56-Ciao nonna

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Una stretta alla mano.
Una semplice e comune stretta più forte del solito alla sua mano.
Questo era l'ultimo ricordo che Emma aveva di sua nonna.

Si era spenta poche ore dopo il suo ritorno a Roma, aveva fatto in tempo a percepire quel minimo di presenza grazie alle loro dita intrecciate e poi il vuoto più totale. In pochi attimi era finito tutto, lasciando spazio ad un dolore lacerante nel petto che soltanto alla perdita di un pezzo di cuore come quello si è in grado di provare.
Quella che provava era una sensazione di inadeguatezza, timore di non essere riuscita a fare abbastanza, di non aver sfruttato il tempo nel migliore dei modi. Il dolore delle lacrime che somigliano improvvisamente a lame, che scorrono lente sulle guance con nulla al mondo in grado di fermarle. Il rimorso di non averle rivelato un'ultima volta quanto era infinitamente immenso il bene che provava per lei.
Tutto questo era a dir poco insopportabile.

C'è da dire che però aveva la fortuna di avere accanto a sé una spalla sempre pronta a calmare i suoi pianti, asciugare le lacrime e provare a farle tornare il sorriso anche solo per qualche istante. Niccolò infatti, era stato l'unico con cui Emma non aveva mai finto di essere felice in quei giorni. Quando le capitava di stare accanto alle ragazze, o ancor di più accanto a suo padre, le veniva quasi spontaneo fingere che fosse tutto a posto, che non ne soffrisse poi tanto quando invece dentro ci stava terribilmente male.
Poi tornava a casa, chiudeva la porta, e sfogava ogni paura e debolezza in urla miste a spiegazioni confuse di ciò che aveva dentro, per cercare di far capire qualcosa anche al suo ragazzo, che fingeva di comprenderla in ogni caso.
La verità era che nemmeno Emma riusciva a capire lei stessa.
Però parlarne la faceva sentire meglio.

"Mamma" dalla porta della cucina spuntò fuori la testolina di Mattia, che con la solita purezza comune nei bambini, indicò con il dito il viso bagnato di sua madre.

"Ehi amore" si asciugò le lacrime velocemente allungando poi le braccia nella direzione del piccolo che le saltò subito addosso. Emma si lasciò andare a quell'abbraccio, stringendo suo figlio a sè così forte da poter trasmettere tutto l'amore che provava verso quello scricciolo sangue del suo sangue.

"Dov'è papà?" domandò poi per evitare di versare altre lacrime.

Si girarono insieme verso la porta, dove appunto si trovava il moro ancora con i capelli spettinati e la maglietta del pigiama con il disegno di Peter pan. Per lei rimaneva ugualmente il ragazzo più bello che potesse aver mai visto in vita sua. Si avvicinò stampandole un breve bacio sulle labbra che subito fu seguito da un 'bleah' da parte del bimbo, che come da copione, odiava ogni tipo di smancerie.

"Come stai?" le chiese dolcemente.

"Un po' così" evitò di mentire spudoratamente essendo presente anche Mattia.

"Sei sicura che te la senti di andare? Se vuoi possiamo cambiare giorno, almeno fino a quando ti passa"

"Se non vado adesso non mi passa più" scosse la testa lei, sicura di sé. Quel giorno infatti, non essendo riuscita ad assistere al funerale qualche settimana prima, avevano in programma di andare a lasciare un ultimo saluto a sua nonna, con una semplice rosa, una di quelle che piacevano tanto anche a lei.

"Allora mi metto qualcosa e andiamo ok?" le accarezzò una guancia con la mano e lei portò alla stessa altezza anche la sua, lasciandoci poi un bacio sopra. Dall'essere la coppia meno sdolcinata del pianeta erano passati a baci e carezze forse anche troppo spesso. Ma d'altronde erano entrambi dell'idea di dover recuperare tutto il tempo perduto, e i loro gesti venivano così spontanei da non farci nemmeno tanto caso.

Il tempo di indossare qualcosa di decente e tutti e tre partirono in macchina, passando prima dalla casa del padre di Emma per lasciare il bambino.
Una volta arrivati all'entrata del cimitero, rimasero entrambi ancora più ammutoliti di quanto già non lo fossero durante il viaggio. Niccolò non osava proferire parola e ad Emma gli si era come sigillata la bocca. Ciò non ostacolò però le loro mani intrecciate, che non sembravano volersi smuovere da dov'erano.

Un passo davanti ad un altro e si ritrovarono di fronte a quel nome inciso, a quella foto che raffigurava il suo viso sorridente di qualche anno prima. Le lacrime della ragazza vennero mischiate ad un sorriso amaro, e come se qualcuno lo stesse monitorando dall'altro, per qualche interminabile secondo le passarono per la testa tutti i bei momenti in compagnia della donna che aveva dato un senso alla sua esistenza. 

"Ciao nonna" disse soltanto lasciando cadere dolcemente il fiore sulla lastra di marmo, in modo tale da fare compagnia a tutti gli altri che erano stati lasciati. Si girò nella direzione del suo ragazzo che subito aprì le braccia, lasciandola rifugiarsi proprio tra loro.

Soltanto in quei momenti la corazza che Emma portava ogni giorno dal principio, spariva nel nulla lasciando scoperto il cuore fragile che possedeva. Niccolò aveva imparato a gestire questo suo lato fin da subito, lo aveva preso tra le mani e lo aveva protetto lui stesso per lei. Aveva scaricato su di sè tutti quei massi troppo pesanti da sopportare, in modo tale che potesse alleggerire quella ragazza, ormai diventata la ragione della sua felicità.

"Sth" e anche adesso, che si trovavano in una di quelle occasioni da trattare coi guanti, lui stava tentando di tranquillizzare il suo pianto.

"Basta amore, calmati" le accarezzò dolcemente i capelli, ottenendo soltanto il suo respiro sempre più affannoso e irregolare. Riconoscendo subito la situazione, si affrettò a prenderle il viso tra le mani, notando appunto che Emma stesse cercando di prendere aria senza riuscirci in alcun modo.

"Guardami" cercò di attirare la sua attenzione non smettendo neanche per un attimo di lasciarle carezze sul viso. I loro occhi si incatenarono, e solo allora il petto di lei cominciò a muoversi sempre meno velocemente, fino ad assumere nuovamente un ritmo normale. Allora il moro tirò un sospiro di sollievo, attirando il corpo della ragazza di nuovo a sé.

"Mio dio scusami" cercò di giustificarsi lei.

"Non è colpa tua" scosse la testa Nic in risposta.

"Però pensaci un po' a lei, non ti vorrebbe mai vedere stare così per colpa sua. È normale che faccia male, ma devi pensare che adesso ha ritrovato un po' di pace, anche se lontano da te" solo a quel punto Emma riuscì a sorridere debolmente sussurrando poi un lieve 'grazie' sul petto del suo ragazzo.

SPAZIO AUTRICE
Capitolo un po' così ma mi rifarò...
🙂🙂🙂🙂🙂🙂🙂🙂🙂🙂🙂🙂🙂🙂🙂

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