Rosso come il fuoco

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"Ho un sonno.." Disse Alice appena furono davanti la porta del loro appartamento.
"A chi lo dici." Giorgio sbadigliò e inserì la chiave nella serratura per poi aprire la porta.
Barcollarono entrando in casa e poi Alice chiuse la porta. "Alice, non mi va di farti il letto. O dormi con me o sul divano."
"Quant'è scomodo il divano?" Chiese con una smorfia anche se in quel momento si sarebbe potuta addormentare su delle pietre.
"Se ti va bene ti svegli solo col torcicollo. Male che vada hai un bel colpo della strega." Disse Giorgio togliendo la scarpa sinistra aiutandosi col piede destro e viceversa. Tolse anche i calzini e la maglietta.
Alice lo seguì con lo sguardo. Alla fine Giorgio si trovava davanti la porta della sua stanza con una scia di vestiti alle sue spalle. "Non potevi farmelo prima?"
"Cosa?" Chiese il ragazzo.
"Il letto."
"No, non mi andava." Disse Giorgio dopo un attimo di silenzio. "Allora vieni in camera mia o ti ritrovi con la schiena a pezzi domattina?" Si girò verso la rossa che già lo stava guardando.
Alice sbuffò. "Vengo in camera tua. Dov'è il bagno?"
Giorgio le indicò una porta e Alice la fissò. "Giorgio," lo chiamò.
"Eh, Alice. Dimmi."
"Non ho preparato la valigia, Giorgio. Mi sono dimenticata." Il ragazzo rise di gusto mentre Alice lo guardava truce.
"E allora? Che vuoi da me?"
"Come faccio a dormire?"
"Puoi dormire in mutande, tanto ti ho già visto."
"È diverso."
"E perché?"
Giorgio si trovava in piedi di fronte ad Alice con solo i boxer addosso. Non gli importava se lo vedeva in quel modo o completamente nudo. Loro due erano cresciuti insieme - nel modo sbagliato, certo, ma l'avevano fatto - che male c'era?
"Perché non mi vedevi mica da vicino." Alice incrociò le braccia al petto. Lo sguardo di lui era troppo pesante da reggere, lo sguardo di Giorgio ti trapassava i vestiti e l'animo.
Il ragazzo stette in silenzio per poi ritornare sui suoi passi e prendere la maglia che aveva indossato quel giorno. La scrollò per darle di nuovo la forma e la porse ad Alice che intanto aveva alzato un sopracciglio. "O questa o le tue fantastiche chiappe nude."
"Ringrazia il cielo che ho le mani fuori uso, sennò ti picchiavo a sangue." Disse Alice. Giorgio sapeva che era così, perché molte volte da ragazzini si erano picchiati a sangue, si erano malmenati e presi a parolacce.
"Posso farti una domanda?" Le chiese.
"Muoviti che ho sonno e sono le quattro e mezza." Bofonchiò lei in uno sbadiglio.
"Ti è rimasto qualche segno?" Non c'era bisogno di ulteriori spiegazioni, entrambi sapevano quello a cui Giorgio si riferiva. Si guardarono negli occhi con avidità, come se tutte le risposte del mondo fossero riposte in essi.
"No."
"Non ti ho picchiato abbastanza forte." Disse il ragazzo con un sorriso in volto.
"Neanche io." Gli rispose.
Dopo che Alice si fu cambiata entrò piano nella camera di Giorgio. Era più ordinata del resto della casa. In punta di piedi si avvicinò al letto e si sedette su di esso con un'accortezza micidiale.
Giorgio era girato di spalle e, con gli occhi chiusi, sorrideva. Alice sollevò piano le coperte e ci si infilò sotto sentendo subito freddo. Si girò dalla parte opposta di quella in cui era rivolto il ragazzo e chiuse gli occhi.
Poco prima di addormentarsi sentì due braccia avvolgerle il corpo e un petto caldo schiacciato contro la sua schiena. Dei leggeri sbuffi uscivano dalle labbra di Giorgio e si infrangevano sul collo di lei. Alice non si mosse pensando che stesse dormendo e che quelle cose le stesse facendo inconsciamente.
Il ragazzo, nel buio della sua camera, cercava di mettere a fuoco i capelli rossi di lei, l'unico fuoco che aveva alimentato la sua vita. Un fuoco che si era scordato d'avere.

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