New York è stata abbastanza deludente per America; non per l'abominio trovato in quel condominio, bensì per la città in sé: piena di smog, la gente così spenta e le strade sempre inondate di pioggia. In realtà non la ricordava così.
Non era come la sua Los Angeles: sempre splendente e piena di sole, la criminalità lì era molto attiva ma a lei questo non faceva alcun effetto, non avrebbe mai cambiato opinione sulla città degli angeli.
Robert, d'altro canto, la ricordava esattamente com'era: affascinante. Era una delle città più esponenti per la moda e di certo ammirava l'Empire State Building, Liberty Island e Central Park. L'unica cosa che odiava erano due distretti di quella città: il Queens e il Bronx, malfamati come niente finora.
Robert aveva deciso di andare a prendere la sua amica per fare un po' di compere. Voleva sorprenderla con il suo fiore all'occhiello: una Ferrari rossa. Secondo l'attore era una delle meraviglie dell'Italia, dopo la pizza e il Colosseo. Aprì il portellone del garage con il telecomando, accese la sua amata macchina e sfrecciò via, sotto il sole di Los Angeles; ovviamente non prima di aver richiuso il portellone.
Robert sentì il suo cellulare squillare ininterrottamente, lo afferrò e rispose senza leggere il nome del mittente.
<<Sì?>> rispose mentre teneva l'altra mano sul volante.
<<Hey, Rob, sono io.>>
Robert riconobbe immediatamente la voce del suo migliore amico James.
<<Jimmy! Cosa c'è, amico?>> chiese mentre prendeva una curva in modo abbastanza pericolosa. <<Sto guidando, spero sia importante.>>
<<Volevo sentirti, sei sempre così impegnato con quella regista.>> mormorò l'amico.
L'attore aveva pensato che fosse il momento adatto per dire al suo migliore amico che si era innamorato di quella donna. Non ci avrebbe mai creduto nemmeno lui nel momento in cui l'aveva vista per la prima volta, ma l'amore è così: è imprevedibile, supera ogni nostra aspettativa e ci sorprende.
Un uomo come Robert non avrebbe mai creduto di innamorarsi di una donna come America, ma era successo.
<<Mi sono innamorato.>> borbottò.
<<Cosa?>>
<<Mi sono innamorato, Jimmy!>> urlò al vento mentre sfrecciava tra quelle strade affollate, beccandosi anche le urla e i clacson degli automobilisti.
<<Non ci credo. Robert, vecchio marpione! Quella donna ti sta manipolando, è malvagia. Molti l'accusano di stregoneria.>> scherzò James.
Robert rise di gusto e salutò l'amico, essendo arrivato davanti casa della sua amica.
Voleva sorprenderla con quella macchina, nella sua testa immaginava che America gli sarebbe saltata addosso come avrebbe fatto qualsiasi altra donna, ma a quanto pare non la conosceva abbastanza. Lei uscì di casa, già di malumore e con un paio di enormi occhiali da sole per mascherare le sue occhiaie. Aveva di nuovo litigato con il marito, credeva l'impossibile: che America si fosse innamorata di un altro.
Per questo era abbastanza irritata e con la mascella serrata, stringendo i denti. Robert non potè fare a meno di posare lo sguardo sul suo abbigliamento, lei vestiva sempre di tutto punto: camicia bianca, gonna grigia o nera e un paio di scarpe con il tacco sempre nere. Sembrava la classica donna che doveva fare la dichiarazione dei redditi.
<<Sei in leggero ritardo, dolcezza.>> l'uomo abbassò gli occhiali da sole sul suo naso e la osservò meglio mentre entrava in macchina e chiudeva bruscamente lo sportello, incrociando le braccia al petto.
<<Il tempo è relativo, ora datti una mossa o me ne andrò a piedi.>> ringhiò.
Voleva dimostrare più a se stessa che al marito che tra lei e Robert non ci fosse niente, oltre a un rapporto attore-regista. In tutta la situazione, lei non aveva fatto caso alla macchina da corsa italiana. Si diceva che la Ferrari fosse come un lampo: veloce e silenziosa.
Poi America si tolse gli occhiali e notò il cruscotto in pelle, si affacciò al finestrino e lanciò uno sguardo alla carrozzeria.
<<Quale megalomane guida una Ferrari per andare a fare shopping?>> commentò acida.
Lui si voltò a guardarla per un secondo, riposando lo sguardo sulla strada. <<Non dirmi che non ti piace.>>
<<Solo gli spacconi fanno un giro con questa macchina e si inondano di acqua di colonia.>>
Robert la guardò dritta negli occhi, preparandosi alla batosta che gli avrebbe dato a breve.
<<Io odio gli spacconi, meritano il girone più povero dell'inferno.>>
La macchina si fermò davanti al negozio, ma prima che America potesse mettere piede sul marciapiede lui la fermò.
La prese per il polso e l'attirò a sé, facendola sedere nuovamente. <<Sei così ingrata! Io ti sono stato vicino come non l'ha mai fatto nessuno in tutta la tua vita e mi tratti così?>> la rimproverò.
La molla di Robert era scattata. Aveva fatto uscire il suo lato oscuro e non era affatto piacevole.
