Giorgio la guardava così insistentemente che Alice dovette abbassare lo sguardo. Iniziò a torturarsi le dita delle mani in cerca di una scusa, una qualunque. "Questa è la verità." E Giorgio le avrebbe pure creduto se solo non c'avesse impiegato cinque minuti per rispondere. Fece comunque finta di nulla. Lei non gliene voleva parlare? Se ne sarebbe fatto una ragione.
Le porse la tazza di caffè e la osservò berlo. Non c'aveva messo lo zucchero, voleva vedere la sua reazione. Gli occhi di Alice si socchiusero leggermente, le sopracciglia si aggrottarono per un attimo mentre il suo pomo d'Adamo scendeva e saliva in modo molto lento. "Sei cambiata." Le disse dopo un po'.
Alice alzò un sopracciglio posando la tazzina vuota sul tavolino da caffè posto davanti al divano. "Dici?"
"Dico." Giorgio annuì convinto. "Sei... cresciuta."
"Già. È quello che non hai fatto tu." Alice sorrise e Giorgio rise un po'.
"Non puoi dirlo," disse. "non mi conosci."
Alice lo guardò. "Dopo... vediamo... cinque, otto... tredici? Tredici e due.." Fece un verso strano e Giorgio la guardò divertito. "Dopo quindici anni mi vieni a dire che non ti conosco?"
"Ci siamo insultati per un sacco di tempo, Alice. Non puoi dire di conoscermi, conosci la parte di me che vuoi vedere."
"Non voglio conoscere niente." Fece una faccia disgustata.
Giorgio sospirò. "Non c'è peggior ignorante di colui che non vuole sapere." Disse con aria saccente. Alice scoppiò a ridere.
"Questa da dove l'hai pescata?" Chiese ancora ridendo.
"Boh, ogni tanto mi escono così." Disse Giorgio stringendosi nelle spalle.
"Piccolino, si è offeso!" Alice si avvicinò a lui e gli strinse una guancia fra l'indice e il medio.
"Allora.." Giorgio scacciò la mano della rossa. "Resti?"
Alice gli sorrise. "Sì, resto."
"A partire da oggi?"
"No, a partire da oggi no." Si portò una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio. "Non ho la macchina e dovrei ritornare lì per i bagagli."
Giorgio fece una smorfia. "Smetti di chiamarla 'lì', ha un nome."
"Un nome che vorrei dimenticare." Sibilò Alice.
"Sappiamo benissimo entrambi che non lo dimenticherai mai!" Urlò Giorgio.
Alice strabuzzò gli occhi, lui non urlava mai. "Quel nome ce l'abbiamo stampato in fronte, ce l'hanno scritto col fuoco sul cuore." Continuò. Posò la tazza sul ripiano della cucina, si tolse la maglietta.
Alice distolse lo sguardo e in un altro momento Giorgio avrebbe riso di lei. "Questo," indicò una cicatrice all'altezza del cuore. "questo è il marchio di fabbrica. Questo" spinse con l'indice la cicatrice che gli faceva un male cane come se volesse infilarla all'interno del petto, come se volesse farla sparire. "ti dice da dove vieni, chi sei e chi sei stato. Con un po' di sfiga ti dice pure chi sarai."
Alice osservò la cicatrice e si avvicinò ancora di più a Giorgio. Senza accorgersene posò l'indice su di essa e la percorse. "Un..." le parole le morirono in gola.
Il ragazzo si era completamente rilassato a quel contatto. Si sentiva, per la prima volta, in pace. La voce di Alice però lo distolse dai suoi pensieri e gli fece aprire gli occhi che neanche s'era accorto d'aver chiuso. "Un proiettile."
La ragazza continuava ad accarezzare quella parte di pelle più liscia al tatto. "È buffo come due come noi stiano studiando legge." Disse Alice sbuffando una risata.
Giorgio le sorrise appena. "Ho la macchina." Se ne uscì. "Ti accompagno io a-"
"Grazie." Lo interruppe prima che potesse dire quel nome. "Non nominarlo, per favore." Si allontanò dal ragazzo che aveva assunto un'espressione confusa.
"Non puoi scappare dal passato, Belfiore. Sai perché non puoi? Perché è già successo, perché t'ha già rincorso e t'ha già preso." Disse Giorgio per poi allontanarsi dal tocco di lei ed infilarsi la maglietta. "E così come non puoi scappare dal passato non puoi scappare neanche da Tevi."
