Capitolo 5

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Le riprese andavano bene. America era abbastanza soddisfatta del lavoro dei ragazzi e Robert stranamente non l'aveva infastidita quel giorno.
Ma mai dire mai.
Mr. Cameron aveva deciso di andare a controllare che tutto filasse liscio per America, anche se non aveva alcun dubbio. Lei era una leader nobile, sapeva mettere tutti in riga con una sola parola di troppo e aveva la situazione sotto controllo. Purtroppo James non si fidava di Downey, per lui era pericoloso. Come avevo già detto, per lui America era come una figlia, detestava l'idea che fosse cresciuta da sola e l'avrebbe sempre protetta da minacce future.
La regista stava guardando le varie scene e le commentava con la troupe per trovare vari errori che avrebbero rovinato il film. Downey le mise una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione. Lei si girò e stranamente gli sorrise. <<Facciamo una pausa.>> si tolse le cuffie e iniziò a camminare seguita da lui.
<<Ci sono problemi?>> chiese avvicinandosi al buffet.
Lui le si affiancò e pareva parecchio nervoso. Non era da Robert irrigidirsi davanti a una donna, ma davanti a una donna come America chiunque se la sarebbe fatta sotto.
<<Non c'è un modo facile per dirglielo, lei è talmente scontrosa che mi lancerebbe qualcosa addosso.>> borbottò.
America si girò verso di lui, preoccupata. <<Che diavolo ha combinato?>>
Pensava che avesse avuto qualche problema, che non avrebbe più potuto fare il film, o peggio!
<<Non ho fatto niente, tranquilla.>> la tranquillizzò.
America emise un sospiro di sollievo e cercò qualcosa da mangiare che non avesse troppe calorie, doveva mantenersi in forma per la première del film.
<<Venga a cena con me.>> disse tutto d'un fiato.
<<Se lo scordi.>> rispose lei prontamente.
Non aveva intenzione di cenare con lui nemmeno se poi non l'avrebbe più rivisto, cosa che le avrebbe fatto piacere.
<<Avanti, America, non ci crederà mai ma sotto sotto sono un uomo simpatico.>> afferrò una fragola dal buffet e l'avvicinò alle labbra della regista. America si ritrasse subito. <<Tolga quella cosa da lì, per l'amor del cielo!>> prese un tovagliolo e se lo strofinò con forza sulle labbra.
<<Non le piacciono le fragole? Io le trovo deliziose.>> mise il frutto in bocca aspettando una risposta da parte della donna. <<Sono allergica alle fragole, gradirei che non lo facesse più, a meno che lei non voglia vedere la mia faccia gonfia come un palloncino e rossa come un pomodoro.>> si allontanò da lui per prendere aria, ma Robert decise il contrario.
<<Va bene, niente cena. Che ne dice di una scampagnata?>> chiese parandosi davanti a lei.
America lo guardò interrogativa. <<Cos'è una scampagnata?>>
Robert spalancò gli occhi. Davvero America non sapeva cosa fosse una scampagnata? In quel momento capì che forse c'era qualcosa che in lei non andava, e non che avesse qualche problema mentale, ma che forse il motivo del suo brutto carattere fosse per il fatto che non avesse mai avuto qualcuno con cui fare una scampagnata.
<<Ci si mette un paio di pantaloncini, degli scarponcini e si fa una bella gita in campagna.>> incrociò le braccia al petto.
A sentire la parola "campagna", America fece una smorfia, era disgustata. <<Fa sul serio? Non ha una moglie con cui andare a divertirsi in campagna?>> lo sorpassò ma lui le afferrò il braccio, facendola voltare verso di lui.
La donna era già abbastanza infastidita, non voleva che Robert la disturbasse ulteriormente. <<Avevo una moglie, è morta in un incidente e adesso ho bisogno di un'amica.>> le sorrise cupo.
America non poteva sapere che sua moglie fosse morta, le dispiaceva di averlo trattato così male. Ora aveva capito che il motivo del suo buon carattere era per il fatto che volesse nascondere la sua sofferenza. <<Mi dispiace tanto.>> si dispiacque per la sua perdita e lo abbracciò. Nessuno dei due si sarebbe aspettato un gesto così, lei men che meno. Ma non voleva che Robert passasse quello che passò lei da piccola. Non voleva che stesse solo.
<<Se verrò con lei la smetterà di chiamarmi per nome, almeno al lavoro?>> gli chiese sciogliendo l'abbraccio.
Lui annuì. <<Le farò fare la scampagnata più bella della sua vita, scoprirà che la scritta di Hollywood è molto più bella vista da vicino.>> ammiccò lasciandola andare.
Lei alzò gli occhi al cielo al solo pensiero di doverlo sopportare per una giornata intera. Avrebbe anche dovuto indossare degli scarponcini, una delle cose che odiava. Lei era fatta così: cambiava idea da un momento all'altro. Se prima trovava Robert un uomo che aveva bisogno di tutto l'affetto del mondo, adesso era tornata a pensare che fosse un ragazzino in cerca di guai.
Cameron era giunto sul set e, appena vide America pensierosa come non mai, le si avvicinò e le alzò il viso con due dita. <<Tutto bene, ragazzina?>> le chiese dolcemente.
America sorrise vedendo quell'uomo, per lei è sempre stata la figura paterna che non aveva mai avuto. Non per scelta, ovviamente. <<Sto bene, le riprese vanno alla grande.>> esultò mentre si incamminavano fuori.
Il signor Cameron afferrò il pacchetto di sigarette che teneva in tasca e ne estrasse una, accendendola poi con l'accendino zap. L'uomo le porse il pacchetto ma lei rifiutò. Aveva sempre detestato il fumo, le provocava prurito al naso, e in più ostruiva le arterie.
<<Come va con Downey?>> chiese mentre inspirava il fumo della sigaretta per poi farlo uscire dalla sua bocca.
Lei ci pensò un attimo. Era un uomo buono, l'aveva capito fin troppo bene ormai. Purtroppo era lei che non andava bene, se fosse stata simpatica almeno un po' forse sarebbero già amici. <<Obbedisce ai miei ordini, più o meno.>> guardò davanti a sé.
<<Te l'avevo detto io: nel mondo del cinema nessuno ti regala niente, quello lì vuole qualcosa da te.>> la guardò finendo la sigaretta, la lasciò cadere a terra e la schiacciò con la suola della scarpa.
<<Questo lo so bene, ecco perché non gli do corda, però mi sembra di conoscerlo da una vita.>>
In quel momento Downey le venne incontro, salutando James. Sì, si erano conosciuti un po' di tempo fa, ma Cameron rimaneva dell'idea che lui fosse da evitare.
<<America, volevo salutarla, stiamo tornando a casa.>> disse con il respiro affannato. America gli sorrise e annuì. <<Va bene Robert, le auguro una buona serata.>>
<<Diamoci del tu, ti prego.>> le sorrise.
Lei accettò stranamente senza contestare. <<A domani, Robert.>> dopodiché l'uomo andò via.
America prese il cellulare trovando un messaggio proprio da parte sua.

"Passo a prenderti domani pomeriggio alle cinque".

Guardò nella sua direzione e lo vide sorridere mentre si incamminava verso la sua auto. Sorrise anche lei, non aveva idea di cosa le stesse accadendo ma quell'uomo si stava rivelando simpatico.
<<Non fidarti mai di lui, America.>> commentò Mr. Cameron assistendo a quella scena. La donna decise di dargli retta, in fondo aveva più esperienza di lei nel campo cinematografico. Gli attori fingono, è il loro mestiere, non ci voleva niente a fargli ottenere quello che volevano con delle semplici bugie. E America non era certo il tipo che si faceva prendere in giro, specialmente da un attore.
<<Non mi fido di nessuno, e tu questo lo sai bene.>> salutò il suo vecchio amico e tornò a casa.
Iniziò a preparare la cena per suo marito che sarebbe tornato anche lui a breve. Doveva inventare una buona scusa con Liam, non avrebbe mai voluto dirgli che andava a fare una scampagnata con un membro del cast, avrebbe fatto una scenata di gelosia e la cosa non la entusiasmava. Non pareva affatto, ma Liam era molto geloso di America, lei era una bellissima donna e non mancava occasione affinché gli uomini le andassero dietro. Una scenata di gelosia da parte di Liam era l'ultima cosa che voleva.
Sentì le chiavi girarsi nella serratura della porta e capì che suo marito era tornato. <<Ciao, tesoro, com'è andata la giornata?>> gli chiese finendo di tagliare le carote.
Aveva in mente un menù con i fiocchi per la serata.
<<Come al solito, piccola.>> le lasciò un bacio sulla fronte e andò a versarsi un bicchiere di whisky mentre la regista pensava ad una nuova scena per il suo film.

𝑃𝑙𝑎𝑦𝑑𝑎𝑡𝑒 𝑤𝑖𝑡ℎ 𝐷𝑒𝑠𝑡𝑖𝑛𝑦 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora