Sono tornata a casa, dopo altri due giorni non me la sono sentita di approfittare ancora dell'ospitalità di Gabri e Desi. In fin dei conti ho una casa anche io ed è giusto che ci rimanga, nonostante tutto quello che è accaduto negli ultimi tempi e quindi il fatto che queste mura non fanno altro che evocarmi ricordi.
Perché siamo sinceri, come è possibile dimenticare ciò che è accaduto qui dentro, dal primo istante in cui ho messo piede su questo pavimento?
Ogni angolo di questa casa contiene un pezzetto della nostra storia, un ricordo indelebile che neanche con il migliore degli sgrassatori si cancellerà.
L'unico problema è che ognuno di questi ricordi è associato a lui.In questi giorni ho ricevuto infiniti messaggi, chiamate, tutte quelle che non mi ha mai fatto quando doveva, tutti quei messaggi che io aspettavo ogni sera con ansia ma che non sono mai arrivati da parte sua.
Inutile dire che non ho risposto a niente, sono dell'idea che adesso sono i sensi di colpa a parlare al posto suo, ed io delle sue scuse non me ne faccio proprio niente.Il campanello suona e, ancora con la testa tra le nuvole, mi alzo e apro la porta trovando proprio il protagonista dei miei pensieri davanti a me. D'istinto la chiudo nuovamente accorgendomi subito di aver fatto una gran bella figura di merda.
"Emma apri" sento la sua voce da fuori. Respiro profondamente dandomi una sistemata mentale per poi aprire di nuovo ed affrontare il ragazzo che mi si trova di fronte.
"Che vuoi?" chiedo apatica. Strano come giusto qualche giorno fa a quest'ora stavamo nella nostra camera da letto a fare tutt'altro.
Adesso non sembriamo nient'altro che due sconosciuti con i ricordi in comune."Parlare" fa un passo verso di me ma subito lo fermo.
"Vattene"
"Emma aspetta"
"Non devo aspettare un cazzo, ti ho già detto di sparire, cosa ci fai ancora qui?" lo squadro male, sentendo comunque un po' di soggezione a stare sotto il suo sguardo, quegli occhi che hanno imparato a conoscermi come nient'altro a questo mondo e che quindi sanno alla perfezione come comportarsi con me.
"Non so dove cazzo stare" ammette sincero, mordendosi il labbro inferiore e chinando il capo verso il basso. In effetti l'ho letteralmente cacciato di casa, è anche probabile che magari aveva pensato di rimanere a Roma per un po', dato che la prossima data è tra quasi due settimane.
"Ti arrangi Niccolò" riesco comunque a non farmi convincere. Sto per chiudere la porta una seconda volta ma ci pensa lui a fermarmi.
"Fammi almeno prendere due cose" quasi mi implora, guardandomi negli occhi.
"La roba che ti serve cel'hai tutta nelle valigie del tour" la mia voce quasi trema e sto cercando di mascherarla il più possibile.
"No, ho scordato una cosa"
"Che cosa?"
Secondi che sembrano voler durare per sempre. I nostri occhi incatenati in uno sguardo che forse mai come ora è stato così intenso. Leggo che pur non dicendolo, mi sta chiedendo scusa, in mille lingue, in mille modi diversi. Mi sta pregando di non dimenticarlo, di lasciargli quel pezzo di cuore che gli ho sempre riservato e di non lasciarlo. Di restargli accanto, come mi ha sempre chiesto, ma adesso non posso più, almeno non per ora.
"U-un paio di scarpe" la sua voce è spezzata ancor più della mia, sembrerebbe che stia quasi per scoppiare a piangere, ma non ci do poi tanto caso.
Più che altro piego la testa da un lato data la strana richiesta, di certo non credo che un paio di scarpe siano questione di vita o di morte ma per non fargli inventare un'altra scusa, cedo e lo lascio entrare in casa.Si dirige in camera da letto ma io decido di non seguirlo e di rimanere in salotto, non voglio che la sua presenza qui dentro sia eccessiva.
"Trovate" alza le scarpe che ha in mano per farmele vedere. Allora annuisco, cercando di reprimere il sorriso che si sta espandendo suo mio viso nel notare per l'ennesima volta il suo fare da bimbo, che ha perennemente addosso.
