Capitolo 18;

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«Giusy ma mi spieghi che cazzate stai dicendo!?»

Niccolò ci era rimasto di sasso dopo le sue parole, sapeva di aver sbagliato precedentemente, eppure non sarebbe mai arrivato a pensare di frequentare qualche altra ragazza o addirittura considerare ciò che c'era stato con lei solo una "relazione adolescenziale".

«ma si urlami pure, fai con comodo, qualcos'altro?»

Lui si rese conto solo in un secondo momento che effettivamente aveva urlato quelle parole, non si era calmato per nulla, peggiorando così la situazione.

«mi dispiace piccola, non volevo peggiorare le cose..» disse il ragazzo circondandola con le sue braccia e stringendola a sé.

Giusy rimase impassibile, in quel momento la reazione del suo ragazzo passò per un po' in secondo piano, bensì pensò ancora una volta alle parole di Elisa.
Ancora una volta si era sentita maledettamente sbagliata, ancora una volta aveva la sensazione di voler sparire..
Ma quello che ancora le ronzava per la testa più del resto, era il perché quella ragazza avesse trattato Niccolò come un fidanzato, come se si conoscessero da una vita.

«ne possiamo parlare Giu'?» chiese il moro alzandole il viso e spostando le lacrime con i pollici.

Giusy si staccò dalle sue braccia e salì in macchina senza fiatare, non voleva parlare, non voleva neanche sentire una mezza parola, almeno riguardo a quella ragazza.
Anche quando Niccolò si sedette al posto del guidatore, lei voltò il capo, così per tutto il viaggio.
Desiderava indubbiamente spiegazioni, ma in quel momento no.
Il moro le accarezzò una gamba con la mano e lei fece scattare la sua in avanti, distogliendo ogni contatto.
Non tanto perché era incazzata con lui, ma in quell istante avrebbe solo voluto dimenticarsi del suo corpo che odiava, che non riusciva ad accettare.
Dopo l'ennesima mossa di allontanamento, Niccolò si arrese e la lasciò in pace, almeno fino al loro arrivo a casa.
Appena entrati dentro, sentì una vocina proveniente dalla camera da letto, Giusy era ancora sveglia.

«che fai ancora sveglia tu?» domandò lui avvicinandosi alla bambina e stampandole un bacio sul capo, per poi salutare sua mamma, la quale stava controllando che la piccola peste non facesse nessun guaio.

La piccola fece spallucce e lo salutò con un bacio in guancia, per poi osservare Giusy che la raggiungeva.
Lei un po' impacciata la abbracciò, ma appena la bambina prese contatto col suo corpo, si accoccolò al suo petto e socchiuse gli occhi, come se avesse aspettato quel contatto per dormire.
Fece una smorfia con le labbra e cacciò una piccola lamentela quando Giusy provò a farla sdraiare di nuovo, ma lei aveva ancora i tacchi, il trucco e il vestito, non poteva dormire in quelle condizioni.

«mi cambio e torno, faccio subito, okay?» propose sperando che la risposta fosse positiva.

Lei annuì un po' controvoglia e si poggiò al cuscino, probabilmente però non sarebbe durata sveglia ancora molto.
Giusy prima salutò Anna, la quale stava appena uscendo dall'appartamento, poi afferrò di fretta un top leggero e un leggins dall'armadio per stare comoda.
Ultimamente aveva sistemato tutto molto meglio, aveva avuto il tempo di riordinare tutti i suoi vestiti, ciò che le serviva quotidianamente.. poteva dire che almeno un minimo stava ricominciando a "vivere".
Appena tornò in stanza, vide Niccolò sdraiato da una parte del letto in pantaloncini corti e col telefono in una mano, ma appena il moro posò lo sguardo su di lei, si affrettò a guardare altrove.
Si avvicinò alla bambina, la quale allungò le braccia nella sua direzione nuovamente e, una volta essersi sdraiate entrambe, si addormentò subito con il capo poggiato sul suo petto e le braccia intorno al suo busto.

«ha probabilmente sempre avuto bisogno di te» sussurrò Niccolò prendendole una mano, e quella volta riuscì a tenerla senza essere respinto.

«probabilmente se ti fossi fidanzato con un'altra avrebbe accettato anche lei, era la figura materna che le mancava, non io»

«Giusy, sei seria? davvero?»

Il ragazzo sbuffò rumorosamente e strizzò gli occhi con una mano, probabilmente ci avrebbe messo più tempo a spegnere le insicurezze di Giusy che a fare qualsiasi altra cosa.

«perché le vuoi bene?
Perché è tua figlia, anche se l'hai vista per la prima volta di nuovo pochissimi giorni fa e stessa cosa lei con te.
Magari si, se mi fossi fidanzato e questa ragazza l'avrebbe trattata come figlia sua lei si sarebbe affezionata, ma non sarebbe mai stata la stessa cosa.
Devi capirlo Giusy, nel mondo ci possono essere mille persone capaci di prendere il tuo posto, come anche il mio, ma non saranno mai capaci di rendere quel qualcosa di tuo anche loro come avresti potuto tu.»

«è brutto quando queste mille persone nel mondo ti fanno sentire uno schifo e hanno ciò che dovresti avere tu però, vero?»

Il ragazzo si soffermò per un po' su quelle parole, fino a comprendere la piccola frecciatina che aveva mandato lei, giusto per fargli comprendere il concetto.

«lei non ha niente di me»

«e già il fatto che tu l'abbia pensata appena ho aperto bocca mi basta come risposta.
dormi Niccolò, è meglio»

Giusy si voltò facendo attenzione a non svegliare sua figlia e chiuse gli occhi stracolmi di lacrime, sentendo poi il sapore salato di esse sulle labbra.

«Giusy puoi affrontare un discorso senza chiuderlo quando ti pare e piace? Oppure devo stare a comodo tuo?»

«no no fai con comodo, parla pure, per carità scema io che non ho voglia di stare a sentire cazzate, parla quanto vuoi»

«ma che cazzate e cazzate, Giu' io so stato cinque anni co l'amici miei che me tartassavano perché dovevo passà avanti, perché dovevo innamorarmi di un'altra e toglierti dalla testa, ma non l'ho fatto.
Pensi davvero che voglia farlo proprio adesso che ci sei?»

«nessuno ti obbliga ad amarmi anche se stiamo a dieci centimetri di distanza, puoi anche scendere adesso e tornare da quella, io tolgo subito il disturbo, mi dispiace se vedrai la mia brutta immagine per mezzo di lei..» disse la ragazza indicando la bambina, ma poco dopo essa le venne staccata dalle braccia, dato che Niccolò la fece stendere più in là.

«guardami negli occhi e ascoltami invece di pensare a solo quello che cazzo hai nella testa» parlò lui prendendole il viso con una mano e poggiando un braccio al lato della sua testa.

«ti conosco da quando eri una bambina, ti ho persa quando eri una bambina, e dentro sei ancora adesso una cazzo di bambina pure se hai vent'anni.
Hai idea di quante ragazze avrei potuto avere alle spalle oggi? In cinque anni se ne avessi avuta una ogni paio di mesi direi che sarebbero state anche molte.
Non ti piaci Giusy? Ti sentì inferiore a loro? Va bene, non vorrei mai che fosse così, ma se proprio devi giocare sulla tua autostima, non giocare neanche per scherzo sui sentimenti che provo per te.
Perché si, magari tra dieci anni mi sarei fidanzato di nuovo, forse anche domani, ma non aspettarti mai che se all'improvviso fossi spuntata tu da quella porta io non avrei mollato tutto per te.
Perché la vita è una cazzo di tortura a modo proprio per tutti, per chi meno e chi più, ma so quanto può essere cruda e quanto può obbligarti a stare ai suoi adattamenti.
Ma tu sei qua, nonostante questa cazzo di vita mi abbia chiuso almeno cinquecento porte in faccia da quando sono nato, sei l'unica cosa buona che mi è capitata in mezzo a tutto questo macello.
Nessuno mi obbliga ad amarti, nessuno mi avrebbe puntato una pistola contro se dal nulla in questi anni mi fossi nuovamente fidanzato, ma sono io che non riesco.
Sono io perché ti amo, ed è una cosa che non controllo, che non sono mai riuscito a controllare, e che non potrò mai fare tantomeno adesso che ci sei.
Puoi dire quello che cazzo vuoi, puoi anche non parlarmi una settimana perché questa sera sono stato un cojone, ma scordatelo se pensi che ti lascerò andare.»

Quasi non aveva più fiato per aver parlato così tanto, e dato che era arrivato ad alzare la voce, si spaventò ad un tratto per paura di aver svegliato la bambina.
Fortunatamente lei aveva il sonno pesante ed era stremata, non aveva sentito nulla.. al contrario di Giusy, che ormai non sapeva più come zittire il suo pianto.

«non so più come dirtelo Giusy, continuo a farlo da anni e ancora non ti metti sto pensiero in testa.
Amo te, solo te, ho sempre amato te e amerò sempre te.
Sei tu la donna della mia vita, solamente tu.. non ho più idea di come fartelo capire..»

Le parole del ragazzo vennero bloccate, dato che lei gli prese il viso tra le mani e unì le loro labbra in un bacio.
C'erano ancora tanti capitoli da concludere, da chiarire, da scrivere.. ma avrebbero rimandato tutto "a domani", perché infondo quelle preoccupazioni potevano aspettare, il loro amore no.

Vivi tu per me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora