Capitolo 4

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Il primo giorno di riprese era finalmente arrivato, tutto il cast non stava più nella pelle, specialmente America. Sapeva nascondere il suo entusiasmo con una naturalezza impressionante, molti avrebbero potuto dire che quel giorno fosse seccata, ma dentro di sé stava per esplodere dalla gioia. Kevin l'accompagnò sul set, e lei gli disse di tornare a prenderla la sera stessa. Tutti la salutarono cordialmente, sul posto di lavoro era molto esigente. Perfino gli amici le davano del lei, tutto per una questione professionale. Il più grande difetto di America era quello di essere una maniaca del controllo, doveva sempre fare una buona prima impressione o si sarebbe fucilata subito dopo.
La telecamera era accesa, pronta a registrare; le luci accese e gli attori erano tutti raggruppati per ascoltare il discorso della regista, come le era di consueto fare ogni volta che inaugurava un nuovo film. <<Signori, oggi è il primo giorno. Mi raccomando, cerchiamo di vincere qualche Golden Globe, magari anche gli Oscar.>> li incoraggiò.
Non era la prima volta che America avrebbe voluto vincere un premio. Aveva vinto nove Oscar come "miglior regista" e un solo Golden Globe per la "migliore attrice non protagonista".
Applaudirono tutti all'unisono e America sorrise. <<Torniamo al lavoro.>> disse loro prima di incamminarsi verso la sua roulotte.
<<America!>>
La donna strinse i pugni e, con il sorriso più falso che potè fare, si girò inquadrando il suo interlocutore. <<Le ho già detto di chiamarmi Mrs. Hudson, perché le viene così difficile?>> stava per avere una crisi isterica, se lo sentiva.
<<Preferisco chiamarla per nome, Mrs. Hudson è troppo lungo da pronunciare.>> contestò l'attore principale.
Da quando l'aveva incontrato, America l'aveva subito trovato un insetto da eliminare. Non se lo ricordava così quando recitava negli anni ottanta.
<<Cosa c'è?>> chiese seccata.
Lui incrociò le braccia al petto, trattenendo una risatina.
<<Buon primo giorno, America.>> ammiccò tornando nel suo camerino.
La donna ebbe la voglia irrefrenabile di investirlo con la macchina, almeno avrebbe chiuso quella boccaccia per sempre. La regista si avviò nella sua di roulotte, appena entrò vide subito una cosa che la colpì particolarmente: un enorme mazzo di rose rosse avvolte da uno strato di carta velina rosa. Erano collocate davanti lo specchio e, sopra di esse, proprio sullo specchio, vi era attaccato un post-it.
Lei lo prese e lesse quelle parole che avrebbe voluto bruciare:

"La trovo splendida quando si arrabbia" -RDJ.