Alice lo guardò truce e lo spinse. "Ora che l'hai detto ti senti meglio, pezzo di merda?!" Sbottò spingendolo ancora.
"Pure se non l'avessi detto, tu avresti sempre saputo di venire da Tevi. Saresti sempre appartenuta a quella città e avrebbe sempre fatto parte del tuo passato."
Alice, presa dalla rabbia, gli diede un pugno sullo zigomo. "Cazzo!" Urlò dal dolore. Si prese la mano destra con la sinistra e la guardò attentamente.
Giorgio - che aveva girato il viso verso destra - si voltò lentamente verso Alice e la guardò mentre tratteneva le lacrime. "Non te la sei rotta, tranquilla." Le disse.
La rossa alzò lo sguardo verso il ragazzo e vide il suo zigomo leggermente rosso e gonfio. "Scusa." Gli disse. Cercò di toccare il viso di lui con la mano sana però Giorgio le bloccò il braccio.
"Non ti azzardare." Ringhiò.
"Ti fa male?"
"No."
"Sicuro?"
"No."
Alice sospirò. "Metti un po' di ghiaccio e il dolore passa." Le disse Giorgio. Si diresse verso il freezer e prese una busta di piselli congelati. "Non c'è ghiaccio." La informò mentre le posava delicatamente la busta sulla mano rossa. Era così concentrato sui suoi movimenti che non si accorse che Alice lo stava guardando.
"Ti fa male?" Giorgio scosse la testa. "Forse ti viene un livido." Il biondo alzò le spalle. "Voi maschi e il vostro stupido orgoglio."
"Parla quella che neanche vuole dire il nome della città in cui è nata e cresciuta." Giorgio alzò gli occhi al cielo applicando un po' più di pressione sul dorso della mano.
"Ahia!" La ragazza cercò di sottrarsi ma il biondo allentò la presa. "E comunque è diverso."
Il ragazzo rise. "No, non è diverso. Sai che le persone sarebbero diverse con te, questo è diverso." Alice sapeva che Giorgio aveva ragione ma mai l'avrebbe ammesso.
La portò in bagno e le fasciò la mano dal polso alle nocche e dopo tantissime lamentele da parte del ragazzo, Alice riuscì a mettergli del ghiaccio sullo zigomo e una crema per gli ematomi.
Giorgio prese le chiavi di casa e quelle della macchina che ormai erano già le tre del pomeriggio. "Sai cucinare?" Chiese ad Alice.
"Sì."
Salirono in macchina. Giorgio alla guida ed Alice sul sedile davanti. "Figo." Disse Giorgio. "Non dovrò più mangiare pizza o quella merda del Mc Donald's."
Per dieci minuti stettero in silenzio, poi Giorgio parlò. "Quel vecchio burbero di tuo padre come sta?"
"Morto." Alice scrollò le spalle.
Il ragazzo rimase sorpreso e schiuse la bocca. "Tua madre?" La voce era simile ad un sussurro, non sapeva neanche se Alice l'avesse sentito.
La ragazza sorrise e si girò verso di lui. "Indovina."
"Non dirmi che fa ancora la puttana per zia Berta!" Esclamò. "Non l'ha capito che quella non dà mai una lira?" Sbuffò alterato.
"Acqua." Alice scosse la testa.
"Spaccia ed è finita al gabbio?" Giorgio rise. Non se la immaginava proprio la bellissima Raffaella in prigione.
"Fuochino."
Il ragazzo ingoiò a vuoto. Strinse leggermente la presa sul volante. "Voglio l'aiuto del pubblico." Fece un sorriso tirato.
Alice sembrava divertita dalla situazione. "Non è finita al fresco per spaccio."
"Quindi non sta al gabbio?" Quasi quasi fece un respiro di sollievo.
"Oh, no!" Alice rise. "Al gabbio ci sta. Non per spaccio ma ci sta."
Il respiro di sollievo gli si bloccò in gola. "Furto?"
"Oceano."
"Ti prego, Alice." Giorgio strinse le labbra. "Ti prego non dirmi che è quello che penso io." Ingranò la seconda e poi diede una veloce occhiata alla ragazza seduta accanto a lui. "Dimmelo, cazzo!"
"Omicidio." Fu detto così a bassa voce che Giorgio sperava d'aver sentito male.
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Wild world
RomanceAlice e Giorgio sono nati e cresciuti in un ambiente che non fa per loro. Si incontrano per la prima volta alle elementari e si perdono di vista, per poi ritrovarsi insieme al Tre. Una volta finite le superiori le loro strade si dividono. Due anni d...