Piego i vestiti un po' a caso, alternando lo sguardo tra la culla e il borsone senza tener troppo conto dell'ordine in cui sto riponendo la mia roba all'interno. Da quanto ho capito se tutto ve bene oggi mi dimettono e posso finalmente tornare a casa in compagnia di Mattia.
Quel bambino è riuscito a darmi fin da subito una forza incredibile nell'affrontare ogni cosa, anche se dall'altro lato continua a ricordarmi lui. Più lo guardo e più realizzo che da me non ha preso un bel niente, è la fotocopia identica di suo padre. Spero almeno che però non abbia ereditato anche il suo carattere, altrimenti solo dio sa cosa mi spetta.Niccolò? Non si è ancora fatto vivo e arrivati a questo punto temo che non lo farà. Forse da una parte è anche meglio così perché so bene che un suo ritorno adesso mi metterebbe ancora più caos in testa di quanto non ce ne sia già. Eppure passano i giorni ed io in ogni singolo istante rinfaccio a me stessa quanto in realtà mi manchi da morire ogni cosa di lui.
"Signorina Russo" l'infermiera che mi ha assistita fin dall'inizio apre la porta della mia stanza. Sorrido nel notare la figura di mio padre proprio dietro di lei, che mi annuncia la notizia.
"Può tornare a casa, è venuto suo padre a prenderla" dice lasciandolo entrare. Io non aspetto un secondo di più e subito gli lego le braccia al collo per abbracciarlo, mentre socchiudo gli occhi nella speranza di non esternare troppo il mio stato d'animo.
"Come sta il mio campione?" si avvicina poi alla culla nella quale Mattia sta ancora dormendo. Sorrido intenerita nel notare l'espressione di mio padre che sembra avere davanti a sé la cosa più preziosa di questo pianeta.
"È un dormiglione" scherzo io accarezzandogli leggermente la guancia con un dito, in modo tale da non interrompere il suo sonno.
"Come la mamma"
Anche il papà non scherza, avrei voluto rispondere. Ma una sola allusione al ragazzo che ancora non ha voluto incontrare suo figlio sarebbe un passo fin troppo falso verso mio padre, che è ancora all'oscuro di ogni dettaglio anche futile della situazione.
"Allora sei pronta?" domanda poi scacciando via una lacrima a tradimento che stava per scorrere sulla guancia.
"Si" rispondo solamente.
"Possiamo andare" sorride sincero mentre io annuisco un paio di volte andando nuovamente verso la culla, mentre papà prende il borsone dei vestiti.
Cercando di non svegliarlo, accolgo tra le braccia il piccolo, lasciando che continui a dormire sulla mia spalla. Lancio poi un ultimo sguardo a questa stanza sorridendo amaramente nel ricordo del momento forse più speciale di tutta la mia vita.***
I miei occhi passano sul paesaggio che scorre velocemente fuori dal finestrino, non permettendomi di mettere a fuoco nulla di ciò che sta all'esterno di quest'auto. L'aria fuori è gelida e posso percepirlo anche senza testare fisicamente, lo noto dal modo in cui tutto sembra fermo, come ghiacciato, pur non avendo un briciolo di neve attorno.
"Che pensi?" mio padre mi distoglie dall'attenzione rivolta al resto.
"Nulla" alzo le spalle non degnandolo di uno sguardo.
"Non ti va proprio di parlare con me?" domanda quasi sconfitto, era tanto che non passavo del tempo con lui e in effetti parlarci non sarebbe una cattiva opzione.
"Non è questo il punto" cerco di sorridere a malapena.
"E quale sarebbe?" chiede di nuovo.
Semplice. Il problema sta nel fatto che non ho idea di come potrà mai prendere la situazione, a partire dal tradimento di Niccolò fino ad arrivare al suo non voler vedere Mattia di spontanea volontà.
Voglio parlargli ma allo stesso tempo non mi va di mettere in cattiva luce Niccolò ai suoi occhi, ha già troppe persone contro e una in più procurerebbe solo più dubbi e meno certezze."Non sei tu, sono io che ancora devo riuscire a capire tante cose prima di arrivare ad una conclusione decisiva" spiego cercando di rimanere il più sincera possibile.
"Non me la sento" chiudo gli occhi immagazzinando ogni singola lacrima che ancora non mi da pace.
"Non adesso perlomeno, scusami" finalmente mi volto nella sua direzione, scoprendo che per fortuna non sembra essersela presa.
"Sta tranquilla, non voglio forzarti" sorride per l'ennesima volta, tornando con lo sguardo attento sulla strada e solo adesso mi sorge spontanea una domanda.
"Papà"
"Dimmi"
"Ma..." mi accorgo di non saper bene come spiegarmi per non commettere errori esprimendomi in modo sbagliato.
"Lei dov'è? Insomma non l'ho ancora vista, pensavo venisse con te almeno una volta" non faccio nomi, sperando che pur non specificando nulla lui abbia capito di chi sto parlando.
Noto il suo viso cambiare radicalmente espressione, passando dall'essere sorridente all'inquietudine più totale. Posso ben notare il suo respiro più pesante per poi resettare il tutto, ritornare con un sorriso sul volto che però mi sembra palesemente finto.
"Sai Emma" comincia a parlare.
"Molte volte la felicità è apparente" lascia la frase in sospeso, restando con gli occhi intenti ad osservare l'asfalto.
"Si pensa di avere tutto tra le mani, per un secondo sei completo, realizzato, e l'attimo dopo è come se ti fosse crollato tutto a terra" scuote la testa un paio di volte, lasciandomi con il fiato sospeso.
Sembra parlare di me."E questo ti porterà a pensare che per quanto tu possa provare a far ritornare tutto com'era, la cicatrice rimarrà comunque, per sempre" subito colgo il riferimento alla canzone di Niccolò, 'il vaso', nella quale io ho sempre trovato una metafora da brivido su infinite circostanze della vita.
"E magari per certe cose sarà così, non potrai più farci niente e dovrai accettare la realtà"
"Eppure non devi mai dimenticare il motivo per cui riesci a curvare le tue labbra sinceramente ogni giorno, mai. Perché quello è il senso di ogni cosa, la ragione per la quale continui a saltare gli ostacoli di questo gioco per poter arrivare al traguarto" i miei occhi sono ormai velati da uno strato di lacrime fin troppo visibile, che cede alle sue ultime parole.
"E il mio motivo non era quella donna, il mio motivo sei tu" sorrido, notando cadere una lacrima anche sul suo viso.
"Ti voglio bene papà"
"Anche io"
Solo adesso mi accorgo di essere arrivata davanti a casa. Allora apro la portiera prendendo poi delicatamente il seggiolone nel quale il piccolino sta ancora dormendo. Sorrido intenerita prima di raggiungere mio padre che nel frattempo ha già aperto al posto mio.
"Però ricorda che non è mai troppo tardi per capirlo" sussurra al mio orecchio prima di aprire definitivamente la porta.
Il profumo di queste mura mi inebria le narici, lasciandomi senza fiato. Sono passati pochi giorni eppure già mi mancava.Casa
Che poi di casa senza di lui
Non c'è proprio niente.SPAZIO AUTRICE
È tornata la mascotte
Possiamo festeggiare
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Restami Vicino||ultimo
FanfictionSequel "Ho bisogno di amarti||ultimo" •tratto dalla storia• "Sai che ti dico?" le lacrime mi annebbiano la vista, ma adesso l'unica cosa che mi muove è la rabbia. "Che se è questo quello che vuoi, se davvero preferisci buttare all'aria tutto quanto...