40-La rosa

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"Era ora cazzo!"

Questa mattina, già frastornata di mio, mi sono sentita ancor più confusa di quanto già non lo sia ogni istante della giornata. Non ero sicura di essere nella realtà e ancor più incerta era la concretezza di ciò che era successo ieri sera.
Mattia, mio padre, la rosa bianca, Niccolò.
Non ero del tutto certa che quella sorta di ricongiungimento tra noi fosse stabile e non frutto di uno dei miei sogni, ma in effetti sembrava tutto troppo serio da risultare finto.
I ricordi pian piano si facevano sempre più nitidi nella mia testa, fino a ricordare persino i dialoghi avvenuti tra noi, anche dopo quell'abbraccio che ho ancora impresso nella pelle.

Ci siamo promessi di andarci piano, di non affrettare i tempi in niente perché non servirebbe, di ricominciare nel senso più vero e puro della parola.
Per questo motivo, ha deciso lui stesso di tornarsene a casa per la notte, in modo tale da lasciarmi i miei spazi.
Il mio cuore era diviso a metà in quel momento, tra la parte ragionevole che dava pienamente ragione a quella decisione, e la parte che invece desiderava averlo con sé, e non per una notte, ma per tutta la vita.
Scommetto che anche lui si trovava nella mia stessa situazione, eppure ha avuto la forza di decidere il giusto per entrambi, anche se sono consapevole del fatto che lui avrebbe acconsentito di restare se soltanto glielo avessi chiesto o accennato.

Tornando a questa mattina, la prima cosa che feci una volta alzata dal letto e aver dato le giuste attenzioni a Mattia, fu prendere il telefono e convocare qui da me le ragazze, in modo tale da spiegare ogni dettaglio della situazione a loro che avrebbero di sicuro potuto consigliarmi essendo estranee al tutto. Ed ecco che infatti adesso mi ritrovo qui, tra il sorriso smagliante di Vanessa e il totale organismo di Desirè in iperventilazione.

"Quindi siete tornati insieme?" esordisce palese.

"Una specie" cerco di sembrare il più convincente possibile. La verità è che non so bene come potremmo definirci in questo momento, se in pausa oppure semplicemente in un periodo di transito, ma sinceramente mi basta sapere che lui ancora prova qualcosa per me e che è disposto a dimostrarmelo.

"Che significa 'una specie'?!" imita la mia voce mettendo si entrambe le mani sui fianchi.

"Che abbiamo deciso di ricominciare passo per passo" cerco di spiegare indifferente mentre di tanto in tanto allungo il collo per controllare che il piccolo non si sia svegliato.

"Ma scusa lui mica ti ha detto che ti ama?"

"Si"

"E che cosa manca allora?"

Sbuffo amareggiata.

"Ragazze io ancora non mi fido ciecamente di lui"

Rimangono entrambe in silenzio, forse non si aspettavano una risposta del genere o forse semplicemente lo sapevano ma non volevano ammetterlo. Un po' come me, che solo il nominare l'argomento fiducia sento i brividi sottopelle.

"Ho perso la fiducia in lui nel momento in cui sono venuta a sapere di un tradimento, dopo dei mesi dal giorno in cui è accaduto tra l'altro. Ho bisogno di tempo"

Aggiungo attirando nuovamente il silenzio tra noi. Mi sento quasi di troppo a parlare ma gli sguardi francamente mi fanno mille volte più paura di quanto non me ne possa incutere un dialogo.

"Capitemi per favore" aggiungo infatti, nella speranza che almeno adesso possano rispondermi.

"Certo, non possiamo giudicarti su questo, non sappiamo che cosa vuol dire e come ci si sente"  è Desirè la prima a parlare, dandomi stranamente ragione.

"Altrimenti adesso per parlare con Adri dovremmo andare davanti ad una lapide" aggiunge Vanessa provocando una risata generale da parte di tutte.

"In effetti ancora non l'ho preso a schiaffi come mi ero promessa di fare" ragiono ad alta voce.

"Beh meglio tardi che mai, anche se penso che il periodo di pausa che vi siete presi basti e avanzi già" e in effetti è così. Solo a ripensare alle condizioni di Niccolò il giorno in cui ho seguito Adriano intenta ad affrontarlo, poco prima del parto, mi viene voglia di sbattere la testa contro il muro per quanto sono stata orgogliosa.

"La rosa bianca l'ha portata lui?" mi distoglie Desirè dallo stato di trance in cui i miei pensieri mi avevano trascinata. Mi limito a sorridere riposando gli occhi su quel fiore che per me rimane un simbolo dal significato indelebile sulla mia pelle.

La rosa, bella ma allo stesso tempo pericolosa. Più la guardi da lontano, più ti convinci che questa possa essere senza spine ma quando arrivi ad un palmo dal coglierla con te, riesci a pungerti ugualmente, realizzando di aver vissuto nell'illusione di un qualcosa che in verità non esitste.

"Si, te l'ha regalata lui" deduce da sola data la mia testa nuovamente tra le nuvole.

"Certo che però rimane un paraculo che di più non si può!"

"Ho detto la stessa cosa anche io" scuoto la testa sorridendo a malapena.

Sento di sottofondo però, il pianto di Mattia che ad orecchio umano credo rimanga un suono impercettibile ma che nella mia testa risuona forte come un tuono. Mi precipito allora nella sua stanzetta, notando che appunto si è svegliato.

"Ehi ehi, ma buongiorno"  lo colgo subito tra le mie braccia, sentendo poi i passi delle mie amiche raggiungermi, rimanendo incantate alla vista del piccolino.

"È sputato identico al papà, me ne convinco ogni giorno di più" Vanessa si avvicina di poco con un sorriso sul volto.

"Lo so, lo so"

"Amore della zia!" subito Desirè rimane imbambolata prendendo ad accarezzargli la guancia con il mignolo.

"Ci sai fare coi bambini Dè"

Alle mie parole subito le sue guance si dipingono di un colore rossastro. Io e Vanessa ci scambiamo uno sguardo d'intesa, totalmente impreparate a questa sua reazione, tornando poi con gli occhi verso la nostra amica, in attesa di una parola.

"Calma, nulla di quello che avete capito" ci precede subito.

"Solo che mi piacerebbe, tanto. Però non ho idea di come la prenderebbe Gabriele..." abbassa lo sguardo sulle sue scarpe, che ha cominciato a torturare in malo modo.

"Sono sicura che sarebbe felicissimo anche lui" sorrido sinceramente e anche lei con me.

"Mo' rimango solo io però, e di certo non ho la testa per curar due pesti in giro per casa" una risata lascia le labbra di tutte quante mentre io rimango con gli occhi persi in quelli di mio figlio, che mi trasmettono tutto l'amore che io prima di lui nemmeno sapevo di avere.

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