Jerome Valeska -vita da criminale-

CAPITOLO 12

[GALAVAN]

Finita la missione omicida alla G.C.P.D. andammo in una strana casa. Era grande, abbellita con costose decorazioni e le pareti erano interamente verniciate con colori dorati. Poco dopo nella stanza entrò un uomo sulla quarantina. Aveva delle buffe orecchie a sventola, ma a giudicare dall'espressione che aveva sembrava un tizio molto serio e fiscale.

Dopo un po' incominciò dicendo <<Per chi non mi conoscesse...- mi fece l'occhiolino -io sono Theo Galavan, il capo dei Maniax. Questa sera alcuni di voi intratterranno dei ricconi all'incontro di beneficenza della Waine Enterprasis>>. <<Non avevi detto che non avresti preso ordini da nessuno?>> chiesi sottovoce a Jerome; <<Diciamo che è solo un lavoro momentaneo, da qualche cosa si dovrà pur partire, no?>> mi rispose sussurrando all'orecchio con il suo solito sorriso stampato sulla bocca. <<Si può sapere di cosa parlate voi due?>> ci interruppe Theo con uno sguardo sospetto. <<Mi scusi, gli stavo solo chiedendo perché... vi chiamavate Maniax! Sa, ci sono tanti nomi molto più belli, senza offesa, perciò ero stupita che un uomo astuto come lei, ci abbia assegnato un nome così normale>> risposi. <<Cara Zelma, prima di tutto è un nome molto originale e secondo, non ti permettere di parlarmi con questo tono, noi sai di cosa sono capace..>>. A quel punto Jerome fece per tirar fuori la pistola dalla tasca, ma gli feci cenno di fermarsi <<E cosa vorresti farmi? Torturandomi?- dissi avvicinandomi sempre più al suo volto –o forse facendomi ascoltare altri stupidi nomi che hai inventato?>>. Tutta la squadra scoppiò a ridere e Jerome mi diede un bacio a stampo.

Conclusa la chiacchierata, ognuno andò nella propria camera. <<Io in quale stanza vado?>> chiesi a Jerome <<tu starai con me, non sei contenta?>> <<Felicissima!>> conclusi fissandolo dritto negli occhi. Entrammo in camera, ci sedemmo sul letto e incominciammo a parlare del più e del meno, finché non fummo interrotti da un forte rumore di spari.