In scena!

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"Ciao Cristian!" Alice, nonostante odiasse quello che faceva, aveva un sorriso stampato in volto. Le persone con cui condivideva le sue disavventure erano molto simpatiche.
"Tesoro, ti ho già detto che quando siamo qui mi devi chiamare Cristina." Disse Cristian facendole l'occhiolino. Si trovava davanti a uno specchio intento a radersi, indossava già un reggiseno.
"Cosa insceniamo oggi?" Chiese la rossa a nessuno in particolare mentre si muoveva velocemente dietro le quinte.
Sara sbuffò affiancandola. "Batgirl, penso si chiami così." Disse.
"Di nuovo? Ma l'abbiamo fatta la settimana scorsa!" Bofonchiò Alice alle prese con i suoi capelli.
"Tesoro, lo sai, i soldi fanno muovere il mondo. Se vogliono di nuovo Batgirl la riavranno." Disse Tamara sconsolata.
"I soldi mi fanno girare i coglioni più che altro." Disse Alice scorbuticamente. Una volta slegati si piazzò davanti uno specchio e si tolse quel poco di mascara che aveva sugli occhi. "Cristian!" Lo chiamò. "Mi potresti truccare?"
"Aspetta che finisco di radermi." Rispose lui e tutte risero. Cristian non era gay, raccoglieva i soldi per l'università, per l'affitto e qualcosa per la madre. Lì si guadagnava piuttosto bene e poteva permettersi tranquillamente tutte e tre le cose se lavorava con costanza.
Ad alcuni uomini piacevano i transessuali, così Matteo (il proprietario) aveva deciso di assumerlo come tale. Cristian all'inizio era stato un po' titubante ma i soldi gli servivano talmente tanto che alla fine aveva accettato.
"Dai, Crì, che siamo le prime!" Lo riprese Sara. Aveva i capelli mori e gli occhi marrone scuro, era già truccata sui toni del nero e vestita con una tutina nera in latex.
"Io quella cosa non la metto neanche morta." Alice scosse la testa.
"L'alternativa è questo." La mora le indicò un reggiseno e un tanga neri con una maschera da gatta.
"In mutande tutta la vita." Sospirò Alice. L'atmosfera dietro le quinte era bellissima. Le persone si aiutavano a vicenda, bevendo o mangiando e scambiando quattro chiacchiere. Il vero trauma era uscire e mostrarsi in abiti succinti a gruppi di uomini ubriachi ed eccitati.
Alice si arruffò leggermente i capelli e si spogliò per poi cambiarsi il suo intimo con quello fornitole da L'Alibi. Fece una smorfia quando si guardò allo specchio.
"Cinque minuti!" Affermò Alessio che si occupava dei turni delle spogliarelliste.
"Cristian!" Urlò Alice.
"Non mi sono depilato stamattina, fai da sola!" Sbottò il ragazzo infastidito.
"Tranquilla, ci penso io." Tamara si accostò a lei e con un eyeliner nero disegnò una spessa linea sulla palpebra della rossa, per poi fare la stessa cosa con l'altra. "Mettiti il mascara e andiamo in scena, Alice."
La rossa applicò il mascara e del rossetto bordeaux.
"Ok." La ragazza si scrutò allo specchio per poi indossare la maschera che si teneva su grazie ad una pseudo-montatura come quella degli occhiali. Non si riconobbe.
Prese un bel respiro e si accodò alle altre ragazze che stavano uscendo ma non prima d'aver lanciato un'ultima occhiata assassina a Cristian, che le sorrise. "Dopo ti ammazzo." Mimò con le labbra cercando di non cadere.
Uscì dal piccolo sipario e le luci troppo forti l'accecarono facendole socchiudere gli occhi. Nonostante questo Alice sorrise al pubblico fatto interamente di maschi e a passo svelto si diresse verso un palo. Mentre le altre ragazze ballavano lei si muoveva provocatoriamente aggrappandosi ad esso e facendo delle acrobazie. Le performance erano più o meno sempre le stesse, cambiavano solo i vestiti e le ballerine ma di questo il pubblico non se ne accorgeva mai.
Fece una spaccata e, puntando il suo sguardo ad un uomo a caso, si leccò lentamente il labbro superiore per poi ridere. Si tolse la maschera nera e si ravvivò i capelli rossi per poi guardare Tamara - che, come lei, ballava sul palo. Si fecero un cenno e scesero dal palcoscenico dirigendosi verso alcuni uomini accarezzandoli o baciandogli le guance.
"Quanto sei bella, Rossa." L'apostrofò un ragazzo. Avrà avuto più o meno diciassette anni.
Alice gli sorrise e si avvicinò al suo orecchio. "Ma ce l'hai l'età per stare qui dentro, bimbo?" Disse con voce sensuale ed estremamente bassa. Passò oltre ma il ragazzo la fermò per un polso.
"Te lo posso pure dimostrare." Disse con un sorriso malizioso.
La rossa scosse il braccio liberandosi dalla sua presa. "Guardare ma non toccare, Ciccio. Come ai negozi di caramelle dove ti accompagna la mamma la domenica." Disse Alice arrogantemente.
"Sono Jacopo, tesoro. Chiamami per nome. Imparatelo che stasera voglio sentirtelo urlare." Quel ragazzo la stava infastidendo fin troppo. Decise, però, di lasciarlo stare. "Tesoro, mi senti?" La richiamò Jacopo vedendola andare via.
Alice lo sapeva che i clienti avevano sempre ragione e che rispondere male a loro era come scavarsi una fossa, lo sapeva. Però non riusciva più a sopportare quello sgorbio che - a parer suo - aveva appena compiuto sedici anni. Si girò come una furia. "Senti, non so tu chi cazzo ti credi di essere ma smettila di infastidirmi. Sto lavorando. Non faccio la battona per tua sfortuna quindi smettila di fare allusioni strane, lasciami in pace prima che ti ritrovi le palle al posto delle tonsille. Ok, bimbo?" Sibilò a pochi centimetri dal suo volto. Il ragazzo annuì leggermente intimorito. Il sorriso arrogante però era sempre stampato sul suo volto.
Alice ritornò sui suoi passi e poi salì sul palco per poi ricominciare a ballare.
Quando la performance finì tutte mandarono un bacio al pubblico per poi strizzare l'occhio sinistro. Solo allora Alice osservò attentamente tutte le persone che avevano partecipato allo spettacolo e, in fondo alla sala, si scorgevano dei capelli biondi e degli occhi verdi che Alice avrebbe riconosciuto ovunque. "Cazzo."

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