Accartocciò il foglietto e lo buttò nel cestino della spazzatura lì vicino. Prese i fiori tra le mani, intenta a fare la stessa cosa. Ci pensò un attimo su, lei era sposata e certe cose non avrebbe mai dovuto riceverle. Ma perché in cuor suo pensava fosse giusto tenere quello splendido mazzo di rose L'istinto prevalse e le lasciò cadere dentro la pattumiera.
Infuriata più che mai, raggiunse il camerino dell'uomo per dargli una bella strigliata. Aprì la porta di scatto, trovando Robert che si faceva spennellare la faccia dalla truccatrice.
<<Va' fuori, Monica.>> aspettò a braccia conserte che la ragazza se ne andasse per parlare con lui.
<<Vedo che le rose le sono piaciute.>> si alzò dalla sedia e si posizionò davanti a lei. Era di qualche centimetro più alto, ma lei indossava le scarpe con il tacco, un punto a sfavore per Downey. Subito il suo profumo le invase le narici e, lentamente, abbassò la guardia.
<<Non aveva il diritto di mandarmi quei fiori, sono una donna sposata.>> lo guardò male.
Lui sapeva che fosse sposata, voleva solo farle una sorpresa. Sperava che fosse un gesto gradito, ma a quanto pare nemmeno dei fiori avrebbero potuto sciogliere il cuore di ghiaccio di America. <<Mi dispiace che non le siano piaciute, preferisce i girasoli o le orchidee?>> chiese con nonchalance mentre faceva altri passi verso di lei.
Gli piaceva farle perdere le staffe, la trovava estremamente bella ma quel caratteraccio rovinava l'insieme. Se fosse stata più tranquilla l'avrebbe già invitata a cena. Si sapeva, Robert era sempre stato un vecchio volpone, ma con America non attaccava. Lei gli mise una mano sulla bocca. <<Adesso basta, la finisca di fare il perfetto spasimante e di chiamarmi America, o giuro che la licenzio seduta stante.>> gli tolse la mano dal viso e lui provò a prenderle una mano.
<<Ci proverò, Mrs. Hudson.>> le baciò la mano e lei la ritrasse subito, come se stesse per bruciarsi.
Robert sapeva scherzare, ma sapeva anche quando fermarsi.
<<Che odioso.>> uscì dalla roulotte e tornò sul set per controllare che tutto fosse in ordine. Gli attori si presentarono in tempo per girare la scena, così America prese il ciak. <<Silenzio sul set.>> strillò al megafono.
Subito la stanza calò in un silenzio quasi tombale. <<Motore, luci?>> chiese ai macchinisti.
<<Tutto regolare, capo.>> risposero.
Lei mise il ciak davanti la telecamera. <<"Only Mine", scena uno. Azione.>> prese a girare la scena che Robert e Jennifer stavano recitando. Lei e gli assistenti li osservavano dal piccolo schermo che proiettava ciò che la telecamera riprendeva. Vedere Robert recitare fece risvegliare quell'attrazione che America provava per la sua voce, per i suoi movimenti, anche se era tutta pura finzione. Si ricordava come recitava a vent'anni e non era cambiato niente da allora. Improvvisamente Jennifer si bloccò. <<Battuta?>> chiese vergognandosi di non aver ricordato la battuta. Tutta la troupe, compresa America, scoppiò in un lamento. <<Stavi andando così bene!>> esclamò la regista, mettendosi una mano sulla fronte. Se ne sarebbe occupato chi gestiva il montaggio del film a eliminare quella scena.
La donna, col copione in mano, ricordò all'attrice la frase che doveva dire, in seguito Jennifer si scusò e si ricompose. America mise di nuovo il ciak davanti la telecamera. <<"Only Mine", scena uno, seconda ripresa. Azione.>> borbottò e tornò a guardare lo schermo.
I ragazzi andarono bene, Robert era abbastanza rilassato a differenza di Jennifer, che aveva timore di scordare ancora le battute. Passarono la mattinata a riprendere cinque scene, poi gli attori andarono a cambiarsi per tornare a casa. Jennifer si chiuse nella sua roulotte e sbatté la porta, dando un calcio al tavolino. <<Che figura di merda hai fatto di fronte a tutta quella gente, di fronte ad America Hudson. Giorni e giorni a studiare le battute e arrivi lì, sul set, e sembri una che non ha studiato un cazzo! Un babbuino, balbettavi come un babbuino. Non ti bastavano due birre, dovevi berne sei, eh? Razza di maledetta ubriacona del cazzo.>> urlò.
Robert arrivò nel suo camerino e si sedette di fronte la specchiera per togliersi il trucco e notò un biglietto attaccato ad essa.

"Grazie per i fiori" -A.H.

Lui sorrise vittorioso e si cambiò.
Dall'altra parte del set, nella roulotte più grande, America aveva preso i fiori dalla pattumiera e li aveva messi in un vaso di cristallo contenente dell'acqua. Le erano piaciuti davvero quei fiori. Robert recitando le aveva fatto cambiare idea e li aveva tenuti. Odiava il fatto di dover nascondere delle cose a suo marito, ma non gli avrebbe mai detto di quello splendido mazzo di rose. Sentì bussare alla porta e l'aprì, trovandosi davanti Robert. <<Davvero le piacciono, Mrs. Hudson?>> chiese impaziente di una risposta.
Lei pensò al modo più acido per rispondergli, e ci riuscì. <<Non si monti troppo la testa, che non si ripeta più.>> disse sgarbatamente.
Robert credeva fermamente che le rose le fossero piaciute, ma che si rifiutava di ammetterlo per preservare il suo orgoglio da artista. Lui, dopo averla salutata, tornò a casa sua e non potè fare a meno che pensare a quanto starebbe bene con i capelli sciolti, anziché con la coda di cavallo. L'espressione della regista era sempre impassibile, avrebbe voluto che gli facesse un sorriso, sarebbe stato gradevole. In fondo non poteva sapere la storia di America, non poteva sapere che celava la sua sofferenza sotto una faccia sarcastica. Solamente una persona conosceva la sua vera natura, e quella persona era proprio lei. Dentro la buia sala del cinema lei esprimeva tutte le sue emozioni, se un film le piaceva davvero si metteva addirittura a piangere. Per questo andava al cinema da sola, per non apparire debole di fronte gli altri. A Hollywood veniva conosciuta come una donna in carriera, decisa e forte che non poteva essere piegata da nessuno.

𝑃𝑙𝑎𝑦𝑑𝑎𝑡𝑒 𝑤𝑖𝑡ℎ 𝐷𝑒𝑠𝑡𝑖𝑛𝑦 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora