44-Questa nostra stupida canzone d'amore

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"Non provare ad aprire gli occhi!" mi minaccia per l'ennesima volta, sistemando più avanti un qualcosa a me sconosciuto. Siamo arrivati da cinque minuti e la metà del tempo lo abbiamo passato a camminare in salita, io ovviamente con l'obbligo di non stare a sbirciare la meta nascosta.

"Non li apro, ma tu muoviti che non voglio invecchiare qui" sbuffo divertita sentendo gli ultimi rumori che francamente neanche a sforzarmi riuscirei a spiegare.

"Ecco fatto" sento la mia schiena a contatto con il suo petto, subito dopo le sue mani sulle mie e in men che non si dica mi irrigidisco totalmente. Lui nota questa mia reazione ma nonostante ciò, le avvicina entrambe ai miei occhi, coprendomi ogni tipo di visuale.

"Hai guardato?" sussurra al mio orecchio.

"Se me lo chiedi un'altra volta ti arriva un ceffone che non hai idea Niccolò" nemmeno termino di pronunciare l'intera frase che subito ha tolto le mani, lasciandomi a bocca aperta.
Davanti ai miei occhi c'è un tavolo ben apparecchiato per due, con una bottiglia di vino al centro e di sfondo il mare che visto da lontano fa ancora più effetto.
Riconosco subito il posto, lo stesso luogo dove mi portò tempo fa, quando ancora eravamo ragazzini, e la vita di adesso era soltanto un sogno inespresso.

"Avevo preparato tutto ma poi il vento ha spazzato via le cose e ho dovuto sistemare di nuovo" spiega cercando di giustificare il tempo passato a nascondermi questa sorpresa.

"Non è il massimo ma.."

"Ma è perfetto" lo precedo io, girandomi verso di lui che nel frattempo è rimasto dietro di me di qualche metro.

"Tu, sei perfetta" afferma poi serio, rimanendo fermo immobile con gli occhi ormai persi nei miei.

"Si, e anche bionda naturale" scuoto la testa avvicinandomi poi al tavolo. Apre la bocca intenzionato a dire qualcosa ma la richiude subito dopo, realizzando che qualsiasi cosa abbia in mente di pronunciare in questo momento riuscirei a smentirla nel giro di pochi secondi, senza voler udire altre scuse.

Trattengo un sorriso, alla fine è proprio vero che mi conosce come nessuno.

"Te lo ricordi?" domanda poi non smettendo di fissare l'orizzonte. Gli rivolgo un breve sguardo per poi annuire ed assumere la sua stessa posizione.

"Io ero mezza incazzata e tu sei comunque riuscito a farti perdonare" racconto in breve. Sorrido di sfuggita ricordando anche che per farlo, lo costrinsi a cantarmi una canzone. Improvvisamente si allontana di poco, lasciandomi sola seduta a terra e facendomi segno di aspettare. Dopo qualche secondo lo vedo tornare ed io per un attimo penso che questo ragazzo possa veramente leggermi nel pensiero. Eccolo infatti, con una chitarra tra le braccia ed un sorriso lieve sul volto.

"Tu seriamente fai?" domando trattenendo una risata che sicuramente sminuirebbe la grandezza del suo gesto, cosa che non voglio che succeda.

"Così pare" ammette cominciando a pizzicare le corde. Allora decido di mettermi più comoda e godermi la visuale di un Niccolò concentrato a suonare in cima ad un dirupo che sporge sul mare, con il sole che sta tramontando dietro.

"Se domani tu per caso sparissi
Ed io non sapessi più con chi parlare
Dopo tre gin, cosa dovrei fare?"

Riconosco subito che la canzone non è sua, bensì di Tommaso Paradiso con i Thegiornalisti, consapevole del debole che io ho per la loro musica.

"Non mi va di ricominciare
Non mi va di sentirmi male, hai capito chi sei
sai che ho vinto i mondiali da quando ci sei"

Non scrosta lo sguardo dai miei occhi nemmeno per un secondo, sembra quasi che siano incollati. Io d'altro canto penso che di questo passo finirò per non reggere il contatto e scoppiare in lacrime, per l'ennesima volta davanti a lui.

"E se per caso mi dovessi svegliare
Colpito da un proiettile al cuore
Inseguito da strane cose
Mi basterebbe abbracciarti
Sotto le coperte o sul divano
Toccarti la mano e sentirti il respiro
Per restare bene e tornare a dormire
E ritornare a sognare"

Quante volte avrò ascoltato questa canzone, eppure nessuna ha mai ottenuto dentro di me la stessa intensità della versione che sto sentendo adesso. Sarà che è la sua voce a pronunciare i versi, sarà che sto dando il giusto peso ad ogni singola parola.

"Neanche questa nostra stupida, canzone d'amore
Che ti ascolti quando piangi mentre fai la doccia
Quando sei da sola
E ti senti bella e ti senti pronta
Per la vita che ti aspetta sto tornando spegni tutto
La Corea del Nord non potrà fermare tutto questo"

Aumenta l'intensità del suono dello strumento e anche quello della sua voce, che di conseguenza riescono a toccarmi il cuore ancor più nel profondo.

"Ed è bello così,
anche se poi ti fa piangere
questa nostra stupida canzone d'amore"

Sussurra quasi queste ultime parole, fermando la vibrazione delle corde con l'intera mano, non smettendo di fissarmi.

"Io.." provo ad esprimermi ma sembra quasi un'impresa impossibile.

"Io non so che dire" alzo il capo verso l'alto cercando di mascherare gli occhi lucidi.

"Non dire niente" lo vedo fare spallucce prima di alzarsi e fare un passo verso di me. Allora mi faccio coraggio e ne faccio qualcuno anche io nella sua direzione. I nostri occhi sembrano essere nel pieno di una conversazione, seppur ogni tanto sia io che lui ci lasciamo scappare un'occhiata alle labbra dell'altro.
Sono poi io a spezzare questa gara di sguardi, afferrando con decisione la sua mano e portandolo verso di me.

"Ehi!" si lamenta quando comincio letteralmente a correre costringendolo a stare al mio passo. Io in risposta mi limito a sorridere, senza dargli alcuna spiegazione.

"Che vuoi fare bimbè?" riesce in qualche modo ad attorcigliarsi a me, lasciando che i nostri petti rimangano in totale contatto e i nostri visi a qualche centimetro di distanza. Mi avvicino giusto qualche millimetro in più, fino a sentire il rumore del suo respiro spezzarsi sulla mia pelle e il mio corpo tremare tra le sue braccia.

"Così me la fai difficile però" ammette ancora con voce sottile, senza nè avvicinarsi nè allontanarsi. 
Io invece continuo ad avanzare, fino a quando non riesco a far sfiorare le mie labbra con le sue.
Posso percepire quanto si stia trattenendo dai suoi occhi, che sembra mi stiano implorando di prendere una dannata decisione.
Poi però sorrido, staccandomi il giusto per poter parlare senza perdere il controllo.

"La vuoi fare una cazzata?"



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