||Capitolo 10||

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-Come ti chiami, scusa?-

-Jasmine Holmes.- Dissi alla giovane donna. Mi stavo iscrivendo al corso di danza, almeno non sarei rimasta a casa tutti i giorni. La ragazza finì di digitare al computer poi mi rivolse un sorriso.

-Sei l'alieva della signorina Isabelle.- Mi informò. Annuii, la ringraziai e ritornai a casa tranquillamente. La mia prima lezione sarebbe stata esattamente questa sera. Sì, avevo aspettato l'ultimo per registrarmi. 

-Sono tornata!- Dissi. In casa c'era papà seduto sul divano con Sky accanto. Gli sorrisi e mentre stavo salendo le scale lui mi richiamò. Il suo tono non esprimeva nessuna emozione ed era quello che mi faceva preoccupare di mio padre. Ogni volta che era piatto significava pericolo. Presi un po' di coraggio e mi sedetti di fianco a lui.

-Dimmi.- Guardavo le mie calze nere. Ero in imbarazzo e ancora non sapevo che voleva chiedermi. 

-Mia madre me lo ha detto.- Cristo.

-Mi dispiace io.. non.. eh..- Mi presi i legghins tra le mani e li strinsi. -E' stato un errore.-

-Se lo era, non lo avresti fatto.-

-Papà, ecco.. non lo so. Il mio corpo lo voleva e per una volta ho dato retta a lui. Ti giuro, mi sono pentita e l'ho capito dopo. Non avrei mai dovuto farlo.- Non era vero che ero pentita, mi era piaciuto.

-Avrei preferito sentirlo dire da te, non da tua madre.- Incrociai le mie mani ed iniziai a giocare con le dita, non ero mai stata così in imbarazzo.

-Lo so..- Soffiai. -Non pensare che sia finita qui.- Annuii mogia. -Posso andare?-

-Sì.- Disse. Non lo avevo guardato un secondo in faccia, mi vergognavo troppo. Salii le scale e vidi David correre in camera: aveva origliato tutto. Decisi di ignorarlo, ne avevo avuti abbastanza di problemi quella settimana. Prima di andare a danza mi collegai via Skype con Stefanie e Romina. Raccontai che non ero più vergine, ma loro non approfondirono l'argomento: sapevano che mi sentivo a disagio a parlare di queste cose.

-Avete presente Mark?- Disse Romina. Io e Stefanie annuimmo. -Ci sono andata a letto.- Quasi non ci credetti. Scoppiai a ridere.

-Non hai mai stabilito un relazione, perché lui è diverso?- 

-Non lo so, ma sento che lo è!-

-Non illuderti perché io non voglio raccogliere i pezzi del tuo cuoricino e attacarli, sappi che ho finito la colla.- Sbuffò Stefanie. Ridacchiai.

-Ragazze io devo andare.- Dissi.

-Ci vediamo domani? Magari usciamo tutte e tre?-

-Mi piacerebbe.- Dissi.

-Anche a me.- Commentò Stefanie. Le salutai e spensi la videochiamata. Afferai la mia borsa, salutai Sky e i miei fratelli. Papà era al lavoro così mi accompagnò mamma. Prima di entrare feci un bel respiro: non amavo esibirmi. Entrai in palestra e vidi che non c'era nessuno tranne la mia istruttrice.

-Salve.- Dissi.

-Ciao, Jasmine. Vai pure a cambiarti.-

-Prima.. perché sono sola?-

-Perché Mery mi ha mostrato un video mentre balli e ho pensato che ti saresti concentrata di più se fossi stata da sola. Hai un dono e allora sfruttiamolo.- Le sorrisi e andai a cambiarmi. Tolsi la tuta lasciando che mi coprisse solo il body. Pensai che Mery era stata molto dolce. Sapeva che odiavo ballare davanti a tanta gente. Iniziammo con dei semplici esercizi per riscaldarci, poi, Isabelle, mi mostrò una coreografia. Posizionò dei cerchi sul tappeto morbido. Erano numerati. Sarebbe stato più facile per me capire dove sarei dovuta andare. Iniziai a muovermi: una ruota di qua, un salto di là e una spaccata.

-Sei agile, proprio come nel video.- Commentava Isabelle. Una giravolta, un movimento del bacino e una ruota senza mani. Non pensavo a niente mentre ballavo. Ero così elastica perché mi esercitavo a casa una volta. Con il riscaldamento i miei muscoli si erano risvegliati. Finito l'allenamento ero distrutta, ma felice.

-Sei stata brava, sei molto precisa, elegante. Vai a cambiarti.- Disse Isabelle. La ringraziai e andai a farmi una doccia velocissima negli spogliatoi, mi misi dei vestiti puliti e richiusi la borsa. Uscii salutando Belle. Mia madre era già fuori che mi stava aspettando. 

-Com'è andata?-

-Bene, credo.-

-Credi?- Ridacchiò. -Non sono io che mi devo giudicare.- Alzai le spalle. I miei muscoli erano duri e mi faceva male ovunque. -Prima è passato Luke, ti cercava.- 

-Okay.- Dissi. -Avete litigato?-

-Possiamo cambiare discorso?-

-No. Avete litigato?- Richiese. -Non sono cazzi tuoi.-

-Jasmine, il linguaggio.-

-Mamma, la privacy.- La sfidai. -Ora basta!- Gridò. Strinsi il manico della borsa e scesi dall'auto.

-Dove credi di andare?!-

-Lontano da chi non si fa un pacco dei cazzi propri!- Urlai camminando senza una meta. Sentivo il mio nome uscire dalle labbra di mamma, ma lo ignorai. 

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