"Perché non me l'hai detto?" Erano le quattro e mezza del mattino, si gelava. Si trovavano in via dei quattro venti, le foglie erano quasi tutte per terra in un tappeto giallo bellissimo. Alice rimase incantata osservando quella via.
"Mi piace questa strada." Disse.
"Perché non me l'hai detto?" Luca si fermò e con lui si fermò anche il rumore delle foglie schiacciate.
Alice si voltò verso di lui alzando un sopracciglio. "Perché avrei dovuto dirtelo? Non ti conosco."
"Perché sei qui, allora?"
"Perché hai detto che mi avresti portato in un bel posto."
"Era una bugia."
"Portami in un bel posto, tanto Roma è tutta bella." La ragazza incrociò le braccia e guardò il ragazzo dagli occhi scuri. "Quanti anni hai?" Gli chiese.
"Ventitré."
"Vecchio." Fece una smorfia.
"Esperto." Luca le fece l'occhiolino e lei alzò le spalle.
Continuarono a passeggiare lungo la via producendo svariati crepitii per via delle foglie secche calpestate. "Come mai qui a Roma?"
Alice alzò le spalle. "Non so perché proprio Roma, volevo solo dimenticare. Sai? Tipo, andare avanti."
"Cosa volevi lasciarti dietro?" Luca era sempre più curioso, sempre più voglioso di saperne di più.
"Sei un poliziotto?" Chiese la ragazza.
"No, perché?"
"Non so, magari stanno investigando su di me a mia insaputa."
"Avrebbero motivo per farlo?"
"Un sacco di motivi per farlo."
Quella risposta lasciò interdetto il biondo. "Sei qui a Roma per sfuggire dai-" Si fermò. Non era sicuro di volerlo sapere. Non era di certo il massimo passeggiare con una criminale. "Lascia stare."
Alice rise. "No, Luca. Non sono venuta a Roma per scappare dalla Polizia."
"Trovi divertente il fatto che l'abbia pensato?"
"Molto." Disse. "Molto divertente." Esplose in un'altra risata per poi spostarsi dal marciapiede alla strada.
"Torni sul marciapiede?" Le chiese Luca.
"Non c'è nessuno, rilassati." E per appoggiare la sua ipotesi si mise in mezzo alla strada.
"Vieni qui." Le urlò il ragazzo. Il crepitio si arrestò. "Dovresti seriamente calmarti, ok? Non c'è nessuno. E pure se m'investissero non ti deve interessare."
"M'interessa."
"Perché?" Alice si era messa sul marciapiede opposto al suo, guardava Luca con un cipiglio sul viso. Era strano. Era strano e non le piaceva.
"Vorrei conoscerti." Disse e la ragazza quasi non si strozzò con l'aria. "Come amici, si intende."
Non la convinceva. "Non ho bisogno di amici."
"Invece sì, ne hai bisogno."
"Non sai nulla di me."
"So più di quello che credi." Alice attraversò la strada come una furia e prese la maglietta di Luca in due pugni. "Che cazzo ti ha detto Giorgio? Lo ammazzo." E a Luca sembrò che quel Lo ammazzo non fosse detto tanto per dire qualcosa.
"Non ha detto niente!" Scacciò le mani d'Alice e la guardò negli occhi. "Perché sei così? Sembri una psicopatica."
La ragazza si allontanò da lui facendo dei passi all'indietro, scese dal marciapiede dando le spalle alla strada e scosse la testa. "Attenta!" Alice stava per essere investita quando Luca la prese per il polso e la portò sul marciapiede con uno strattone.
La ragazza scosse il braccio per liberarsi dalla presa del biondo. "Stavano per metterti sotto!" Sbottò quest'ultimo.
"Non m'interessa."
"Sei proprio una psicopatica." Lasciò il polso di lei e alzò le mani in aria.
"E tu sei proprio un idiota che pensa di conoscere tutto non sapendo nulla." Urlò Alice.
"Perché tu conosci tutto invece, no?" Chiese ironicamente.
"Di certo conosco più cose di un ragazzino di ventitré anni che non ha mai ricevuto uno schiaffo dalla vita, di certo so più cose di te che sei un viziato del cazzo."
Luca fece un passo indietro come se quelle parole l'avessero davvero colpito. "T'allontani perché la verità brucia?!" Alice fece un passo in avanti.
"Hai ragione, sai? Non so niente di te." Le diede le spalle e iniziò a camminare lentamente.
"Ho sempre ragione."
"No, Alice, ti sbagli. Non hai sempre ragione. Non sono un ragazzino di ventitré anni che non ha mai ricevuto uno schiaffo dalla vita." Si girò nuovamente verso di lei e si guardarono negli occhi.
Alice sorrise. "E quale sarebbe questo schiaffo? Tuo padre non ti ha comprato la Mercedes?" Sapeva di star esagerando e di star sbagliando, sapeva che non erano affari suoi e che non poteva pretendere che lui non la giudicasse quando era quello che stava facendo lei in quel momento. Ma l'impulso era stato troppo forte e quelle parole erano sgusciate via dalla sua bocca con troppa facilità.
Luca fece un mezzo sorriso. "Da dove vieni, Alice? Perché devi venire da qualche posto interessante, qualche posto in cui dire parole a caso non è giudicato sbagliato." Disse piano.
"Vengo da Tevi." Rispose lei con calma. "E dire parole a caso a Tevi non è giudicato sbagliato ma sconveniente. Perché non ti conviene dire cose senza sapere, a meno che non vuoi apparire sui manifesti funebri la settimana dopo."
Ci fu un attimo di silenzio in cui Luca guardò a terra. Quando alzò lo sguardo puntò i suoi occhi scuri in quelli caldi d'Alice. "Me lo dovevo aspettare." Sussurrò sorridendo. "E comunque, Alice, non è quello lo schiaffo che ho ricevuto dalla vita." E prima che la ragazza potesse controbattere Luca disse: "Io non ho un padre." Ci fu una pausa. "Poi anche la Mercedes è stata una bella botta.."
Alice rimase sbigottita ma non ritirò quello che aveva detto, non chiese scusa. Osservò come Luca rise leggermente e come, poco dopo, se ne andò.
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Wild world
RomanceAlice e Giorgio sono nati e cresciuti in un ambiente che non fa per loro. Si incontrano per la prima volta alle elementari e si perdono di vista, per poi ritrovarsi insieme al Tre. Una volta finite le superiori le loro strade si dividono. Due anni d...