soggiorno per godere della meravigliosa vista di Los Angeles dalla vetrata davanti a sé, e magari trovare ispirazione.
Prese tutti i suoi colori e ne versò un po' sulla tavolozza già macchiata di rosso, giallo, blu e di tutte le colorazioni possibili e immaginabili. Afferrò un pennello, tenendolo tra le dita, lo intinse nel colore e iniziò a fare uno schizzo. La sua mente viaggiava in quel momento, non pensava effettivamente a cosa stava dipingendo, bensì a quanto stava in pace con se stesso nell'attimo in cui passò una punta di colore sulla tela. Quel pennello creava linee colorate, formando un insieme che sarebbe subito diventato qualcosa di più concreto, una volta ridefiniti i dettagli.
Era come se Robert stesse intingendo il pennello nella sua anima e la stesse raffigurando come meglio la credeva.
"Il cuore di un uomo è molto simile al mare: ha le sue tempeste, le sue maree, e nelle sue profondità ha anche le sue perle."
Cosa poteva esserci nella testa di Robert in quel momento se non la donna che amava? Aveva dipinto molte volte il viso di Miranda, nelle sue diverse espressioni e sfumature. Questa volta aveva dipinto un'altra donna, la donna che l'aveva fatto dannare ma allo stesso tempo sbriciolare nella pazzia dell'amore. Per lei provava qualcosa che non si era in grado di raccontare, dipingere o filmare. C'erano tante arti in grado di poter descrivere qualsiasi cosa, ma nessuna in grado di descrivere quello che Robert provava per America.
Lentamente il viso di America stava prendendo forma su quella tela. A lui non serviva di certo averla lì davanti a sé per ricordare i suoi lineamenti. Aveva inciso nella sua mente, nella sua anima e nel suo cuore ogni armonioso particolare della donna, e lo rendeva fiero di essere così pazzo di lei.
Le ore passavano. Robert stava finendo il suo dipinto e lo avrebbe regalato proprio a lei. Non si sa come, ma ogni traccia di dolore, odio e furia nei confronti di America era passato all'istante non appena Robert aveva messo il pennello al lavoro. Stava seduto lì da ore, senza dire una parola, non avrebbe mai rovinato un momento magico come quello. C'erano solamente lui e la pittura. Rimaneva a marcare i dettagli più piccoli di quel dipinto, ridefinendo i bordi e le sfumature, sistemando i particolari minuziosamente.
Il sole era ormai calato. Robert aveva quasi finito e sentiva delle fitte alla schiena per la posizione assunta ormai da troppe ore. Si alzò per sgranchirsi le gambe, scegliendo un disco da mettere. Un po' di musica avrebbe solo migliorato l'atmosfera calma che si era creata. Iniziò a canticchiare le note di quella canzone che tanto gli ricordava quel periodo della sua vita in cui era spensierato, senza problemi. Era quel periodo in cui non doveva compiacere nessuno, soltanto se stesso.
La musica l'aveva sempre aiutato. Aveva creato quel distacco dalla realtà. Perché senza musica non esisterebbe una vita gaia, solo un susseguirsi di giornate grigie con la mancanza di una nota di colore.
Robert finì il ritratto. Ripose tutte le tempere nello scatolone, sciacquò i pennelli e li ripose anch'essi accanto ai colori. Infine tornò tutto dentro lo sgabuzzino.
Chissà quando Robert sarebbe tornato a dipingere, amava farlo ma gli sottraeva tanto tempo libero. Molti sopravvalutavano il potere della pittura. Si credeva che fosse un'arte curativa, che sarebbe riuscita a riparare anime infrante. Non sempre accadeva, non con tutti almeno.
Robert aveva imparato che non tutti i mali venivano per nuocere, e la pittura era uno di quelli. L'artista, pittore o disegnatore che sia, crede di poter rappresentare su un foglio o una tela bianca qualsiasi cosa. La fervida immaginazione lo consente, ma se si potesse riprodurre tutta l'oscurità dentro di noi forse non esisterebbe alcun tipo di male.
Robert decise di saltare la cena, non aveva fame comunque. Si mise il pigiama, lavò i denti e si distese sul letto, provando a chiudere occhio. Erano ormai settimane che soffriva di insonnia. Le aveva provate tutte, dalla camomilla ai sonniferi; niente di tutto questo aveva mai funzionato. Stava uscendo pazzo a forza di restare sveglio contro la sua volontà, credeva che la pittura o la musica l'avrebbero aiutato ma niente era così forte.
Niente a parte una cosa.
<<No, non pensarci nemmeno.>> borbottò tra sé e sé.
Non si riferiva all'alcol. Aveva chiuso con quella roba da quell'incidente accaduto con America, ma non riusciva a darsi per vinto con la "polvere d'angelo".
James Cameron aveva ragione a non fidarsi di lui, avrebbe potuto cedere da un momento all'altro e cadere di nuovo nella tentazione di quella sostanza bianca che tanto lo faceva stare bene. Ma perché la teneva ancora? Teneva un'ultima bustina conservata in una scatola di plastica che risiedeva nel bagno. Gli ricordava che non aveva più alcun potere su di lui e che poteva riuscire a sopravvivere anche senza.
Si alzò di scatto dal letto, dirigendosi frettolosamente nella stanza da bagno. Afferrò la scatolina con entrambe le mani e tirò fuori quella bustina contenente la famosa polverina bianca. Si fermò di colpo, iniziando a pensare alle conseguenze. L'ultima volta era finito in prigione, aveva dovuto rimettersi in piedi in dei centri di recupero e non era stato affatto piacevole.
In più adesso aveva una nuova motivazione. Cosa avrebbe detto America di questo? Cosa avrebbe detto se l'avesse visto ridotto come uno straccio, violento e pericoloso? Come avrebbe potuto reagire? Robert scelse la via più facile, nonché la migliore sia per lui che per gli altri.
Sgattaiolò fuori dal suo appartamento fino a raggiungere il deposito delle auto. Aprì il portabagagli di una di esse con il telecomando elettronico. Estrasse una tanica di benzina e tornò all'ultimo piano dell'edificio. Prese la bustina contenente la "polvere d'angelo" e la buttò nella pattumiera, cospargendo il tutto con la benzina. Almeno sarebbe stato sicuro che quella maledizione non gli avrebbe più dato fastidio. Prese un fiammifero, lo accese e lo lasciò sfuggire dalle sue dita, finendo dentro la pattumiera che prese fuoco in un secondo.
Robert si sedette a terra, godendosi il falò. Era addirittura tentato di cuocere i marshmallows con quel fuoco!
La droga non avrebbe più avuto potere su di lui, tant'è che tornò a letto e poté addormentarsi poco dopo, senza alcuna tentazione che l'avrebbe svegliato in continuazione.Spazio me:
Siamo giunti quasi alla fine, chissà se Robert e America si metteranno insieme. Per sta sera doppio capitolo, ma solo perché in questi giorni mi state supportando più del solito e voglio premiarvi ❤️
STAI LEGGENDO
𝑃𝑙𝑎𝑦𝑑𝑎𝑡𝑒 𝑤𝑖𝑡ℎ 𝐷𝑒𝑠𝑡𝑖𝑛𝑦 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.
Fanfiction"Spesso ci si imbatte nel proprio destino nella strada per evitarlo." America Hudson è una famosa regista di Hollywood; lei è arrogante, presuntuosa, sicura di sé e maledettamente perfida. A corto di idee per un futuro film, ingaggia un attore con c...