Capitolo 23

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Come intuito, Liberio mi stava aspettando seduto sugli scalini della mia porta.
Siamo entrati e ci siamo accoccolati sul divano del salotto al piano terra.
Non ci siamo ancora scambiati parola. Io non so cosa dire, e comunque deve essere lui a parlare per primo. I suoi occhi sono gonfi e rossi, la fronte corrucciata in un cipiglio furibondo, e non fa altro che ballettare la gamba battendo il piede sul pavimento in un ritmo frenetico.

Decisosi a ordinare la pizza, babbo ci chiede i gusti che vogliamo, così troviamo finalmente una scusa per far parlare Liberio.
È proprio questo a scioglierlo. Infatti, quando mio padre risale al piano superiore, trovo il mio ragazzo raddrizzato, con la gamba ferma, le sopracciglia ammorbidite e gli occhi posati su di me.

Gli passo la mano sulla guancia. «È vero che la pizza è magica, eh?»
Lui rilascia un sospiro tanto lungo che sembra non voler interrompere. Quando però singulta per riprendere fiato, appoggia la fronte contro la mia. «Ire, che cazzo sta succedendo?»
«Non lo so, Libe, non ci capisco niente...»

Si sposta per appoggiarsi al divano, la testa reclinata a fissare il soffitto, con intensità. «Figlio di uno stupro...» articola malamente le parole. «E quella merda di mia madre mi ha lasciato al suo stupratore...»
Non gli rispondo, né lascio trapelare le mie opinioni. Non posso dirgli ciò che penso, lo farei infuriare.

Probabilmente lui sospetta dei miei sentimenti, perché preferisce non intercettare il mio sguardo e rimanere nell'ignoranza. «Vorrei dimenticare tutto... vorrei averlo lasciato morire...»
«Non lo pensi davvero.»
«Già...» ammette, atono. Sbadiglia forte, quasi forzato. Lo sgomento e le emozioni negative sembrano averlo reso insensibile e strafottente, ma so che è solo una fase.

La sua è una situazione diversa da quella capitata a me, ma lo shock è shock, e il nostro carattere è simile, perciò posso prevedere le fasi che gli mancano da attraversare.
Ricordo quando beccavo mia madre a parlare male di Valeria, chiamandola "stronza", "screanzata", "merda", "irresponsabile", "vacca"...
Lei non poteva sapere la verità. Se ne fosse stata a conoscenza, probabilmente avrebbe comunque serbato rancore verso Valeria, ma il suo comportamento nei confronti di Guillelmo sarebbe stato diversissimo. Credo che mamma lo avrebbe denunciato, poi avrebbe fatto di tutto affinché Liberio passasse alla sua custodia. D'altronde lei era stata la sua madrina. Non avrebbe mai permesso che vivesse insieme a un criminale...
Valeria era stata la migliore amica di mamma da quando avevano cominciato a lavorare insieme. Se n'era andata senza dire niente a nessuno, perciò mia madre si era sentita anche tradita... ma non aveva comunque abbandonato suo figlio...

Vorrei avere la sua stessa forza...
Nelle situazioni difficili, lei sapeva sempre mantenere i nervi d'acciaio e affrontava i problemi a testa alta.
Soprattutto quando si trattava di bambini diventava molto feroce. Versava qualche lacrima, ma ciò la rendeva ancor più grintosa e minacciosa.
Io invece me ne sto qui, in silenzio, aspettando che il mio ragazzo si sfoghi...
Ma cos'altro potrei fare?

Prima che arrivi la pizza, babbo chiede a Liberio di poter scambiare due parole con lui.
Io salgo in camera mia, dove trovo Saul.
Lui tira fuori l'inalatore e inspira una lunga boccata. «Cazzo... Ire, ma che...» Si porta le mani sulla testa e tace, gli occhi azzurri spalancati.
«Un gran casino...»
Abbassa le braccia per fissarmi, ora sugli attenti. «Tu lo... tu lo sapevi. E stavi parlando da sola...»
«Stavo parlando col nonno» ribadisco brusca.
Ricordare che devo occuparmi anche del suo ateismo mi fa salire i nervi a fior di pelle. Con tutti i problemi della giornata, adesso torna ad assillarmi anche la questione su mio fratello, e con essa pure le preoccupazioni riguardo Roberta e Tommaso...

«E il nonno sa tutto?»
Sollevo lo sguardo su Saul, che ora mi guarda incuriosito. Spaventato, sì, inquieto, ma anche incuriosito, e speranzoso.
Sentendomi solleticare a mia volta dalla speranza, mi affretto a dire: «Gli angeli non possono muoversi a piacimento, devono rimanere entro le vicinanze dei propri protetti. Il nonno era con babbo, e quando ha incontrato Guillelmo per strada, è stato avvisato dalla nonna defunta di Liberio».
«Oh.» Gli occhi di Saul si fanno sempre più rotondi dalla meraviglia. «E com'è il nonno? Si muove ancora lentamente?»
«Ehm, no... È giovane, come nelle vecchie foto.»
«Davvero? E‐e invece che tipo è nonna Rosalba?»
Sorrido. «Peperino, come nostra madre. Ha un grande senso dell'umorismo, ma è un po' brontolona.»
«Irene!»
Scoppio a ridere a sentire la nonna appellarmi. Tuttavia mi accorgo che non mi sta sgridando, quanto piuttosto avvertendo: sta fissando Saul, così come mio nonno e mio cugino.
Sembrano felici.
«E Michele?» domanda mio fratello.
«Il solito scemo.»
«Ehi!» Stavolta Michele mi lancia un'occhiata di sbieco, ma finisce col farmi l'occhiolino e indicare Saul.

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