CAPITOLO 5

905 33 9
                                    

{IL BACIO}

<Così io sarei il tuo "rosso", eh?>  mi ripeté con tono serio <Ciao Jerome, volevo parlarti> gli dissi. <Allora dimmi, di cosa volevi parlare?> così presi fiato e cominciai a parlare <Dalla prima volta che ti ho visto piangere al circo mi si è subito accesa una scintilla..., voglio dire che ho provato sensazioni che non avevo provato con nessun'altro e da quel momento non ho mai smesso di pensarti, ma poi quando per sbaglio ho detto il "nostro" segreto a mio padre ho sentito un'altra sensazione, non era paura ma era il timore di poter perdere quello che considero più di un'amico...> mi fermai. Mi ritrovai bocca a bocca con Jerome, lui mi aveva baciata. >Siediti sulle mie ginocchia> mi disse lui con una risatina <non credo che riuscirai a tenermi, sono un po' pesante> risposi. Realmente pesavo 49 kg, ma non me la sentivo di sedermi sopra di lui. <Mi sleghi per favore?> mi disse imitando un bambino facendo gli occhi dolci, <non posso o finirei in guai seri!> ,<per favore solo per un minuto> mi interruppe il rosso. Come potevo resistere a quei meravigliosi occhi? Così mi affacciai dalla finestrella che dava sul corridoio per accettarmi che nessuno ci potesse vedere e poi lo slegai. Appena tolta la camicia balzò in piedi, mi prese per la vita e mise le mie ginocchia intorno al suo bacino. <Non pesi poi così tanto!> disse ridendo e poi iniziò a baciarmi sul collo. In quel momento sentì dei passi avvicinarsi alla stanza dove eravamo, così rilegai Jerome e mi asciugai il collo inumidito dai suoi baci. Vidi dalla finestrella mio padre che mi guardava con un' aria sospetta, ma poi per interrompere il silenzio dissi  <Allora andiamo?> <sarà meglio!> disse Jim guardandomi storto mentre ci incamminammo verso l'uscita. Poco dopo sentimmo il rosso che gridava <Grazie per la serata e poi non è vero che pesi molto!> e rincominciò a ridere. Ero diventata rossa come un peperone, ma poi Gordon mi guardò e mi chiese cosa  volesse dire Jerome con "non pesi molto", <niente> risposi, <sai come è fatto quel ragazzo se ne inventa sempre di tutti i colori>. Uscimmo in silenzio da Arkham.

Ad un certo punto misi una mano all'interno della tasca del mio giacchetto e vidi che il mio cellulare era scomparso, così pensai subito di averlo perso ad Arkham. E ora come facevo senza il mio telefono? Come potevo recuperarlo? La prima cosa che mi venne in mente fu quella di chiamare mia madre e convincerla a riportarmi al manicomio per riprenderlo, ma quando mi stavo dirigendo in camera di Barbara, sento il telefono fisso che inizia a suonare. Pensai subito che forse era una guardia di Arkham che aveva ritrovato il mio telefono, ma quando alzai la cornetta riconobbi subito quella voce. Era Jerome che stava chiamando con il mio cellulare! Da un lato ero felice perché mi aveva chiamata e perché avevo ritrovato il mio telefono, dall'altra invece aveva, non so' come, scoperto la mia password che era "Jerome". Che imbarazzo!, ma prima che potessi pensare ad altro, il ragazzo cominciò a parlare <Visto che ho io il tuo telefono che dici di ritornare ad Arkham e di passare la serata insieme?>. Avevo capito bene? Il rosso mi stava invitando nella sua cella questa sera? Io ero super felice di rivederlo, ma mio padre non mi avrebbe mai fatto ritornare in quel posto, poi figuriamoci se fosse venuto a sapere che volevo passare la serata con Jerome! Non sapevo cosa dire visto che il ragazzo stava ancora aspettando una mia risposta al telefono, così improvvisai un "sì", <Ma verrò con una mia cara amica, Selina Kyle> aggiunsi. <Ok, ti aspetto> disse con tono allegro. Infine riattaccai.

Jerome Valeska -vita da criminale-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora