42-Faccia pure signorina

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da Moriconi♡:"ti passo a prendere per le otto, stiamo al parchetto. Ti va?"

Ricevere una sua notifica dopo così tanto tempo è stato un colpo non del tutto leggero da incassare. Sono rimasta qualche secondo di troppo a fissare lo schermo del telefono immobile e senza proferire parola.
Infondo avrei dovuto aspettarmelo da un momento all'altro, ci siamo promessi una seconda possibilità, questo è il minimo che potessimo fare per cominciare di nuovo. Perciò, mentre le mie dita hanno inviato un "va bene" senza pensarci due volte, mi sono fiondata in doccia sfruttando il fatto che mio padre si trovasse ancora in casa. Mi sono data una sistemata, che francamente non mi davo per bene almeno dal giorno in cui è nato Mattia, e mi sono piastrata i capelli.
Certo, stiamo parlando di un'uscita al parchetto, perlopiù insieme all'unico ragazzo con il quale non ho mai avuto vergogna di niente, eppure adesso che mancano meno di trenta minuti all'orario prestabilito, le gambe mi tremano davanti alle ante aperte dell'armadio.
Sono alla ricerca di un qualcosa di decente da indossare ma oggi tutti i capi che possiedo sembrano essere tremendamente orribili.

"Se stai cercando di cambiare il colore dei tuoi vestiti con lo sguardo o con la forza del pensiero, mi spiace deluderti ma non è possibile" mio padre mi riprende, con il corpicino di Mattia bello arzillo tra le braccia. Sorrido amaramente per poi tornare con gli occhi nel guardaroba.

"È solo che... mi sembra tutto così ridicolo" sbuffo contrariata lasciandomi andare con la schiena sul letto.

"Ti stai facendo troppi complessi mentali"

"Che?"

"Penso che a quel ragazzo vada bene pure che ti presenti vestita di stracci, quello che prova per te non cambia e non ha intenzione di cambiare" fa spallucce buttando poi sul letto una maglietta e un pantalone che avevo optato anche prima come outfit ma che avevo bocciato subito dopo.

"Questi andranno benissimo" afferma poi sicuro di sé uscendo dalla camera.

Con un'altro sbuffo mi alzo dal letto e provo gli stessi vestiti che mi ha consigliato, aggiungendo la collana con la chiave al tutto. Osservo la mia immagine riflessa nello specchio, inutile dire che mi sento insicura ma oramai anche volendo non credo di avere più del tempo a disposizione per cambiare idea.

Esco dalla camera e trovo papà ancora nella stanza di Mattia. Mi sorride subito alla vista dei capi che ha scelto proprio lui per poi avvicinarsi a me.

"Era tanto difficile?"

"Me lo passi?" cambio totalmente il discorso, riferendomi al bimbo che tiene ancora tra le braccia. Annuisce lievemente lasciando che lo prenda in braccio e subito sul mio volto si fa spazio un sorriso più che enorme. Mio padre ci lascia soli non volendo inferire troppo nella situazione, allora mi dedico totalmente al piccolino.

"Tra poco arriva papà" sussurro lasciando che i suoi occhioni giganti mi scrutino per bene.

"Vedrai che riusciremo a sistemare tutto e tu finalmente comincerai a capire qualcosa, mh?" gli domando come se fosse in grado di rispondermi, consapevole che invece non può.
L'unica cosa che riesco a sentire invece è il campanello.

"Eccolo" dico con la voce un pochino più tremante. Rimango un attimo in piedi davanti allo specchio, incerta sul da farsi e con il cuore in defibrillazione. Quando sento la porta aprirsi però, capisco che è arrivato il momento di farsi coraggio.

Arrivo alla porta d'ingresso, notando subito gli occhi di Niccolò attenti a me ma che subito si spostano sul bimbo che ho tra le braccia appena se ne accorge.

"Buonasera principino" il mio cuore perde un battito a questa immagine. Nicco intenerito con un sorriso mai visto prima sul viso e il dito mignolo stretto nella piccola manina di Mattia, che sembra quasi aver riconosciuto suo padre.

"Ciao" si rivolge poi a me, facendomi sciogliere più di quanto non sia già andata.

"Ciao" ricambio il saluto con un sorriso prima di capire le intenzioni di Nic e passargli il piccolo tra le braccia.

"Quanto sei bello" tento di non commuovermi una seconda volta ma ammetto che è veramente una missione impossibile. Penso che di questo passo finiremo per rimanere qui e rimandare l'uscita a un'altra volta e sinceramente nemmeno mi dispiacerebbe.

"Oh, ciao Nic" mio padre spunta fuori dalla cucina, interrompendo il momento più che magico che stavamo passando.

"Ciao Roberto" lo saluta anche lui.

"Quando vuoi puoi darmelo, così potete andare" è proprio lui a dare una svolta alla situazione, anche se nessuno di noi sembra intento nel lasciare la casa.

"So che è difficile lasciare andare questa bellezza ma sta ragazza ci ha messo sessant'anni a prepararsi perciò se non uscite, vi caccio io fuori"

Mi trattengo dal non urlargli addosso i peggiori insulti, limitandomi a coprirmi la faccia con entrambe le mani in totale imbarazzo.

"Quando vuole" mi indica cordialmente la porta, invitandomi ad uscire al suo fianco.

"Faccia pure signorina" aggiunge.

"Cretino" nemmeno mi rendo conto di aver in qualche modo continuato la canzone, quanto mi risulta spontaneo catalogarlo in questo modo.
Scuoto la testa rimuovendo questi pensieri, per poi prendere coraggio e fare il primo passo. Camminiamo in silenzio, siamo a poco più di un metro di distanza, fino a quando non arriviamo al parchetto che a quest'ora è sempre isolato.

"Era tanto tempo che non venivo qui" ammette dopo qualche attimo.

"Anche io non ci venivo da un po'"

Si siede sulla solita panchina rotta, invitandomi a fare lo stesso. Lo seguo con un sorriso sul volto, sentendomi tremendamente impacciata in qualsiasi anche minimo movimento. Lo sento infatti ridere sotto i baffi, cercando di non farmelo notare.

"Perché ridi?"

"Sei buffa" 

Scuoto la testa non trattenendo un sorriso. 

"Davvero ci hai messo tempo a prepararti per me?"

"Oh no ti prego" cerco di sviare di nuovo il discorso mentre lui adesso, allunga un braccio verso di me cingendomi le spalle. Mi ritrovo di nuovo come paralizzata, ma dopo non molto mi rilasso anche io, poggiando la testa sulla sua spalla. Rimaniamo così una manciata di minuti, mentre i miei occhi si perdono tra le stelle e i suoi tra i miei capelli.

"Sai perché mi piaci?" sento un brivido lungo la schiena, provocato dalla sua voce.

"Perché?"

"Perché con te non mi sento mai a disagio. Potrei trovarmi in qualsiasi posto o in qualsiasi strana situazione, e non riuscirei mai a provare imbarazzo. Anche adesso, siamo qui solo io te, muti sotto un cielo stellato seduti su una panchina mezza smonca, eppure non cambierei niente di una virgola"

A quelle parole accorcio ancora di più la distanza tra i nostri corpi, legando le mie braccia attorno a lui. Lo stringo forte a me mentre la sua mano si intrufola tra i miei capelli, accarezzandoli dolcemente.
E proprio in questo momento, capisco che nemmeno io cambierei niente, di una virgola.

SPAZIO AUTRICE
Are they back?:)











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