«non avevi detto che dovevamo mangiare?» balbettò Giusy mordicchiandosi il labbro e camminando a passo svelto verso la cucina.
La verità è che non sapeva come la bambina avrebbe preso la notizia, lei stessa non sapeva come prenderla e comportarsi.
«va be' papà allora cucina e io vado a giocare» disse la bambina facendo spallucce e tornando nella camera, mentre Niccolò rimase impalato nel bel mezzo del corridoio.
Raggiunse Giusy e la vide poggiata alla finestra semiaperta della stanza, aveva gli occhi socchiusi e il mento poggiato sulla mano.
«perché scappi?» le chiese il moro abbracciandola da dietro e facendo una leggera pressione attorno alla sua vita e ai suoi fianchi.
La ragazza sussultò e come d'istinto staccò le mani di Niccolò da lei, anche se non lo fece del tutto cosciente.
Appena si rese conto dell'azione appena fatta, si voltò lentamente e vide lo sguardo totalmente confuso del ragazzo di fronte a lei, e infondo non c'era da biasimarlo.
Niccolò scosse la testa e si limitò a lasciarle un bacio tra i capelli, sperava che quella maledetta ansia del contatto fisico le fosse passata, soprattutto perché era lui e non uno sconosciuto, ma al quanto pare anche dopo tanto tempo non era così.«scusa.. sia per questo che.. che per prima» sussurrò lei tenendo come suo solito lo sguardo basso.
«guarda che prima o poi dovrà saperlo che sei sua madre, anche perché non pensare minimamente che ti lasci andare da qualche altra parte a stare, dovrà abituarsi»
«quale altra scelta avrei?»
«non so, ad esempio tua mamm..»
«Niccolò mamma! Dio la mia famiglia, cioè nessuno sa niente, secondo tre quarti della gente che conosco io sono morta e.. Dio che casino» lo interruppe portandosi le mani sul viso e scuotendo ripetitivamente la testa.
«Giu' calma però, te l'ha detto pure Luca che non devi agitarti»
«nic non capisci! Io so che per te è tutto magnifico adesso, ma io non so come fare!
Come lo spiego a mia mamma che magicamente sono in vita? Come posso anche scendere in strada se a stento mi ricordo come si attraversa?
Come posso stare qua se la bambina che adesso sta giocando nella sua stanza è mia figlia e io non so neanche prenderla in braccio!?»«che cosa?»
Una vocina alle loro spalle li interruppe per l'ennesima volta, tanto che loro si voltarono con una velocità mia usata prima.
La piccola alternava lo sguardo tra Giusy e suo padre, tante domande stavano aumentando nella sua testa.«saresti tu quindi la mia mamma?» chiese ancora la piccola Giusy avvicinandosi e inarcando un sopracciglio.
«non so fare da mamma» rispose freddamente la ragazza, per poi liberare il braccio dalla mano di Niccolò e cercare qualsiasi camera della casa che non fosse la cucina.
Fortunatamente la prima che le capitò fu il bagno, così ebbe la possibilità di far scattare la serratura e chiudere i problemi al di fuori della porta anche se per poco.
Possibile che a vent'anni neanche un disguido così piccolo sapeva affrontare?
Forse si, perché lei era solo una bambina nel corpo di un'adulta.
Passarono dieci minuti, stava seduta ai piedi della vasca con le gambe tirate al petto e la testa su di esse, almeno finché sentì bussare.«Giusy apri»
«no»
«ho l'altra chiave, ma nel caso non ci metterei niente a buttare giù la porta, apri e basta»
La ragazza sbuffò e fece scattare piano la chiave, in men che non si dica si ritrovò il suo ragazzo davanti con le braccia incrociate al petto.
Ai suoi piedi però non gironzolava una piccola peste, anzi c'era uno strano silenzio.«ti sembra una cosa normale dire una cosa del genere?» chiese retorico lui mentre faceva qualche passo avanti.
«ho detto quello che è vero»
«Giusy ascoltami, io avevo diciotto anni quando questa bambina è nata, ho avuto un giorno per realizzare, nello stesso giorno è nata e credevo tu fossi morta, pensi che me la sia passata liscia come l'olio?»
«Niccolò io ho quasi bisogno di più attenzioni tra un po', non nego che tu abbia fatto tanti sacrifici, ma avevi una mentalità venti volte più avanti della mia»
«lo so, e prometto di fare tutto quello che posso per aiutarti a recuperare, anche se non sarà facile, ma non scappare dai problemi in questo modo»
Niccolò l'avvicinò a sé e la strinse forte tra le braccia, ormai non faceva altro da ore, ma come poteva trovare la forza di volontà di starle lontano?
«dov'è adesso?»
«le ho chiesto se voleva stare da mia mamma, ora abita al piano di sopra e dato che ho visto che non c'era esattamente un bellissimo spirito di famiglia, sarebbe meglio avere più tempo per pensare» spiegò il moro alzandole il mento per lasciarle svariati baci sulle labbra.
Sembravano due calamite restate lontane per troppo tempo, proprio come i due poli opposti che si cercano sempre e comunque nonostante siano così diversi.
Questa volta fu lei ad avvicinarsi forse anche più del dovuto, non voleva che riaccadesse la scena di pochi minuti prima, dove lo allontanava anche per averla sfiorata di poco.
Si allontanò per un momento e lo fissò a lungo negli occhi, aveva in espressione indecifrabile.
Certo, l'espressione non riusciva quasi mai a capirla, eppure l'aveva vista così tante volte che ormai poteva capire a memoria il suo stato d'animo.
Ripensò a quante volte aveva chiuso gli occhi e dimenticato di essere imperfetta, solo perché lui le faceva sfiorare il celo con un dito, senza ricordarle di tutti quei difetti che tanto odiava.
Poggiò le mani sul petto del moro e lo spinse all'indietro per farlo indietreggiare, così da finire nella loro camera.
Niccolò non perse attimo per assecondare quei momenti di audacia da parte di lei, dato che precedentemente erano più rari dell'oro.
La prima cosa che fu a volare per la stanza fu la maglia Chiara che aveva Giusy, ma non appena si accorse di un particolare si staccò.
Abbassò lo sguardo e percorse piano con le dita il taglio cesareo che aveva sotto la pancia, non l'aveva mai visto su di lei, o almeno non ci si era soffermata.
Appena anche Niccolò puntò lo sguardo nello stesso punto, come d'istinto lei portò una mano su quel punto per coprirlo, odiava le sue cicatrici, e quella ne era solo una in più e più grande delle altre.«sei bellissima» pronunciò lui spostandole la mano e poggiando la fronte contro la sua.
«lo sei sempre stata» concluse in fine, per poi unire le loro labbra e farle spegnere, almeno per quella volta, tutti i dubbi su sé stessa che le riempivano la testa

STAI LEGGENDO
Vivi tu per me
FanficNon sempre si ha il tanto atteso lieto fine delle favole. Spesso e volentieri la realtà stravolge tutto, lasciandoti con l'amaro in bocca. L'unica persona che Niccolò riuscirà ad amare, se ne andrà troppo presto dalla sua vita, lasciandolo solo al m...