<<Datti una calmata, io non ti devo proprio niente. Sei tu ad aver scelto di seguirmi nella mia vita disastrata, non te l'ho certo chiesto io.>> la regista si liberò dalla presa dell'uomo e scese dalla macchina, rimanendo immobile sul marciapiede.
Non aveva voglia di guardarlo, aveva capito che non poteva vincere con lui. Prima di lui c'era stato un solo uomo che era riuscito a tenerle testa e lei non ne parlava volentieri.
<<Guardami, America. Non essere così permalosa e dammi il rispetto che mi merito, perché non mi sembra di averti mai trattata male.>> lui chiuse la macchina con il telecomando e fece il giro, raggiungendola. <<Hai finito con il tuo teatrino?>> continuò.
Lei si girò a guardarlo, ma poi abbassò subito lo sguardo, notando la sua postura decisamente severa.
<<Prendiamo gli abiti prima che io muoia su questo marciapiede.>>
Lei entrò nel negozio e lui, soddisfatto per averla fatta calmare, la seguì a ruota. La commessa li accolse subito calorosamente e li condusse al secondo piano, dove giacevano i loro vestiti pronti per essere provati.
<<Signore, il completo è in fase di elaborazione, mentre l'abito per la signora è pronto.>> la donna si rivolse ad America che stava già iniziando ad odiarla per il modo sfacciato con cui si rivolgeva a Robert.
America le girò attorno, ispezionandola come solo lei sapeva fare. Le diede una spallata volontaria e sorrise malefica. <<Oh, scusi.>>
Robert le lanciò un'occhiata truce e lei tornò seria mentre la commessa porse l'abito all'uomo, facendoglielo provare.
Lui entrò in uno dei camerini mentre America si sedette sul divanetto, aspettando che uscisse per farle vedere come stava con indosso l'abito.
Mentre si cambiava, stava pensando a come si fosse innamorato di quella quella donna tanto bella quanto malefica. Era innaturale che fosse passato dall'amare una donna dolce come Miranda ad amare una come America, sempre contrariata e irritata.
Uscì dal camerino, messo tutto in tiro dall'abito che aveva scelto: camicia verde acqua, giacca e pantaloni bianchi e mocassini color sabbia. Salì sul piedistallo circondato dagli specchi e si diede una sistemata prima che America lo potesse notare. Posò lo sguardo su di lei che aveva il capo chino verso il cellulare, non curandosi di lui. L'uomo finse un colpo di tosse, richiamando l'attenzione della donna.
Lei alzò lo sguardo e spalancò gli occhi. <<Oh, no! Tu non vieni alla première del mio film conciato così. Perfino un pagliaccio avrebbe voglia di vomitarti addosso.>> lo sgridò, prendendolo per mano e conducendolo nello stanzino dove tenevano tutti i completi da uomo.
<<Non capisco perché devi essere sempre così simpatica.>> borbottò infastidito.
<<Quei mocassini sono orrendi, per non parlare della camicia in flanella.>>
Robert alzò gli occhi al cielo mentre America gli porse un abito completamente nero, con tanto di gilet e papillon bianchi. Lui andò nuovamente a cambiarsi mentre la regista prese tra le mani il suo abito rosso, lungo fino al suolo.
Chiaramente non fu lei a sceglierlo, il modello le piaceva ma avrebbe optato per il colore nero anziché il rosso. Robert aveva insistito tanto per farglielo provare, credeva che il rosso le risaltasse la pelle diafana.
La regista seccata andò a provarsi l'abito nel suo camerino, mentre Robert era già pronto e gli piacque molto la scelta della sua amica.
<<Mi secca ammetterlo, ma avevi ragione.>> l'uomo salì sul piedistallo e si stirò la camicia con le mani, pavoneggiandosi davanti ai molteplici specchi davanti a lui.
America aveva indossato il suo vestito e, per una volta, si piaceva così com'era. Uscì anch'essa dal camerino e si posizionò accanto all'uomo che non rimase affatto sorpreso dalla bellezza della donna. Lei fece un giro su se stessa, notando come la gonna del vestito volteggiasse nell'aria.
<<Sei molto bella.>> farfugliò lui.
Lei sorrise a se stessa riflessa allo specchio e poi guardò Robert. <<Basta salamelecchi, cambiati e torniamo a casa.>> lo liquidò mentre l'uomo rimase di sasso.
Non gli aveva fatto neanche un complimento, ma del resto lui lo sapeva: America non faceva mai complimenti se non fosse strettamente necessario. I due si rivestirono e pagarono i loro abiti, che avrebbero ritirato qualche giorno dopo.
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𝑃𝑙𝑎𝑦𝑑𝑎𝑡𝑒 𝑤𝑖𝑡ℎ 𝐷𝑒𝑠𝑡𝑖𝑛𝑦 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.
Fanfiction"Spesso ci si imbatte nel proprio destino nella strada per evitarlo." America Hudson è una famosa regista di Hollywood; lei è arrogante, presuntuosa, sicura di sé e maledettamente perfida. A corto di idee per un futuro film, ingaggia un attore con c...