Incapaci di amare

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"Allora come stai?" Alice aveva incastrato il telefono fra la spalla e l'orecchio mentre stava preparando il pranzo. Quel giorno, stranamente, erano solo lei e Giorgio.
Beatrice, dall'altro capo del telefono, sbuffò. "Diciamo bene."
"Sai il sesso del bambino?" Sorrise.
"No, Ali, non lo voglio sapere. Io questo bambino non lo voglio."
"Bea, se continui così abortisci.." Perché Alice aveva sentito dire che, se il bambino è indesiderato, spesso avviene un aborto spontaneo. "Devi fare attenzione."
"Ma io non lo voglio!" Bea lo odiava. Non lo voleva. Lo sentiva crescere giorno per giorno, a volte lo sentiva persino muovere e tutto quello le faceva schifo. Non lo voleva perché aveva scoperto chi era il padre.
"Di chi è?" Alice glielo chiedeva sempre, anche se spesso non otteneva risposte tanto carine.
Giorgio entrò in cucina e sorrise alla ragazza che stava assaggiando la pasta. Lei non se ne accorse e continuò a parlare con l'amica. "Non lo so, Alice! Non mi stressare!" Bea attaccò ed Alice rimase ad ascoltare il rumore prodotto dal telefono per alcuni secondi prima di prenderlo in mano e schiacciare il tasto rosso.
"Chi era?" Chiese Giorgio.
"Era Bea." Il ragazzo rimase indifferente e la guardava con diffidenza. Cercava di scorgere un qualche movimento che lasciasse capire cos'era successo.
"E?"
"Non vuole il bambino." Sospirò Alice. "Oggi pomeriggio l'andiamo a trovare? Magari portiamo anche Nat e Luca, così si svaga un po'..."
"Non porterò quei deficienti da Bea. Ha bisogno di tranquillità e di stare sola. Deve riflettere."
Alice alzò un sopracciglio per poi scolare la pasta. "E tu questo come lo sai?"
"Lo intuisco." Il biondo alzò le spalle.
La ragazza fece i piatti e ne porse uno a Giorgio per poi sedersi sul divano. "Ogni volta che si menziona il padre del bambino impazzisce." Rifletté Alice ad alta voce.
"E allora?"
"Secondo me se lo ricorda ma ha paura di dirmelo."
"Perché dovrebbe?" A Giorgio non piaceva parlare alle spalle delle persone, soprattutto a quelle di Bea che aveva bisogno solo del loro appoggio.
"Non lo so, magari questo ragazzo è finito in carcere? Oppure l'hanno violentata."
"Ma che cosa stai dicendo." Non era una domanda perché non aveva davvero intenzione di capire ciò che stava insinuando Alice sulla sua unica amica.
"Sono semplicemente delle supposizioni, Giorgio, perché ti scaldi tanto?" Giorgio avrebbe voluto dirglielo però stette in silenzio perché aveva promesso e le promesse sono promesse, anche se sono fatte da una persona sporca.
"Ci vado da solo da Bea." Disse d'un tratto. Lasciò il piatto - ancora intatto - sul piano della cucina e prese le chiavi della macchina uscendo velocemente dall'appartamento. Alice non ebbe neanche il tempo di chiedergli perché.
"Non posso, Bea." Giorgio cercò di accarezzare la guancia alla ragazza ma quest'ultima si scansò.
"Non mi toccare, stronzo." Ringhiò. "O lo fai tu, Giorgio, o quant'è vero Dio lo faccio io."
Il ragazzo assottigliò gli occhi con un leggero sorriso sul volto. "Non ne hai il coraggio e lo sai." Disse lentamente.
"Lo scoprirà." Bea nascose il volto fra le mani. Le veniva da piangere ma non l'avrebbe fatto davanti a lui.
"Lo so."
I due si guardarono per un momento. "Si infurierà, Giorgio. Soprattutto dopo tutti i casini che stai facendo. La farai impazzire."
Il biondo abbassò lo sguardo. "Non sto facendo proprio niente."
"E quel bacio?"
"Avevo solamente voglia di farlo." Alzò le spalle.
"Sai mentire meglio di così."
"Non sai nulla di me."
"E mi va bene così." Ribatté Bea.
Ci fu un attimo di silenzio. Poi Beatrice disse: "Voi non sapete amare, Giorgio. Ficcatelo in testa: voi due siete incapaci di provare amore. Vi scorre troppo odio nelle vene, scorre come fosse sangue."
"Non scorre un cazzo nelle vene."
Bea sorrise. "Sei proprio stupido. Lasciala stare, Giorgio, lasciala andare. Tu le farai solo male. Tu la distruggerai."
Giorgio si alzò di scatto facendo strusciare le gambe della sedia rumorosamente. "Lei è mia. Mi appartiene. Non posso lasciarla andare, non posso." La sua voce era un sibilo, nelle sue parole si poteva scorgere l'odio che lo caratterizzava tanto.
"La distruggerai." Ripeté la ragazza.
Giorgio uscì da quel posto che puzzava di chiuso, di speranze andate a male e di verità con un macigno all'altezza del petto dove - in teoria - ci sarebbe dovuto essere il cuore.

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