«in che senso si è svegliata dal coma, Luca ma..»
«nic la ragazza morta di parto il quindici luglio è lei che vedi nella foto qua, non quella sul tuo cellulare, lei dopo il parto è andata in coma e si è svegliata l'altro ieri.
Da quello che so io si chiama Asia però, almeno così c'è scritto su qualsiasi documento inerente a lei»«portami da lei, ti dirò se è questa Asia o meno allora»
Niccolò camminò per tutto il corridoio del terzo piano col cuore in gola e le lacrime già pronte a prendere posto sul suo fiso e formare un oceano, sia se davvero Giusy fosse stata viva, sia se ancora una volta si fosse illuso di riaverla ancora con sé.
«no, io con la psicologa non ci voglio parlare, ti ho detto che non mi chiamo Asia!»
«tesoro sei solo molto stressata, nel giro di qualche giorno vedremo come contattare qualche tuo parente dato che nella tua cartella non c'è neanche un recapito telefonico o un nome»
«ovvio che non c'è, perché io non sono Asia ho detto!»
Niccolò e Luca ascoltarono per qualche secondo la conversazione al di fuori della porta, e appena il moro sentì quella voce ebbe un tuffo al cuore, non riusciva più a reggersi sulle gambe.
«facciamo così, vado a chiamare Luca, il tuo dottore, almeno parli un po' con lui e ti calmi, non dovresti agitarti così tanto»
Appena l'infermiera uscì dalla camera per chiamare il dottore, le fece segno di raggiungerlo nel suo studio, voleva lasciare Niccolò da solo in un momento così importante.
Proprio lui poggiò la mano sulla maniglia della porta e cacciò un lungo sospiro, quello era il momento della verità.
Pochi istanti prima non credeva che tutto ciò fosse possibile, invece probabilmente si ritrovava a pochi passi dalla sua ragazza.«che palle, odio stare qua» balbettò Giusy alzandosi e iniziando a girare per la camera, cosa che in teoria avrebbe dovuto evitare.
Niccolò aprì definitivamente la porta e la vide di spalle, aveva anche paura di sapere la verità.
Bussò con la mano sulla porta per far voltare la ragazza, e appena questa su girò verso di lui, le braccia di Niccolò caddero ai lati del suo bacino, la bocca rimase mezza aperta e non fu neanche capace di respirare in modo normale.
Era diversa da come la ricordava, non di molto, era solo cresciuta.
I lineamenti del suo volto erano più delineati, i capelli si erano scuriti rispetto al suo solito castano chiaro, le sue forme erano più accentuate e l'unica cosa rimasta uguale era l'altezza.
La ragazza inarcò un sopracciglio nel vedere tutt'altro che il suo dottore davanti a lei, finché si rese conto di avere davanti "il suo unico appiglio in un mondo di mostri".«Niccolò?» chiese facendo un passo in avanti.
Anche lui era cambiato ovviamente in cinque anni, non tanto come lei, ma c'erano alcuni particolari diversi.
Eppure nulla avrebbe mai permesso ai due di non riconoscersi, non dopo essersi amati fino a consumarsi l'anima.
Niccolò si morse forte il labbro per non scoppiare a piangere, ma appena la sua ragazza si ritrovò a pochi passi da lui, gli fu impossibile non portare l'avambraccio sui suoi occhi per asciugare le lacrime.«dimmi che non sto ancora dormendo» disse soffocando un singhiozzo per il pianto.
Si avvicinò e poggiò le mani sul suo viso, non stava affatto dormendo.
Lei era lì, di fronte a lui, e per una buona volta non erano vicini mentre lui dormiva e sperava di averla accanto.«perché piangi?»
Infondo Giusy non era a conoscenza di tutto l'accaduto, non sapeva che sbagliando il suo nome tutti la credevano morta e non in coma.
Niccolò scosse ripetitivamente la testa e poi si lasciò completamente andare, non ne poteva più.
