Capitolo 8;

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«com'era la prima volta? Si addormenta presto? E poi come l'hai chiamata? Va già a scuola giusto?»

Giusy continuava a riempire il suo ragazzo di domanda mentre camminavano verso l'uscita dell'ospedale, in tutto quel tempo il vizio di fare mille domande e discorsi non le era passato, anzi.
Voleva sapere di più sulla loro bambina, lei fu l'ultima persona che vide prima di chiudere gli occhi per quei cinque lunghi anni, era curiosa quindi di sapere come fosse diventata.
Niccolò scosse la testa e sorrise incoscientemente, nessuno poteva capire quanto gli erano mancate quelle domande a raffica che gli poneva lei.

«non ti anderebbe di vederla prima?»

«no, voglio sapere tutto!»

In quel momento i suoi pensieri erano focalizzati su sua figlia, ma non sapeva che c'era molto, ma molto altro da sapere.
Finalmente lei era fuori da quell'ospedale, camminava tranquilla e felice, mentre invece Niccolò aveva ancora il timore che stesse solamente sognando.
Dopo diverse ore a parlare però forse si era convinto che era del tutto sveglio, anche se la paura che da un momento all'altro Giusy scomparisse c'era ancora.
Nel mentre che Luca le faceva gli ultimi controlli per lasciarla andare a casa, lui chiamò Adriano per informarlo della situazione.
Inizialmente il ragazzo non lo prese sul serio, pensò solamente che il suo amico era ubriaco magari, ma appena nella videochiamata vide che Giusy c'era per davvero, rimase anche lui in uno stato di trans per diversi istanti.

«è questa la tua macchina?» chiese lei indicando una macchina spettacolare parcheggiata di fianco ad altre, non era molto esperta in ambito, ma sembrava costare un occhio della testa solo a vederla.

Il ragazzo annuì e poggiò un braccio sulle sue spalle per il resto del tragitto, almeno finché vide un gruppetto di ragazzi abbastanza in lontananza fissarli.
Appena una di loro spalancò la bocca e afferrò di fretta il cellulare, cacciò un sospiro nervoso e si preparò già psicologicamente ad altri gossip inutili.
Forse avrebbe dovuto fare come il giorno prima, scappare da quella situazione e cercare di nascondersi, ma quella volta non lo fece.
Non lo fece perché con lui non c'era una conoscente, c'era la sua Giusy.
Le stampò un bacio sulle labbra e poi le aprì la portiera per farla salire in macchina, non gli importò nemmeno se la probabilmente foto di quel bacio in poche ore l'avrebbe vista ovunque.

«posso vedere una sua foto?» chiese la ragazza mettendo le mani a mo di preghiera e facendo il labbruccio.

«facciamo così, adesso dovrebbe stare in giro con Adriano, andiamo a casa e ti dico quello che vuoi, in ogni caso ce la riporta lui dopo»

«va bene, almeno dimmi però come si chiama!»

«come la persona che non avrei mai smesso di amare comunque fosse andata» rispose lui avvicinandosi al suo viso.

«si..si chiama come me?»

«non dovresti avere dubbi dopo la mia risposta, ma adesso ho tutto il tempo per farli scomparire uno ad uno»

Il moro le lasciò un piccolo bacio sulla fronte e poi mise in moto la macchina, a breve si sarebbe ritrovato di nuovo in quella casa dove tante e tante volte il loro amore era bruciato in quelle quattro mura, solo che quella volta sarebbe stato con lei.

[...]

Giusy aveva aperto gli occhi da una decina di minuti, ma non si era minimamente smossa dalla sua posizione.
Si era poggiata con la testa contro il seggiolino per dormire una manciata di minuti, le era impossibile riposare in quell'ospedale.
Sentendo il più totale silenzio e solo la mano del suo ragazzo unita alla sua, decise di non proferire parola e godersi quel momento.
Fino a lì non ci aveva ancora pensato, si era focalizzata sulle belle notizie, ma lei aveva letteralmente perso cinque anni della sua vita.
Fisicamente era cresciuta certo, era una ragazza di vent'anni e non più di quindici, ma aveva bruciato tutti i momenti migliori della sua vita.
Aveva perso gli anni in cui sarebbe dovuta crescere mentalmente, aveva perso la crescita di sua figlia e le esperienze insieme alla persona che amava, cosa le era rimasto?
Poteva mai esser possibile che a vent'anni non sapeva neanche premere l'acceleratore di una macchina? non aveva concluso gli studi, non sapeva cosa volesse dire lavorare e altre milioni di cose su cui era rimasta indietro..

«nicco..» sussurrò con una voce così bassa che Niccolò fece anche fatica a sentirla.

«si?» rispose lui abbassando la voce della radio per farla parlare.

«come faccio ad andare a passo con la vita di tutti i giorni adesso?»

«che intendi?»

«nic tu hai ventitré anni, ma io in pratica ne ho ancora quindici.. non ho finito la scuola, non so guidare, non ho neanche mai visto nostra figlia» spiegò la ragazza abbassando lo sguardo.

Lo rialzò poco dopo notando che Niccolò si era fermato, si trovavano nel parcheggio di un parco con diversi palazzi.

«non è mai stato niente facile da quando ti ho vista per la prima volta, non sai quanto sono stati duri questi anni per me e probabilmente quanto lo sarebbero stati gli altri se oggi non fossi venuto in ospedale.
Non m'importa che hai ancora la mentalità di una bambina, non m'importa che non hai un diploma o un qualsiasi lavoro, è l'ultimo dei miei pensieri.
Fino a poche ore fa credevo che mi guardassi dall'altro, mentre adesso ho ancora la fortuna di poterti toccare e avere con me, questo è tutto ciò che m'interessa.
Non possiamo tornare indietro nel tempo, ma pur di recuperare questi anni ti porterei a fare il giro del mondo in un solo mese, lo farei se solo tu me lo chiedessi»

«è questo il punto, è tutto da recuperare, io ora non ho niente..»

«tu hai me, tu hai sempre avuto me e mi avrai in qualsiasi momento della tua vita, è l'unica promessa per cui metterei la mano sul fuoco.»

Giusy annuì e si allungò per abbracciarlo, non credeva alle promesse, neanche a quelle delle persone più care che aveva, ma Niccolò per lei sarebbe sempre stato l'eccezione alla regola, e niente avrebbe mai cambiato quello che erano stati.
Il moro le alzò il viso per il mento e non esitò a lasciarle più baci sulle labbra, potendo avrebbe inventato una macchina che fermasse il tempo, così da rimanere in quell'istante per chissà quanto.
Fu la sua suoneria però a disturbarli dopo diversi minuti, al che sbuffò e rispose svogliatamente senza neanche leggere il nome in rubrica.

«pronto?»

«Nì sto entrando adesso dal cancello, te sei già a casa? Dimmi di sì che Giusy me sta tartassando dicendo continuamente che vuole suo padre»

Vivi tu per me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora