||Capitolo 3||

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-Appena finisco la colazione vado al lavoro.- Ci informò mia madre. Eravamo tutti seduti a tavola: io, i miei fratelli e mia madre. Mio padre? Era divorziato da mamma. Lei era troppo impegnata col lavoro. Mio papà era ancora innamorato di lei, ma lei lo ignorava. Il rapporto tra noi, figli, e papà non era cambiato. Era la mamma che era cambiata.

-Oggi è Domenica. Io devo uscire con Romina, Daisy e David?-

-Chiamerò la baby sitter.-

-No. Hanno bisogno di una madre, non di una baby sitter.- 

-Ragazzi andate di sopra.- Ordinò mia madre. Daisy e David le diedero subito retta e ci lasciarono sole. Avevano solo otto anni. Otto fottutissimi anni.

-E' già abbastanza difficile così Jasmine, non peggiorare la situazione.-

-Perché pensi che non sia difficile per me? Ti ho sentita piangere quella sera, quando è arrivato il contratto di separazione e mancava la tua firma. Ora non manca più una firma. Manca papà, manchi anche tu. Sei un mondo che gira su se stesso. Sarebbe bello se fossi un satellite, se facessi un giro intorno a noi. Alla tua famiglia.- 

-Io.. mi dispiace. Ma la vita va avanti.-

-No. No, porca troia. Ogni volta ti guardo e mi chiedo come fai a tenere tutto dentro. Le lacrime, i ricordi, quella sera. Oggi andrò io in negozio. Ho concluso la mia vita scolastica e sono qui mamma, ora sono a tua disposizione. Anche papà c'è e ci sono anche Daisy e David. Solo tu manchi. Ho diciotto anni e, cazzo, vorrei essere la metà della donna che sei. Vorrei riuscire a ingoiare tutto come fai tu. Oggi passalo coi tuoi figli, non chiedo altro.-

E alla fine delle mie parole aveva un nodo in gola e gli occhi lucidi. Ma sai che c'è mamma? E' ora di sciolglierlo quel nodo. 

-Chiama anche papà.- Le suggerii. -Ripaga tutti i tuoi errori.- Conclusi finendo il succo d'arancia rossa nel mio bicchiere. Mi alzai dal tavolo lasciandola lì, forse con una confusione in testa, ma la lasciai lì. Metà della sua vita l'aveva vissuta male, era il tempo di rimboccarsi le maniche e di rimediare ad ogni singolo passo falso. Sospirai e chiamai Romina per spiegarle che non saremmo potute uscire quel pomeriggio, le spiegai tutto e lei comprese come sempre. Mi rimproverò anche per avere lasciato lei e Stefanie da sole alla festa e mi scusai. Chiusi la chiamata e preparai la mia borsa. Decisi di portare con me anche Sky, mi avrebbe fatto compagnia. Scesi le scale con il mio cane al guinzaglio.

-Io vado mamma, buon pomeriggio.-

-Sono sicura che lo sarà.- Sorrise e anche io lo feci. Era così bella quando sorrideva. Salutai Daisy e David e mi diressi verso il negozio di abbigliamento di mia madre. Era poco distante da casa, così ci arrivai in una manciata di minuti. Infilai la chiave, aprii la porta e accesi le luci. C'era un disordine apocalittico. Mamma, il Sabato, disegna sempre nuovi modelli e di conseguenza lascia tutto in stato di abbandono. Staccai il guinzaglio dal collare di Sky, il quale corse subito in magazzino. Appesi la mia borsa all'appendiabiti e iniziai a pulire. In circa due orette sistemai il negozio compreso il magazzino e l'ufficio di mia madre. Cambiai il cartello a 'Close' a 'Open' e mi appostai alla cassa. Di solito non aprivamo mai la Domenica, ma quella volta era tutto diverso. Passarono dei minuti quando, attraverso i vetri della vetrina, scorsi una ragazza mora avvicinarsi ed era seguita da, porca maiala, Luke! Corsi subito in magazzino e presi un berretto, lo indossai cercando di coprire il più possibile il mio viso. Sentii il tintennio delle conchiglie attaccate alla porta suonare. Feci un bel respiro e ritornai di là. 

-Buongiorno.- Dissi. -Ciao.- Rispose lei. La sua voce era acuta, molto fastidiosa.

-Vorrei un abito da sera.-

-Suggerirei il più corto possibile.- Aggiunse Luke. Roteai gli occhi. Cosa potevo pretendere da uno come lui? No, perché dovevo pretendere qualcosa da lui? Oh, riprenditi. Andai in magazzino e mi venne un'idea geniale guardando Sky. Mi chinai verso di lui.

-Ascolta amore mio, di là c'è una ragazza odiosa. Una gallina proprio, okay? Bene, ora tu vai la e le togli il vestito. Glielo devi strappare. Capito? Attacca Sky, attacca.- Ordinai. Lui inclinò la testa, poi si alzò e corse direttamente verso la cassa. In poco tempo sentii la ragazza urlare e le risate di Luke farsi sempre più sonore. Aveva una risata perfetta, così dolce, così innocente peccato però che lui di innocente aveva solo gli occhi. Camminai lentamente e raggiunsi la porta che divideva il magazzino dall'ingresso. Mi appoggiai allo stipite con la spalla e osservai la ragazza solo in intimo. Ridacchiai per un secondo.

-Così sta decisamente meglio, lo sà?- Lei mi fulminò con lo sguardo. Uscì in fretta e furia cercandosi di coprire il più possibile con la sua borsetta e lasciandomi sola con Luke che non smetteva più di ridere. Quanto era bello mentre rideva.  Basta, placati Jas.

-Posso vedere il tuo viso?- Arrossii sotto il berretto, che dovevo fare? Scossi la testa.

-Perché?-  Domandai. -Perché la tua voce mi è familiare.-

-Devi esserti sbagliato, non ti conosco.-

-Non fare la timida.- 

-Esci.- Dissi in tono freddo. Lui rise e sorpassò la cassa avvicinandosi. Scappai nel magazzino, ma mi dimenticai che non c'era nessuna porta che mi avrebbe permesso di uscire. Ero in trappola.

-Piccola, andiamo, non giocare.- Dio. Dio. Jasmine fatti venire un'idea. Indietreggiai ancora di più e la mia schiena combaciò perfettamente con il muro. Chiusi gli occhi e quando li riaprii lui era davanti a me. La sua mano afferrò la visiera del cappellino. -Ho vinto.- Sussurrò. Non era detta l'ultima parola: io odiavo perdere e solo Sky lo sapeva. Gli afferrai il polso. Lui, con la mano sinistra avvolse la mia coscia e la strinse. Mi lasciai scappare un gemito.

-Lascia il mio polso.- Sorrise. Aveva vinto. Feci come mi aveva detto, così mi tolse il cappello e sorrise maliziosamente appena vide il mio viso.

Me :)

Buon anno in anticipo a tutte! >3< Votate e commentate, ciaao :3

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