Unì le loro labbra in un bacio che non era descrivibile a parole, le lacrime scorrevano veloci sul suo viso mentre continuava a baciarla senza una sosta, dopo tanti anni sembrava essere tornato a respirare.
Giusy ricambiò il bacio con tutta sé stessa, non era ancora a conoscenza di tutta la situazione, ma sapere che dopo tutti quegli anni lui l'amava ancora, le fece credere che non sarebbe mai stata sola, almeno finché avrebbe occupato uno spazio nel suo cuore.
Niccolò dovette staccarsi minuti dopo dato che a lei mancava il fiato, fosse stato per lui sarebbe rimasto in quel modo in eterno.
Poggiò la testa nell'incavo del suo collo e pianse senza neanche sforzarsi di trattenere i singhiozzi, in quel momento nulla di quelle cazzate contava.
Giusy gli accarezzò piano i capelli e lo strinse più forte, aveva davvero tanto ancora da sapere, ma adesso che c'era di nuovo, avrebbero avuto tutto il tempo che volevano.[...]
«io non so come sia possibile sbagliare i nominativi di due ragazze! Mi spiegate chi era in sala parto con lei?» chiese esasperato Luca alle tre dottoresse che aveva davanti.
«il dottor Esposito, ha cambiato clinica due anni fa però»
«vedete voi con che incompetenti devo lavorare, i familiari di questa ragazza hanno creduto per cinque anni che lei fosse morta, mi spiegate come si fa a rimediare ad un errore del genere!?»
«Luca adesso non fa niente, è successo cinque anni fa..» lo interruppe Niccolò alzando di poco la voce per farsi sentire.
Lui e Giusy erano seduti sul letto della ragazza, o meglio, lei era seduta sulle sue gambe e con la testa sul suo petto, restando in silenzio e godendosi le infinite attenzioni che il suo ragazzo non aveva smesso neanche un secondo di dargli.
«nic capisco che per te sia inutile incazzarsi oramai, ma se tu oggi non fossi venuto in ospedale per tua figlia ad oggi non so come avremmo fatto!»
«la bambina, nic la bambina! Dov'è?» disse Giusy staccandosi di scatto dalle braccia di Niccolò e poggiando le mani sulle sue spalle.
«è con Adriano amore» rispose Niccolò accennando un mezzo sorriso e lasciandole un veloce bacio in fronte.
Non avrebbe mai potuto esprimere a parole quando gli fosse mancato tutto ciò che stava finalmente rivivendo, forse quel giorno l'avrebbe classificato come il migliore della sua vita.
«quando posso vederla? E quando posso uscire da qua?» chiese al dottore mettendosi in piedi.
«dato che ormai abbiamo risolto questo problema direi che dobbiamo fare solo qualche piccolo controllo, sei sveglia da due giorni e sembri pronta a correre una maratona ormai»
Giusy cacciò un piccolo urletto per la felicità e corse nuovamente tra le braccia del suo ragazzo, adesso sapeva il perché era stato così male.
«hai visto nic, posso tornare a casa!» disse facendo risuonare per tutta la stanza la sua risata, nel mentre che il dottore e le infermiere uscivano dalla stanza per lasciarli soli.
Niccolò non si rese neanche conto di quanto gli era mancato sentire dal vivo quella risata e vedere quel sorriso a pochi centimetri da lui, se quello fosse stato un sogno, avrebbe sicuramente chiesto di non essere svegliato.
Chinò la testa per poggiarla sul suo petto e chiuse gli occhi, ma allora è vero che non bisogna mai smettere di credere nelle favole?
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Vivi tu per me
FanficNon sempre si ha il tanto atteso lieto fine delle favole. Spesso e volentieri la realtà stravolge tutto, lasciandoti con l'amaro in bocca. L'unica persona che Niccolò riuscirà ad amare, se ne andrà troppo presto dalla sua vita, lasciandolo solo al m...