||Capitolo 11||

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Era ormai tanto tempo che giravo a vuoto per la città. Non avevo intenzione di tornare a casa. Ero nervosa, ero tesa, non ero io. Il corpo non rispondeva più alla mente: erano disconnessi. Non funzionavo, non funzionavo per niente. Girai lo sguardo e vidi la casa di Luke. Era tardi se avrei suonato avrei svegliato lui e tutta la sua famiglia. Decisi di continuare la mia camminata quando una macchina si fermò di fianco a me.

-Che ci fai in giro?- Luke.

-Ho litigato con mia madre e sto viaggiando per Sydney senza sapere dove sto andando.- Mi strinsi nelle spalle.

-Stai tremando.- Osservò. -Ho iniziato gli allenamenti di danza e ho i muscoli tesi come una corda di violino.-

-Questa sera dormi da me.-

-Non ci penso proprio.- Scossi la testa. -Preferiresti un barbone?- Sorrise e mi arresi. Parcheggiò la macchina. Mi prese per mano, aprì la porta di casa ed entammo piano. Andammo in camera sua: era disordinata come l'ultima volta che c'ero stata. Appoggiai la borsa in un angolo.

-Non ho il pigiama.- Dissi. Luke frugò nel suo armadio e ne tirò fuori una t-shirt dei Green Day. Era enorme: ci sarei stata sette volte dentro quella maglietta. Lui mi osservava.

-Ti puoi girare mentre me la metto?- 

-Abbiamo fatto sesso e ora ti vergogni a mettere una maglietta davanti a me?-

-E' stato un errore, ora girati.- 

-No.- Sorrise. Ma guarda che cosa mi tocca fare. Mi tolsi la felpa, poi la maglietta. Quegli occhi azzurri non ne volevano sapere di lasciarmi stare. Slacciai anche i jeans e li lasciai cadere sul pavimento.

-Cazzo.- Sussurrò Luke. Lo sentii avvicinarsi e io indietreggiai. -Non.. non ora Luke.- Non mi ascoltò. La mia schiena si appoggiò alla porta della stanza. Il biondo iniziò a baciarmi il collo. Gli strinsi i capelli e lo sentii gemere. Le sue mani scivolarono dietro la mia schiena: sapevo dove voleva andare a finire, ma lo fermai.

-Sono già nei casini, ti prego.- Dissi. -E io ho bisogno di te, Jasmine.- Lo lasciai fare. Mi slacciò il reggiseno. Si tolse la maglietta, i pantaloni. Questa volta i baci erano dolci e armoniosi. Erano baci solo per sentire il sapore dell'altro. Mi tolse anche gli slip. Le sue mani mi afferrarono le coscie e mi fece sdraiare sul letto. Si alzò, si tolse i boxer e mise il preservativo. Ritornò su di me e riprese a baciarmi. Scese, passò in mezzo ai seni e arrivò al basso ventre. Io stringevo le coperte. Stavo bene in mezzo alle sue lenzuola, stavo bene con lui. E ad ogni suo tocco i miei muscoli si rilassavano. I suoi tocchi erano come olio per  ingranaggi. Prima che potessi accorgermene era dentro di me. Mi morsi il labbro per non far uscire gemiti, anche se qualcuno mi scappò lo stesso. 

-Dio, Luke.- Dissi tra le sue spinte. Ero all'apice del piacere e anche lui. Venimmo insieme e uscì da me. Buttò il preservativo e si sdraiò accanto a me. Afferrò le coperte e ci coprì entrambi. Mi baciò la fronte.

-E' così sbagliato, cazzo.- Sussurrai. -Siamo io e te contro il mondo, piccola.- Chiusi gli occhi e mi avvicinai al suo petto. Appoggiai la mia testa su di esso e mi addormentai avvolta dal suo braccio. 

Sentivo una presenza sul mio fondo schiena che mi dava al quanto fastidio. Aprii gli occhi e vidi che Luke mi stava sorridendo.  -Puoi togliere la tua mano dal mio culo?- Dissi e lo sentii ridere.

-Dal tuo culo nudo?- Sottolineò la parola 'nudo'. Era vero, ero fottutamente nuda. Mi alzai di scatto raccogliendo i miei vestiti da terra. Li misi in fretta e furia.

-Grazie, Luke.-

-Per l'ospitalità o per averti procurato piacere?-

-Sei un coglione.- Dissi mentre afferavo la mia borsa. -Ci sentiamo.- Mi fece l'occhiolino.

-Suppongo di sì.- Alzai le spalle. Erano le 5.00 e in casa di Luke non si era svegliato ancora nessuno, beh, tranne lui e me. Mentre camminavo pensavo a quello che aveva detto la sera precedente. "Siamo io e te contro il mondo, piccola." In realtà ero solo io contro il mondo perché ognuno ha la sua battaglia e io sto ancora combattendo la mia.

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