Si avvicina di nuovo all'ingresso ed io con lui, in modo tale da chiudere la porta una volta che se ne sarà andato. Anche se sono certa che prima dovrà di sicuro dire qualcosa.
"Io volevo dirti che mi dispiace"
Ecco infatti.
"Basta Nic, le scuse non cambieranno le cose" lo zittisco prima che spenda parole inutilmente.
Lo vedo sbuffare per poi portarsi una mano tra i capelli nervoso.
"E come faccio a far tornare tutto com'era?" domanda con quasi le lacrime agli occhi. Non ho mai resistito ai suoi, ogni sua lacrima è sempre stata una mia, nonostante succedeva una volta ogni morto di papa dati i nostri caratteri duri come la roccia. Solo che adesso non siamo più gli stessi, io nel pieno di una gravidanza e lui con i rimorsi che escono fuori persino dalle orecchie.
"Non puoi" sussurro con un filo di voce, accennando un sorriso.
"Si che posso, devo trovare un modo, noi dobbiamo stare insieme bimbè" va in panico nel sentirmi emmettere che non c'è via d'uscita.
"Niccolò perfavore" chiudo gli occhi. Il soprannome che è solito attribuirmi oggi mi procura una scarica di brividi, negativi questa volta. Perché ad ogni sua passo verso di me, io sono costretta a indietreggiare perchè mi si para davanti la sua immagine assieme ad un'altra, insieme a lei, ed è un dolore a dir poco straziante.
"Scusami, non volevo chiamarti così" si corregge, palesemente frustrato.
"Dev'esserci una soluzione Emma" riprende in mano il suo discorso.
"Io ho bisogno di te, ho bisogno di amarti" si avvicina fino ad accarezzarmi il viso con entrambe le mani. Passa i pollici sotto gli occhi come fa di solito, mentre io mi concedo solo a quel contatto.
"Ci pensavi prima di portartela a letto" lascio intendere la persona in questione poiché solo pronunciare il suo nome mi fa stare male. Dovrei risultare dura ma a dire il vero adesso non ci riesco.
"Ho sbagliato, ho fatto l'errore più grande della mia vita, ma non voglio perderti, non posso" noto anche i suoi occhi lucidi, che mi fissano attenti.
"Dev'esserci una soluzione cazzo" una lacrima solca anche il suo viso. Il mio istinto e il mio cuore mi dice di asciugargliela ma il mio corpo agisce diversamente, rimanendo fermo stante.
"Niccolò va via" il suo viso si fa sempre più vicino al mio fino a quando non sfiora letteralmente le mie labbra.
"Baciami" bisbiglia in modo quasi impercettibile e solo Dio sa con quale forza io mi stia opponendo.
"Emma baciami, perfavore" ripete avvicinandosi ancora di più.
"Vattene Niccolò" chiudo per l'ennesima volta gli occhi, facendo cadere un altro paio di lacrime a terra. Avvicina poi le labbra alla mia testa, accontentandosi di lasciarmi un lungo bacio sulla fronte, dal quale sembra non volersi staccare.
Solo ora mi da ascolto, si stacca da me, ed esce dalla porta di casa, non prima di avermi lanciato un ultimo sguardo.
Sarà un addio, un arrivederci, chi lo sa.
Sono solo certa che dal mio cuore, quel ragazzo scorbutico e dolce allo stesso tempo, non riuscirà mai ad andare via.SPAZIO AUTRICE
Magari rompo *sicuro* ma è perché ci tengo.
Ieri ho postato il primo capitolo di una nuova 'storia' dal titolo "sono solo parole".
Eh niente se non avete niente da fare andate a leggere.
Posterò una volta a settimana, non di più, almeno fino a quando non terminerò con questa.
Eh niente adios:)♡
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Restami Vicino||ultimo
FanfictionSequel "Ho bisogno di amarti||ultimo" •tratto dalla storia• "Sai che ti dico?" le lacrime mi annebbiano la vista, ma adesso l'unica cosa che mi muove è la rabbia. "Che se è questo quello che vuoi, se davvero preferisci buttare all'aria tutto quanto...