Capitolo 8

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Il mattino seguente non vado a scuola, anzi dormo parecchio.
Quando mi sveglio, Michele è ancora qui. «Nonna Rosalba è con nonno Ernesto» mi dice in tono pimpante. «Gigi invece sta arrivando. Ti spiace se vado a scuola con Tommaso?»
«E me lo chiedi?» biascico ancora mezza addormentata, seppur sorridendo.
Sto parlando con mio cugino, come ai vecchi tempi! Non si è trattato di un sogno... è tutto reale!

Mi fa una carezza prima di allontanarsi, ed entro poco arriva nonno Gigi, con il quale chiacchiero per qualche minuto.
È bello raccontargli riguardo la scuola, sfogarsi con lui sui troppi compiti e sui compagni particolarmente tediosi.
Lui però non fa in tempo a rispondermi che mio padre torna assieme a Saul. Deve essere uscito quando ancora dormivo, ricordo a malapena il suo saluto.
Babbo se ne va subito a lavoro, mentre mio fratello si getta sul suo letto e si stiracchia come un gatto, con la faccia di uno intenzionato a starsene in panciolle per tutta la giornata.

Siccome però che devo studiare per la verifica di spagnolo di domani, lo caccio in cucina e raccolgo i libri necessari.
«Ne hai veramente bisogno?» mi chiede il nonno.
Lancio uno sguardo alla porta aperta. Saul può sentirmi parlare "da sola", ma non voglio chiudere: se venisse colto da un altro attacco e non lo sentissi?
Così mi accoccolo sul letto e brontolo a bassa voce: «Non mettertici anche tu».
«Perché no? Dico soltanto quello che ho sempre visto. La professoressa ti ha interrogata la scorsa settimana sugli stessi argomenti. Conosci il Don Chisciotte della Mancia a memoria, per oggi puoi anche rilassarti.»
Sospiro. «Nonno, io non mi sentirei sicura per tutto il giorno. Avrei l'ansia addosso fino a domani! E non dirmi di essere meno paranoica.»
Lui ride. «Va bene, va bene. Allora ascolta, perché non mi ripeti tutto quello che sai, senza ripassare? Ti ascolto io» si propone, avvicinandosi per leggere le pagine.
«Saul mi sentirà...»
«Molti studenti ripassano parlando da soli. Su, comincia raccontandomi di Miguel de Cervantes.»

Mi struscio le mani, indecisa... ma quando mio nonno mi fa cenno di parlare, io comincio a snocciolare con sicurezza tutte le nozioni che ho acquisito sul Don Chisciotte.
Parlo a lungo, per almeno mezz'ora, e Saul non mi interrompe mai. Neanche mio nonno, che ogni tanto sorride e annuisce. Io intanto giro pagina ogni volta che ce n'è bisogno, senza che lui mi metta fretta.
È sempre stato bravo ad ascoltare in silenzio, è un interlocutore perfetto se devo ripetere oralmente i compiti.

Mi manca soltanto una pagina, quando sento suonare il campanello.
«SAUL, VAI AD APRIRE!» urlo malamente a mio fratello.
«CI STO ANDANDO! »sbraita lui.
«CHI È?!»
«È LIBERIO!»
«VA BENE! FALLO SALIRE!»
«GRAZIE PER AVERMELO DETTO! STAVO APPUNTO PENSANDO DI LASCIARLO FUORI! »
«STAI ZITTO O TI PRENDERÀ UN ALTRO ATTACCO, DEFICIENTE!» Mi schiarisco la gola per riprendermi dalle urla, e mormoro: «Allora l'ultima pagina la ripeterò a Liberio».
«Molto bene.» Il nonno mi accarezza la testa, un gesto a cui non ero più abituata. Mentre gli sorrido, dice: «Vado di là da Saul. Speriamo si sia messo a guardare un film decente. Se ci sono problemi, ti avviserò».
«Grazie, nonno.»

Esce di camera nello stesso momento in cui, tutto contento, entra Liberio.
È così strano che non si sia accorto che mio nonno gli è appena passato accanto sfiorandolo. Benché sia un angelo, sembra così corporeo.
Accolgo il mio amico dicendo: «Cosa ci fai qui? E la scuola?»
«Oggi c'è sciopero, ricordi?» Balza sul mio letto e posa subito lo sguardo sul libro di spagnolo. «Ma che cavolo fai?»
«Studio, domani abbiamo un compito in classe, ricordi?»
Lui sbuffa alzando gli occhi al cielo. «È spagnolo, mica scienze. Sappiamo già tutto.»
«Tu non vuoi ripassare?»
Simula una tossetta e sorride gongolante. «Il cognome Ferrez ti ricorda qualcosa?»
«Il tuo sangue spagnolo...» bubbolo. «Che c'entra? Si parla di una storia, mica della lingua.»
«È da quando sono nato che mio padre mi racconta del Don Quijote» lo pronuncia in spagnolo. «E so che tu sai tutto a memoria.»
«Dai, mi manca solo una pagina. Potresti...»
Neanche il tempo di finire di parlare che afferra il libro e lo getta sulla scrivania dall'altra parte della stanza, stropicciandone le pagine.
Non che io tenga ai libri scolastici come ai romanzi, ma sono pur sempre una mia proprietà!
Guardo Liberio con scontento, ma lui sta sogghignando in una maniera che conosco fin troppo bene.
Infatti si lancia su di me, e io faccio appena in tempo ad afferrargli le mani per tenerlo lontano mentre finisco sdraiata sul letto.
«Oggi ci divertiamo!» ride.
«Non posso uscire! Devo badare a Saul!»
«E infatti ci divertiamo qui. Diamo fastidio a tuo fratello, guardiamo I Griffin, giochiamo alla Playstation...»
«Domani abbiamo un compito!»
Si libera e riesce a schiacciarmi sotto il suo peso. «STAVO DICENDO!» mi urla nelle orecchie. «Guardiamo video scemi su YouTube, giochiamo a Uno con Saul finché non vi straccio...»
«Stracciarci? Tu?» Sogghigno e gli punzecchio i fianchi per farlo alzare.
Appena si tira su mi lancio immediatamente su di lui e rotoliamo giù dal letto. Gli sono finita distesa sopra, ma mi sposto per ricadere sulla schiena al suo fianco, così riprendo fiato ridendo. Anche Liberio ride forte e seguita a tirarmi gomitate, che io puntualmente ricambio.
Si leva a sedere e mi fissa continuando a sorridere monello, come se avesse dieci anni. «Cosa faresti senza di me?»
«Proprio non lo so» ammetto, tra lo scherzo e la sincerità.
Mi alzo per dargli un bacio sulla guancia e, oramai disinteressata riguardo la verifica di domani, lo seguo in salotto, dove cominciamo a dar fastidio a Saul per farlo sloggiare dal divano.

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