Polaroid

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"Ci tenevo, ok?" Alice cercò di giustificarsi.
"A cosa?" Giorgio stava respirando pesantemente per non picchiarla, perché si ripeteva che picchiare le donne fosse una cosa meschina e sbagliata. Però la voglia che aveva di colpirla non se ne andava.
"A fare una buona espressione ad Alessandra!" Disse. "Tu tieni a lei e così io volevo solo-" Si interruppe ed alzò gli occhi al cielo. "Lascia stare, è stupido."
Per Giorgio però non era stupido, per lui non lo era neanche un po'. "Alice." La richiamò.
"Restituiscimi lo schiaffo, su." La rossa chiuse gli occhi e portò il viso a pochi centimetri di distanza da Giorgio. Il ragazzo la osservò con un ghigno sul volto ed un sopracciglio leggermente inarcato. Prese una ciocca di capelli d'Alice e la portò dietro il suo orecchio. La ragazza a quel punto spalancò gli occhi e vide che Giorgio era più vicino di quanto dovesse essere in realtà, e notò che non l'aveva colpita. Schiuse leggermente le labbra e lo sguardo del ragazzo ricadde su di esse.
Alice era così vicina e Giorgio non riusciva a capire com'erano arrivati a quel punto, com'erano passati dal picchiarsi al vivere insieme, sopportarsi e farsi favori a vicenda. Che fossero semplicemente cresciuti? Lo escluse. Erano due ragazzini.
Alice aveva le sopracciglia aggrottate mentre cercava di capire perché Giorgio fosse così vicino e perché avesse ancora la mano sulla sua guancia. "Perché stai sorridendo?"
"Non lo so." Rispose. "Non ne ho davvero idea." Le parole erano dette in un sussurro, gli occhi verdi del ragazzo parevano rapiti dalla figura d'Alice, dalla sue labbra, dalle sue lentigini..
Si guardarono un attimo negli occhi, entrambi erano molto confusi. Giorgio le accarezzò col pollice la guancia e sorrise ancora di più. Non capiva cosa gli stava succedendo. In un attimo le sue labbra premettero su quelle di Alice che - sorpresa - spalancò gli occhi. Giorgio portò le mani sulla sua schiena, la spinse più vicino a lui finché i loro petti non si toccarono. Aveva chiuso gli occhi e si era lasciato andare, si era lasciato travolgere dal bacio.
Alice mise le mani sul suo petto e cercò di fare leva, cercò di toglierselo di dosso. "Che cazzo stai facendo?" Chiese dopo essere riuscita ad allontanarsi un po'.
Giorgio non le rispose, si allontanò solamente da lei come se avesse preso la scossa. "Il latte puzza, Alice, vatti a fare un'altra doccia." Disse con voce glaciale.
"Quindi, Alice, che lavoro fai?" Erano sul divano a casa di Alessandra. Giorgio appena davanti la soglia di casa aveva preso la mano ad Alice e non l'aveva più lasciata. Lo rilassava.
Erano le sette e mezza di sera. "Come ben sa questo è il periodo in cui si provano tutti i tipi di occupazioni fino a trovarne uno stabile. Personalmente sono ancora alla ricerca di un lavoro, per il momento studio." Disse Alice con un sorriso.
Alessandra le sorrise dolcemente. "Veramente? E cosa studi?" Diede uno sguardo a Giorgio, che aveva alzato per l'ennesima volta gli occhi al cielo.
"Ma Flavio dov'è?" Chiese giusto per rompere quella conversazione a dir poco ridicola. Tutte le risposte che dava Alice erano semplicemente bugie.
"Viene alle otto, tesoro." Gli rispose Alessandra per poi tornare con lo sguardo su Alice.
"Studio Legge con Giorgio." Le rispose gentilmente. "Siamo tutti e due portati, diciamo."
"Portati." Giorgio rise.
Alessandra lo rimproverò con lo sguardo, perché sapeva quello che stava pensando.
Flavio, il marito di Alessandra, rientrò alle otto. Alessandra e Alice avevano già apparecchiato e avevano iniziato a preparare la cena. "Così tu sei la famosa Alice!" Flavio le sorrise una volta entrato in cucina, poi baciò la moglie sulla guancia. "Come ti sta trattando Giorgio? Perché se ti tratta male gli spezzo le gambe."
"Mi tratta bene, signore." Gli sorrise.
"Chiamami anche papà, Alice."
"Pap- Flavio," Giorgio si corresse ed Alice poté giurare di sentire il fiato dell'uomo spezzarsi momentaneamente. "Smettila."
Flavio sorrise al ragazzo e poi si diresse verso un mobile con le ante di vetro. Dentro di esso c'era un gran numero di vecchie macchine fotografiche. Prese una Polaroid. "Dovrebbe funzionare ancora.." Disse sorridendo e maneggiandola un po'. "Ai nostri tempi mica c'erano i cellulari con la telecamera interna..."
"Sì, dovrebbe funzionare. Mi hai fatto qualche foto con quella quando ero bambino."
"Eri davvero carino quand'eri un bambino." Si lasciò sfuggire Alice.
"Ah sì?" Chiese Giorgio.
Flavio li guardava con un sorriso sul volto. "Mi ricordate me e Alessandra da giovani. Vi volete così bene... si vede proprio." Disse ed i due si guardarono smarriti.
"Se solo sapessi quanto ci vogliamo bene.." Disse Alice sapendo che Flavio avrebbe preso seriamente quelle parole mentre erano piene d'ironia.
"Vi voglio fare una foto." Disse Flavio.
"Non sono molto fotogenica." Ammise Alice.
"Zitta che sei bellissima!" Giorgio le cinse la vita con un braccio e avvicinò il corpo della ragazza al suo. "Sorridi, amore." Disse nel suo orecchio ed Alice sorrise poco dopo, ma non perché gliel'aveva chiesto.
Flavio spinse il bottone e poco dopo la foto - ancora nera - uscì dalla Polaroid. Strinse l'estremità fra il pollice e l'indice e iniziò a scuoterla. Piano piano la foto prese i colori e poi i contorno divennero definiti.
Giorgio sorrideva contro l'orecchio d'Alice, le labbra distanti pochi centimetri da esso, ed Alice sorrideva socchiudendo gli occhi marroni, guardava distrattamente qualcosa di indefinito.
Flavio sorrise e poi sospirò. "Siete proprio innamorati voi due, eh.."
I ragazzi rimasero fermi nella cucina con un sorriso nervoso in volto, nessuno dei due aprì bocca.

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