Dalle nove alle quattro il gruppo d'Alice fece solamente cinque spettacoli a tema. Per il resto si aggiravano per L'Alibi con le loro divise a servire tavoli e clienti.
Alice d'un tratto venne strattonata. "Perché non mi hai detto che facevi questo tipo di cose." Ringhiò Giorgio. Aveva i capelli arruffati e gli occhi iniettati di sangue, sembrava che bruciassero dalla rabbia.
"Che cazzo te ne fotte a te di quello che faccio." La rossa posò la birra sul tavolo numero quattro e sorrise cordialmente al ragazzo seduto lì.
"Stai sotto il mio tetto, è anche affar mio." Disse gelido.
Alice si voltò verso di lui. "No. Il tetto è di Mario, non tuo." Superò Giorgio con una spallata che rimase imbambolato qualche secondo per poi ritornare all'attacco. La prese per l'avambraccio.
"Sono fatti miei, Alice."
"No che non lo sono. Non ti è mai fregato un cazzo di me." Scattò la ragazza. "Eri tu il ragazzo biondo che mi picchiava e che mi marchiava a sangue o ti confondo con qualcun altro?" Lo scrutò un attimo con gli occhi socchiusi e il ragazzo abbassò lo sguardo sentendosi colpevole. Mollò la presa sulla ragazza e la vide allontanarsi in quei pantaloni troppo corti e quella canotta troppo stretta. Digrignò i denti e si sedette a un tavolo libero.
"Vuoi qualcosa da bere?" Sara gli si avvicinò masticando una gomma. Gli sorrise e lo guardò attentamente. "O magari desideri altro?" Nel dire questa frase si era leggermente chinata sul tavolo abbassando la voce.
"Aspetto Alice." Rispose secco.
"È la tua ragazza?" Chiese la mora.
Giorgio la guardò spaesato. "No." Disse aggrottando le sopracciglia.
"La tua amica del cuore o merdate simili?" Chiese ancora. Quando parlava si notava la gomma da masticare passare da un lato all'altro della bocca. Mentre Sara pensava che Giorgio fosse un ragazzo da portarsi immediatamente a letto, lui - con una rapida occhiata - decise che quella ragazza era appena passabile. Una persona che neanche guardandola una decima volta potevi notare.
"Io e Alice siamo lontani anni luce dall'essere amici del cuore." Scosse la testa divertito.
"Allora perché l'aspetti? Lei non fa servizi, eh." Lo informò.
"Non voglio nessun servizio. Vive con me."
"Oh." Sara si rattristò un poco. "Quindi l'idea di noi due, stasera.." Lasciò la frase in sospeso.
"Cancella quest'assurda idea. Non mi ti farei neanche se abitassi da solo."
Sara si allontanò ferita nel profondo e si diresse verso la sua amica rossa. "Ehi Ali, un figo molto stronzo ti vuole." Disse picchiettando sulla spalla di Alice.
La ragazza si voltò. "Oh. Giorgio." Disse solamente prima di alzare gli occhi al cielo. "Grazie Sara." Fece un sorriso tirato.
"Hai terrorizzato Sara." Informò il ragazzo non appena arrivata al suo tavolo.
Giorgio alzò un sopracciglio. "Chi?"
Alice fece un cenno verso la bruna. "Ah, lei. Mi ha chiesto di scopare, non ho voluto. Sono uno stronzo per questo?" Chiese retoricamente. "Comunque, siccome sono seduto ad un tavolo e quindi sono il cliente, non puoi trattarmi di merda. Perché non mi hai detto che facevi quelle robe? Sembravi una gattamorta."
Alice si sedette alzando gli occhi al cielo. "Mi servono i soldi." Disse. "Non te l'ho detto perché questo lavoro è umiliante, Giorgio. Sembro una battona!" Esclamò indicando il suo abbigliamento. Il ragazzo ne approfittò per guardare meglio quel corpo snello. "Non mi devi fare i raggi-x." Si lamentò.
"Non penso che tu sia una battona." Giorgio inclinò leggermente la testa guardandola negli occhi. "Una gattamorta. Ma è differente." Alzò le mani con fare innocente.
Alice lo fulminò con lo sguardo. "Non sono una gattamorta."
"Questo non lo posso dire."
"Te l'assicuro io, Giorgio." Disse con voce glaciale. "Non sono una gattamorta né altro. Vado in giro con maglioni enormi e jeans consumati, non posso esserlo."
"Le ragazze più innocenti sono le più porche a letto." Disse Giorgio ridendo. "E tu me l'hai dimostrato oggi!"
"Non sono venuta a letto con te." Ribatté la rossa.
"Ti muovevi in modo davvero sexy, Alice."
La ragazza si morse il labbro e voltò leggermente il viso nel vano tentativo di nascondere il rossore sulle guance. Nessuno l'aveva mai vista ballare a L'Alibi, neanche Bea. Si sentiva molto in imbarazzo.
"Perché ti vesti da maschio se hai queste curve fantastiche?" Le chiese Giorgio.
La fece solo arrossire di più. "Sei bella, Alice. Non nasconderti in vestiti sformi e consumati e non strizzarti in abiti succinti. Sii te stessa, sii Alice Belfiore." Il biondo non accennò un sorriso. Guardò l'orologio, erano le quattro del mattino spaccate. "Ti aspetto in macchina. Togliti quei trampoli che hai ai piedi, devono far male." Si allontanò come se nulla fosse successo. La ragazza invece era rimasta seduta per un po' totalmente disorientata.
Si alzò qualche minuto dopo, si diresse verso i camerini e si spogliò una volta davanti allo specchio.
Sul viso ancora quel trucco, i capelli selvaggi che l'avevano sempre caratterizzata. Si struccò e scrutò il proprio riflesso. Le ciglia corte, gli occhi marroni, le lentiggini sotto di essi e sul naso. Applicò un po' di mascara. Era ancora in biancheria.
"Tutto ok, Alice?" Le chiese Cristian.
La rossa si girò verso di lui e pensò che vestito normalmente, struccato e senza tacchi era di gran lunga più bello. "Sì." Si limitò a dire.
"Vuoi un passaggio?"
"No, grazie." Lo liquidò. Tornò a studiare l'immagine riflessa nello specchio come se si fosse vista per la prima volta.
Si infilò la felpa grigia e i jeans consumati per poi raccogliersi i capelli in una coda morbida. Il ragazzo sospirò per poi uscire e, pochi attimi dopo, Alice uscì da L'Alibi con un pensiero fisso: chi è Alice Belfiore?
STAI LEGGENDO
Wild world
RomanceAlice e Giorgio sono nati e cresciuti in un ambiente che non fa per loro. Si incontrano per la prima volta alle elementari e si perdono di vista, per poi ritrovarsi insieme al Tre. Una volta finite le superiori le loro strade si dividono. Due anni d...