52-Meglio di una favola

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Erano ormai passati mesi dal giorno in cui Emma rivelò i suoi sentimenti ancora ben presenti nei confronti di Niccolò dopo tanto tempo, e le cose tra i due non potevano andare meglio. Le giornate erano tornate vive e intense come quelle di una volta, seppur con degli impegni più importanti ed un bambino da crescere. Non potevano più permettersi di svegliarsi al mattino e restare sul letto abbracciati fino a tardo pomeriggio, non avevano più gli stessi momenti di intimità forse anche troppo frequenti, ma l'amore che trasmetteva ad entrambi il piccolo Mattia ogni giorno ricompensava tutte le mancanze e colmava ogni vuoto.
Si potevano definire una famiglia a tutti gli effetti, o quasi.

Mancavano pochi minuti allo scoccare della mezzanotte, che avrebbe portato al venticinquesimo compleanno della ragazza, che quell'anno aveva deciso di trascorrere in più totale quotidianità. Si trovavano infatti tutti e tre sul lettone, sopra il quale Mattia continuava a gattonare ininterrottamente tra i mille palloncini, cosa che proprio lui aveva obbligato la mamma a comprare.

"Attento che cadi" continuava a ripetere Emma ridendo alle facce esasperate del bambino.

"So-o atteto mamma" strinse i pugni nelle manine e continuò il suo 'viaggio' sotto gli occhi divertiti dei suoi genitori.

Emma dal canto suo era felice, aveva sempre considerato il compleanno come un giorno qualunque e per lei passarlo con loro, che erano le persone più importanti della sua vita, era già il migliore regalo che potesse mai ricevere. Niccolò invece era molto più in ansia ed elettrizzato, essendo a conoscienza di ciò che sarebbe successo di lì a poco, piano di cui lui stesso era stato l'artefice. Progettava quell'idea da mesi, ne aveva parlato con tutti i miserabili e anche con Roberto che aveva accettato all'istante le condizioni del ragazzo. Sarebbe andato tutto perfettamente, lo sapeva, eppure nonostante questo aveva il timore che qualcosa potesse andare storto o che semplicemente lei non avrebbe gradito il pensiero.

"Due minuti amore" scacciò lui stesso quelle paranoie della sua testa lanciando uno sguardo alla parete dove stava appeso l'orologio.

"E sono venticinque" tirò un sospiro Emma.

"Diventi vecchia"

"Sappi che ti stai dando del vecchio da solo allora" alzò le mani in alto ricavando una risata spontanea di Niccolò, una di quelle che tanto amava sentire.

"Pulce vieni qua che dobbiamo fare il conto alla rovescia per la mamma" richiamò il bimbo che subito si affrettò ad avvicinarsi al padre con un sorrisino sul volto. Gli porse la manina che lui prese prontamente e quando arrivò il momento esatto cominciarono con il cont down.

"Dieci, nove..."

Alzarono il tono della voce, tanto che dovettero ricomporsi quando Emma glielo fece notare.

"Otto, sette..."

La ragazza non potè fare a meno di ridere nel vederli sussurrare questa volta, sempre all'unisono.

"Sei, cinque, quattro..."

Niccolò prese con la mano libera quelle di lei, che strinse forte mentre i loro sguardi si incatenavano piano piano.

"Tre, due, uno, Auguri Mamma!" esclamò il piccolino che subito ricevette un'occhiata fiera da suo padre, che aveva speso gran parte del suo tempo a spiegargli ogni cosa poichè non rovinasse tutto.

"Grazie piccolino" si abbassò alla sua altezza e gli accarezzò i capelli scuri. Non appena terminato il momento tornò a giocare con i palloncini, Nic prese il viso della sua ragazza tra le mani stampandole un lungo bacio sulle labbra, che non si impegnò troppo ad approfondire per non rischiare di perdere il controllo.

"Tanti auguri Wendy" bisbigliò poi rimanendo con la fronte sulla sua.

"Grazie Peter" posò un'altra volta le labbra su quelle del moro che ovviamente non si ritirò al gesto.

"La to-ta!" come sempre fu qualcos'altro a interromperli, o meglio dire, qualcun'altro. Questa volta però, era stato tutto ben studiato dallo stesso ragazzo che sorrise vittorioso nel vedere il suo bambino seguire i suoi ordini.

"Giusto, vado io" Emma fece per alzarsi dal letto ma sia Mattia che Niccolò la fermarono con un 'no' pronunciato nello stesso istante.

"Vado io" si affrettò a dire il moro.

"Ehi" il bimbo incrociò le braccia al petto deluso, erano d'accordo che doveva accompagnarlo anche lui.

"Noi, andiamo noi" si corresse, e allora anche Mattia si mise ai margini del letto aspettando che suo padre lo aiutasse a scendere. Emma rimase un po' stranita ma non si fece troppe domande. D'altra parte nel corridoio, Niccolò stava ripetendo al piccolo che cosa fare, mentre afferrava con cura il vassoio del dolce.

"Sei sicuro che ce la fai da solo?" domandò per l'ennesima volta ricevendo un cenno in risposta. Si lanciarono un'ultima occhiata complice prima di far irruzione in camera da letto.

"Tanti auguri a te" cominciò a cantare. Lei si coprì subito il viso con entrambe le mani, non trattenendosi dal ridere mentre Niccolò continuava lo spettacolo. Al termine della canzoncina aveva chiuso gli occhi per qualche secondo e successivamente aveva spento tutte le candeline con tutto il fiato che aveva in corpo. Una volta riaperti però, si accorse dell'assenza di qualcuno.

"Dov'è Mattia?" domandò al moro. Lui sorrise e si voltò verso la porta, dalla quale proprio in quel momento comparì il piccolino che spingeva davanti a sè una scatola di cartone.

"Pe te" indicò sua madre che guardò storta il suo ragazzo per un secondo.

"Apiilo" sorrisero entrambi mentre Emma si sedeva sul pavimento accanto al suo bambino. Non appena aprì la scatola però, cacciò un urlo per la sorpresa. Di certo tutto si aspettava tranne che da quello scatolone saltasse fuori un cucciolo di Labrador bianco, con tanto di nastro blu legato al collo, che subito iniziò a leccarle la mano. Cercò con lo sguardo Niccolò e quando lo vide con un sorriso stampato sulle labbra gli occhi le diventarono subito lucidi.

"Te sei matto" gli sussurrò. Proprio lui però, le fece segno di guardare meglio ed allora lei abbassò lo sguardo. Incastrato nel fiocchetto infatti, si trovava un foglio di carta arrotolato. Lo afferrò emozionata e curiosa, e quando srotolò scoprendone il contenuto, rimase letteralmente a bocca aperta.

Due biglietti aerei per gli Stati Uniti, in data solo a qualche giorno da allora.

"Davvero?" domandò ancora incredula.

"Davvero"

"E come facciamo con tutto?  Devo preparare le cose... e poi lui? Come.."

"Ho pensato a tutto io, tu pensa solo a rilassarti ok?" le accarezzò il viso con una mano e lei sorrise all'istante. Quando però sentì tirare la maglia del pigiama da sotto si accorse di Mattia, che stava cercando di attirare la sua attenzione.

"Pechè piangi mamma?" era visibilmente triste, probabilmente pensava che il regalo non le fosse piaciuto. Per questo Emma asciugò subito le lacrime sorridendo ampiamente.

"E' tutto perfetto pulce, tu e papà siete la cosa più bella che mi sarebbe mai potuta capitare e questo regalo è fantastico" gli accarezzò una guancia con un dito. Lui annuì gattonando poi verso il cagnolino che nel fratempo stava annusando ogni centimetro della stanza. Niccolò si avvicinò alla sua ragazza che non perse tempo a stringerlo a sè per poi lasciargli una lunga serie di baci sulle labbra.

"Ti amo" disse tutto a un tratto.

"Sapessi io" rispose prontamente lui, prima di sentire il rumore di qualcosa cadere a terra. Si girarono entrambi nello stesso momento, il tempo di vedere la custodia della chitarra a terra, fortunatamente vuota, con accanto Mattia impegnato a giocare con il cane. Risero all'unisono, con lo stesso pensiero inespresso nella testa: tutto ciò che stavano vivendo, era forse anche meglio di una favola.

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