Capitolo 19

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<<Dottore, non capisco cosa mi stia accadendo.>>
<<Provi a spiegarmelo meglio, non tralasci alcun dettaglio rilevante.>>
America si trovava nello studio del dottor Isac. Aveva bisogno di una seduta e chi, meglio di un laureato in psicologia, poteva aiutarla?
Era distesa su un divanetto nero, fissava il soffitto con frustrazione mentre il dottor Isac prendeva nota sul suo taccuino, sedendo su una poltrona.
<<Non lo so, provo delle strane sensazioni quando sono con lui. Sento qualcosa di strano.>>
L'uomo si tolse gli occhiali da vista, prendendo la radice del naso con due dita, esasperato dalla difficoltà della sua paziente.
<<Perché non me lo descrive?>>
La donna si mise a sedere e guardò il dottore dritto negli occhi. <<Beh, sento ansia, ma ansia buona. Mi sudano le mani, le gambe tremano e i battiti del mio cuore accelerano. Oh, e la mia vista si annebbia.>>
Il dottore posò il taccuino sul tavolino accanto a lui, allentò il nodo della cravatta e si passò le mani sul viso scarno.
<<America, quello che mi sta descrivendo è un sentimento chiamato "amore".>> incrociò le dita delle mani e portò il busto in avanti, guardandola meglio.
<<Dottore, non la pago per essere spiritoso. Io non provo amore per nessuno, eccetto che per mio marito.>> si mise una mano al petto, nel modo più teatrale che potè.
<<America, ti conosco da anni, stai mentendo a te stessa e a quel povero disgraziato di Liam.>>
Era vero: America stava mentendo. Voleva autoconvincersi del contrario, ma a quanto pare non aveva tale forza.
<<Dimmi la verità, dimmi cosa senti realmente.>> il dottore provò a convincerla, ma senza successo.
<<Non è che ha un microfono addosso? Ci sono telecamere o in quel quadro abominevole c'è una microspia?>>
Il dottor Isac si lasciò andare sullo schienale della poltrona, esasperato. <<Non c'è niente di tutto questo.>>
<<Una volta che le dirò tutto, lei potrà divulgarlo?>>
<<No, America. Il segreto professionale mi obbliga a tenere segreti i pensieri e le confessioni dei pazienti. Tutto quello che dirai rimarrà tra me e te, in questa stanza.>>
Lei prese un respiro profondo e si mise un cuscino in faccia. <<Io amo un altro uomo.>> la voce ovattata dal cuscino riuscì ad arrivare alle orecchie del dottore, che esultò nella sua mente per l'enorme progresso fatto con America Hudson.
<<Questo è un grande passo avanti, America. Hai ammesso che nella tua vita non c'è solamente Liam.>>
Lei si tolse il cuscino dal viso e guardò il suo psicologo. <<E non è male? Sto peccando.>> chiese come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
<<Non c'è niente di male ad amare qualcun altro. Certo che è un peccato, ma bisogna conviverci.>>
Lei emise un urlo straziato, quel dottore non la stava affatto aiutando.
<<Sono dieci anni che frequento terapie di questo genere, sa quanti psicologi ho cambiato prima di lei?>> chiese retorica.
L'uomo scosse la testa. <<Quattro. E sono fermamente convinta che dovrò cambiare di nuovo.>> tornò a distendersi e a guardare il soffitto bianco.
<<Ora dimmi chi è quest'uomo che ti ha fatta dannare.>>
<<Prima di questo ce n'era un altro. Le ho raccontato di Paul, no?>> chiese pur sapendo che il dottore se ne ricordasse perfettamente. <<Adesso c'è un uomo che mi fa uscire pazza, non so perché io provi attrazione per chiunque riesca a tenermi testa. È solo che per lui provo un amore quasi ossessivo.>>
<<Continui.>> la incitò.
<<Se Liam lo scoprisse sarebbe la fine. Quando si arrabbia diventa un'altra persona. Non mi ha mai picchiata ma ho paura che potrebbe arrivare a farlo. E, come ogni donna, sarei impotente di fronte a quella scena. Insomma, come si fa a picchiare una donna, un bambino o un animale? È un gesto disumano!>>
America stava temporeggiando, voleva sviare dalla conversazione e ci sarebbe anche riuscita se il dottor Isac non fosse stato furbo come una volpe. Stava arrivando ad una conclusione, finalmente America si sarebbe aperta con lui e non vedeva l'ora di farlo.
<<Voglio il nome, America.>>
<<Robert. Si chiama Robert.>> ammise.
Finalmente America aveva ammesso di amare quell'uomo. Non l'aveva mai visto come una minaccia in effetti, bensì come un galantuomo che faceva di tutto pur di accontentarla.
<<L'ho sempre amato in un certo senso. Vedevo i suoi film alla televisione quando avevo quindici anni e mi ha sempre affascinata.>>
<<Non ti senti più tranquilla ora che hai ammesso i tuoi sentimenti?>>
<<No, perché c'è una parte di me che mi dice di lasciar perdere e di restare con mio marito, e probabilmente a Robert non dovrò più pensare.>>
Il timer del dottore suonò, segno che era passata un'ora esatta e la terapia di America era finita.
<<Bene, America, cerchi di parlare con questo Robert e faccia capire a suo marito che magari non è più attratta da lui. Stesso orario la prossima settimana?>> chiese mentre le stringeva la mano.
<<Va bene.>> prese la sua borsa e uscì dallo studio, salutando anche Annah, l'assistente del dottor Isac.
Raggiunse il parcheggio ed entrò in macchina, facendo rotta verso casa. Iniziò a prepararsi un discorso di senso compiuto da fare al marito, senza che lui la prendesse a male.
<<Avanti, Hudson, non è diverso dal recitare o fare la regista. Prepari la scena, rileggi il copione e uscirà un film da Oscar.>> farfugliò in preda ad un attacco di panico.
Accostò la macchina prendendo fiato ed estraendo una bottiglietta d'acqua dalla borsa, bevendone un sorso. <<Maledetta bastarda! Sei una femminuccia o cosa, Hudson? Riprenditi.>> si schiaffeggiò da sola e proseguì verso casa, tornando sulla strada principale.
Lasciò la macchina nel vialetto di casa, richiudendola subito dopo. Arrivò davanti la porta d'ingresso, girando la chiave nella serratura ed entrò in casa. Liam si trovava seduto sul divano a guardare il match di football sul maxischermo. <<Sei uscita presto sta mattina. Dove sei stata?>> chiese seppur disinteressato.
America posò la borsa sul divano e si posizionò davanti a lui, coprendogli la visuale della partita. <<Dobbiamo parlare.>> incrociò le braccia al petto.
Lui allungò il collo, cercando di vedere qualcosa. <<Possiamo rimandare a dopo?>>
America, irritata come non mai dalla sua risposta, si abbassò, staccando la spina del televisore.
Liam si alzò in piedi. <<Hey! Ma che cazzo!>>
Lei si avvicinò al marito, puntandogli un dito al petto. <<Parliamo adesso. Questo atteggiamento che hai ultimamente mi dà molto fastidio.>> strinse i pugni.
Liam si avvicinò a lei ancora di più. <<Che atteggiamento avrei?>>
<<Dittatoriale. America, fai questo, America, fai quello. America, non voglio che tu esca con Downey perché non mi va a genio e perché sono geloso di te anche se non voglio ammetterlo...>> lei imitò la sua voce, scimmiottandolo.
<<Non voglio litigare.>> il marito cercò di andar via, ma lei lo seguì urlandogli contro.
<<Sai che c'è, Hemsworth? Con Robert mi trovo benissimo, almeno lui si cura di me. Mi ha insegnato a ballare, ad essere gentile e di certo non sta tutto il santo giorno a guardare partite di football.>> strillò.
<<Oh, buon per te.>> borbottò lui.
Il fatto è che Liam si disinteressasse abbastanza. Per lui America era sempre stata una bambina viziata che non aveva il coraggio di lasciarlo, anche quando lui ne avrebbe combinata una delle sue. E così aveva fatto.
<<Mi sono stufata, Liam. Ti voglio fuori di casa entro sta sera stessa.>> incrociò le braccia al petto, mentre lui era girato di spalle intento a frugare nel cassetto del comodino nella camera padronale.
Si voltò a guardarla, sbalordito. <<Come, scusa?>>
<<Hai sentito benissimo. Ho smesso di amarti, anzi credo di non averti mai amato realmente.>>
In quel momento Liam scoprì che America aveva capito il suo gioco, aveva perso contro di lei e non poteva più farci niente. Era questo il problema che aveva con lei, lo stesso problema che aveva raccontato a Chris e di cui non riusciva a liberarsi.
<<Questa è casa mia, non vado da nessuna parte.>> si posizionò di fronte a lei, sovrastandola con la sua altezza.
<<Au contraire. La casa è mia e anche tutto quello che c'è dentro, escluso naturalmente il tuo rasoio da barba e i tuoi abiti.>> sorrise malignamente. <<Questa casa l'ho comprata io, sei stato tu a venire ad abitarci sotto il mio invito, quindi vedi di sloggiare.>>
Lui digrignò i denti, guardandosi attorno.
<<E se non volessi andarmene?>>
<<Avrei il piacere di presentarti i miei avvocati che ti faranno sparire fino all'ultimo centesimo. Ti lasceranno solamente con le mutande che hai addosso.>>
Liam capì di non avere via di scampo e prese la valigia dall'armadio, mettendo dentro tutti i suoi effetti personali.
<<Nemmeno io credo di averti mai amata. Sei una puttana da quattro soldi e di questo passo non ti amerà nessuno.>> le disse mentre alzava il trolley della valigia. <<E un'altra cosa.>> la guardò, sovrastandola con l'altezza. <<Mi scopo Jennifer da sei anni e non te ne sei mai accorta.>>
America spalancò la bocca. <<Che razza di merda saresti!>>
<<Ma per favore! Non ti è mai fottuto niente di me, ti servivo solo per la tua immagine. E poi... la tua avidità è infinita! Liam, voglio questo, voglio quello, voglio un pony per cavalcarlo due giorni, poi venderlo e farci la colla!>> strillò.
<<E questo cosa cazzo c'entra, adesso? Non avevi il diritto di tradirmi, io ti sono sempre stata fedele.>>
Liam rise. <<Tu hai sempre avuto in testa solo e solamente Downey. E da quando l'hai incontrato non fai altro che parlare di lui. Ora guardami negli occhi e dimmi che non c'è stato niente tra di voi.>>
America rimase a due centimetri di distanza dal viso di suo marito. <<Tra noi c'è stato un gioco di sguardi che diceva tutto. Sono pazza di quell'uomo perché non fa altro che amare i miei difetti, cosa che tu non hai mai fatto!>>
Liam fece una risatina amara, distogliendo lo sguardo dalla moglie. <<Ci vediamo in tribunale, Mrs. Hudson.>> dopodiché abbandonò la casa senza dire più niente.
America, dopo che il marito se ne andò, si lasciò cadere sul divano iniziando a piangere. Le sue lacrime riempivano i suoi occhi come un fiume che stava straripando.
Nessuno l'amava, perché aveva cacciato via l'unico uomo che stava con lei nonostante il suo carattere? Forse perché era stufa di vederlo fingere di amarla.
Ora come ora, non sarebbe stata affatto contenta di essere amata, perché in cuor suo sapeva che era una finzione, che anche Robert si sarebbe stancato di lei presto o tardi.

𝑃𝑙𝑎𝑦𝑑𝑎𝑡𝑒 𝑤𝑖𝑡ℎ 𝐷𝑒𝑠𝑡𝑖𝑛𝑦 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora