Capitolo 3;

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Era da molto che Niccolò non passava notti completamente in bianco, a guardare il soffitto come se fosse immobilizzato nel letto.
Quella notte la passò per metà a rispondere a tutte le domande di sua figlia riguardo a lei, e si sa, le domande dei bambini non hanno mai una fine, o almeno finché Giusy si addormentò stremata dal sonno tra le sue braccia.
Aveva chiesto di tutto, il suo compleanno, quanti anni aveva, il suo colore preferito.. insomma, domande innocenti a cui una bambina potrebbe interessarsi.
Era sicuro che una volta diventata più grande le domande nella sua testa sarebbero cambiate, invece di chiedere cosa le piaceva fare avrebbe chiesto la motivazione per cui quei sette mesi erano stati lontani, ma era troppo presto per farsi quei complessi.
Niccolò guardava ancora la finestra della stanza da diversi minuti, sembrava un miraggio che stesse nevicando a Roma per ben due giorni di fila, non succedeva da moltissimi anni.
Quando però sentì il campanello bussare, sbuffò rumorosamente al solo pensiero di doversi alzare da quella posizione, anche perché Giusy stava tranquillamente dormendo sul suo petto senza accennare alcuna mossa.
Si spostò delicatamente così da non farla svegliare, poi si diresse verso la porta.
Appena aprì la porta però, si ritrovò davanti l'ultima persona che si aspettava di vedere.

«salve, volevo... tu?»

Era passato circa un giorno da quando aveva visto quella chioma di capelli biondi platino e quei due occhi azzurri, quasi trasparenti per quanto sembrassero ghiaccio.
La domanda però era, perché in quel momento era davanti alla sua porta?

«ehm.. ciao, ti serve qualcosa?» balbettò lui portando una mano tra i capelli, forse avrebbe dovuto darsi una guardata allo specchio dato che erano anche più spettinati del solito.

«sei tu Niccolò Moriconi, giusto?» chiese Elisa ricevendo solo un cenno con la testa in risposta.

«questi te li manda Lorenzo» continuò poi porgendogli una busta con diversi medicinali al suo interno.

«Lorenzo? Il mio dottore?»

«si, doveva portarteli lui ma ha chiesto a me, aveva da fare in studio questa mattina»

«e perché li hai tu?»

«ah si, scusami non ci avevo pensato a dirtelo, sono sua figlia» disse lei risvegliandosi da quel piccolo momento di confusione.

«scusami se ti ho svegliato o interrotto, ma mio padre ha detto che era abbastanza urgente e ho fatto il prima possibile»

«no tranquilla, ero sveglio»

«va bene, allora..»

«vuoi entrare? Mi spiace averti fatto fare una corsa per portarmi questa roba»

La ragazza rimase una manciata di secondi in silenzio per quella proposta, quella mattina pensava solo di dover consegnare quelle medicine ad uno sconosciuto qualsiasi, invece era proprio il ragazzo che aveva incontrato il giorno prima.

«non disturbarti, per così poco..»

«no macché, entra»

Alla fine Elisa accettò la proposta e Niccolò si chiuse la porta di casa dietro, scortando la ragazza verso la cucina.

«posso chiederti a che ti servono tutte quelle medicine? Ti vedo abbastanza bene per prendere quattro termometri, otto scatole di oki, cinque di takipirina e altri antibiotici dai nomi impronunciabili» chiese la bionda sedendosi su uno degli sgabelli alti.

«non sono mica per me, sto bene adesso.. credo.. cioè spero» rispose Niccolò storcendo le labbra e prendendo la moka per il caffè.

«mica sta male tua figlia? Sembra un amore quella bambina»

«Giusy? Oh no no, in cinque anni di vita avrà avuto una febbre leggerissima e ogni tanto il raffreddore, sembra avere più anticorpi quella bambina che un adulto»

«papà!»

«parli del diavolo..» balbettò il moro accennando un sorriso e facendo cenno ad Elisa di aspettare, al quanto pare Giusy aveva scelto il momento migliore per svegliarsi.

Il ragazzo raggiunse la camera da letto e la trovò seduta mentre si strofinava gli occhi con il pugno della mano, in genere non era quasi mai mattiniera.

«ciao monella, già sveglia?» le chiese avvicinandosi e stampandole un bacio tra i capelli.

La piccola annuì e allungò le braccia nelle sua direzione, così da farsi prendere.
Di mattina non era solita a dire molte parole, se ne stava quasi sempre in silenzio e a giocare, ma una volta che era ben sveglia diventava quasi impossibile farla smettere di parare a raffica.
Poggiò la testa sulla sua spalla e si fece tranquillamente portare in cucina, ma appena vide che c'era un'altra persona con loro, scese come un fulmine dalle braccia di suo padre e si avvicinò a Elisa.

«tu sei la ragazza che mi ha salvato dal cane che voleva mangiarmi?» disse indicandola con indice.

«beh si, come stai piccolina?» rispose la bionda accennando un sorriso e scompigliandole di poco i capelli.

«io bene, sei venuta per andare sul ghiaccio con noi?»

«ghiaccio?»

«Giusy..» s'intromise Niccolò sospirando, la costante voglia di approcciare con chiunque che aveva sua figlia alle volte iniziava a farsi sentire fin troppo.

«perché papà? Ieri mi avevi detto che ci saremmo andati»

«si lo so però..»

«però oggi mi sa che ho qualche impegno, dai vi divertirete lo stesso» rispose Elisa risolvendo del tutto il problema a Niccolò sul come formulare una risposta in pochi secondi.

«e non puoi farli più tardi? Dai ti preego»

Di fronte a due mani congiunte a mo di preghiera, a due occhioni dolci e un musetto appositamente per convincerla, Elisa si ritrovò in difficoltà a dirle nuovamente di no.
Alzò lo sguardo verso il moro e cercò da lui un aiuto per parlarle, magari essendo suo padre avrebbe sicuro trovato un modo per farle capire.

«dai papà ti prego, lo sai che ti voglio taanto bene» disse Giusy rivolgendosi questa volta a lui.

«se per lei va bene allora..» si arrese Niccolò lasciando che la bambina esultasse liberamente.

«si, grazie!»

La piccola gli lasciò un veloce abbraccio e poi corse nuovamente in camera, quando si trattava di uscire e giocare non faceva capricci nel prepararsi.

«prima che tu mi chieda scusa per qualsiasi cosa, non ho nulla da fare tranquillo» lo precedette Elisa appena stava per aprire bocca, di fatto lui scoppiò a ridere.

«e che non riesco mai a dirle di no, ci provo però poi..» balbettò grattandosi la nuca, ma poi si bloccò sulle sue stesse parole e scosse la testa.

Come avrebbe spiegato che non poteva dirle di no guardandola in viso solo perché aveva gli occhi dell'amore della sua vita?
Ogni volta si ripeteva che doveva essere almeno un po' più severo così da farle capire che non poteva avere sempre tutto ciò che voleva, ma poi incrociava quei due occhietti marrone chiaro e ci si perdeva dentro, proprio come faceva anni prima con la sua Giusy.

Vivi tu per me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora