«Un'incosciente! Non ti si può definire in altri modi! Una pazza! Non ci stai col cervello! Sei in punizione per tutta la vita, stanne certa!»
Controllo l'orologio appeso al muro. Mio padre sta andando avanti con la ramanzina da almeno un'ora, non ne posso più!
Poi, finalmente, la porta si spalanca e un'infermiera si affaccia a sbraitare: «Ma insomma! Le sgridate ai figli sono vietate! Quelle vanno a quando il paziente è stato dimesso ed è uscito dall'ospedale!»
Mio padre si cheta, fissando la donna come se volesse sputarle contro un getto di fuoco.
Io e Saul ci scambiamo un sorrisino, poi lui si ricorda di avercela con me e torna a ignorarmi.Rimasti di nuovo soli dopo che babbo si è scusato, mi si siede accanto e mi stringe le mani, ansimando per tutto il fiato rilasciato.
Mi guarda con tanta disperazione da farmi venire di nuovo voglia di piangere. «Irene...»
«Non mi pento di quel che ho fatto» lo stoppo subito, lasciandolo di stucco. «Roberta aveva bisogno di me.»
«La vita non è un libro di avventure, Irene...»
«Lo so! È tremenda! È stato orribile, babbo, e non voglio che capiti più una cosa del genere! Ma io volevo fare quel che dovevo fare. Capisci?»
Mio padre annuisce lentamente, continuando a stringermi le mani fino a farmi gemere dal dolore. Solo allora allenta la presa, per poi rimanere in silenzio.«E comunque, Saul ha insistito per rimanere» sdrammatizzo.
«Lui ha già ricevuto tutta la lavata di capo che merita» mi sgrida mio padre, mentre Saul, finalmente per una volta, rimane in assoluto silenzio.
Sorrido. «Ma non sarei salva se non fosse stato per lui. Anzi, saremmo tutti morti.»
«Sì...» Il babbo ci guarda entrambi. «Mamma sarebbe fiera di voi.»
Gli occhi tornano a frizzare, ma stavolta riesco anche a sorridere.
Sì, mamma è fiera di noi, me lo ha detto.*
Non appena mio padre esce dalla stanza, Saul si gira a guardarmi.
Ammetto che mi fa un po' paura: i suoi occhi azzurri scintillano di furia, non l'ho mai visto così tanto arrabbiato con me prima d'ora...
Mi si avvicina, mi afferra il polso... e poi scoppia a piangere. «Sei una cretina... Perché mi hai fatto questo? Non capisci quanta paura io abbia avuto?»
«Scusa...»Lo attiro verso di me per abbracciarlo, mentre lui mi singhiozza contro la spalla.
Attendo pazientemente che si calmi, fin quando non lo sento mugolare: «Ti voglio bene, Tata...»
«Anche io te ne voglio, piccolo.»
È cominciato tutto con lui. Quando è stato vicino alla morte, gli angeli sono apparsi; quando invece sono stata io a rischiare la vita, il mio dono si è dissolto...
«Non ti lascerò mai e poi mai. Sono viva perché non potevo abbandonarti.»
Lui sbuffa, ancora soffiandosi il naso sulla mia spalla. «Sì, certo...»Ci separiamo nell'esatto istante in cui bussano alla porta. Quando mio fratello va ad aprire, appare il volto gentile di don Teo.
Mi viene subito da sorridere, anche per fargli intendere che sto bene. «Salve!»
«Irene.» Il parroco posa un vasetto di tulipani rosa sul mio comodino, poi si volta per stringermi delicatamente le mani. «Cara ragazza, mi hai fatto spaventare.»
«Mi dispiace. Però sto bene, don Teo, dico davvero.»Lui si volge a guardare gli occhi ancora lucidi di Saul, e sorride sotto i baffi. «Ho interrotto qualcosa, presumo. Forse un raro momento di tenerezza tra fratello e sorella.»
«"Raro" è l'espressione corretta» conferma mio fratello, indirizzandomi un dito medio non appena il prete gli dà la schiena.Lo ignoro e torno a parlare con don Teo: «Grazie per essere passato. Sa, non riesco più a vedere gli angeli».
«Oh, mi spiace. Ma questo potrebbe significare che...»
«Che sto bene?» sussurro, allargando sempre di più il mio sorriso. «Sì, sto benone.»
«Non sai quanto questo mi faccia piacere, Irene.»*
«E poi mi sono state fatte fare le analisi del sangue, nonostante io abbia ripetuto centinaia di volte di non aver mai preso sostanze acide» finisce di raccontare Roberta. Mi rivolge un sorriso e scrolla le spalle. «Sono in punizione a vita.»
«Anche io ti metto in punizione» asserisco aggressivamente. «Non dovrai mai più rivolgere la parola a un estraneo senza che siamo presenti io o Liberio. Niente più incontri con Tommaso per manicure e pedicure...»
«Ehi, questa è una punizione anche per me!» ribatte mio cugino, prima di ricordarsi di avere il labbro gonfio e di non riuscire a muoverlo bene.
Io intanto vado avanti con la lista dei divieti: «Niente dolcetti ad Halloween, regali a Natale, e... e...»
«Il resto ti verrà in mente più avanti, che dici?» scherza Edoardo.
Stringo le dita attorno alle lenzuola, decisa a rimanere arrabbiata con Roberta per il resto della mia vita.
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Il Paradiso a casa mia
Novela JuvenilDopo la scomparsa della madre a causa di una malattia, Irene è caduta nella confusione più totale. Vuole isolarsi dal resto del mondo, non tollera che gli altri provino pietà per lei, ed è diventata molto nervosa e facilmente irritabile. E soprattut...