Cap. 10 - Seconda uscita

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Le vetrine erano tutte aperte ed illuminate, piene di vestiti, profumi, oggetti per la casa... In centro c'era almeno un negozio per ogni cosa. Le persone entravano ed uscivano alcune piene di buste mentre altre si limitavano soltanto a guardare senza comprare.

[nome] non lo aveva mai girato, o comunque, c'era soltanto passata attraverso, ma, quel pomeriggio, si era ritrovata a commentare ogni singola vetrina con Bokuto. 

<<Chissà quanto costerà! Almeno un rene!>> scherzava lei indicando un costoso negozio di vestiti firmati.

<<Che fighe quelle scarpe però!>> esclamò il grigio avvicinandosi ad una vetrina che dire pacchiana era dir poco.

I due passarono un'oretta abbondante a girovagare per le strade del centro.

Attorno a loro, nonostante la marea di gente, pareva non esserci nessuno; chiacchieravano allegramente, scherzavano, si guardavano e a volte si toccavano anche con le mani, le braccia...

[nome] non si era mai sentita così leggera come quel pomeriggio.

<<Conviene andare, ci metteremo un po' ad arrivare al ristorante quindi è meglio già incamminarci>> disse lui indicando alla ragazza l'itinerario sul suo cellulare.

<<Dobbiamo prendere il pullman!?>> rispose lei zoomando la schermata.

Il grigio annuì ed i due si diressero verso la fermata più vicina.

<<Ma senti, ad Akaashi cosa gli hai detto?>> chiese curioso.

[nome] ridacchiò e si passò una mano fra i capelli per togliere alcuni ciuffi che il vento le aveva portato davanti al viso.

<<Una bugia a fin di bene... Gli ho detto che avrei passato la serata con un gruppo di studio dell'università>> spiegò lei.

Bokuto la guardò spostarsi i capelli e venne catturato dalla sua bellezza.

<<Beh, non è poi così improbabile>> osservò lui ma [nome] non condivideva affatto il suo pensiero; non era una ragazza molto socievole e non aveva ancora legato con nessuno all'università ma volle sorvolare l'argomento.

L'ultima cosa che voleva era mostrare a Bokuto i lati che più detestava di sé stessa.

I due arrivarono alla fermata e, quando giunse il pullman, faticarono a salirci sopra perché era strapieno.

Bokuto afferrò [nome] per la mano facendola avvampare e, grazie alla sua stazza, si fece spazio fra la calca. La sua mano era così grande in confronto alla sua ed era anche piuttosto calda.

<<Permesso, permesso, permesso!>> continuava a ripetere finché non arrivò in mezzo al pullman dove c'era un piccolo spazio libero, anche se libero, su quel bus, a quell'ora, era un parolone e fece mettere [nome] con le spalle al muro mentre lui si piazzò davanti con le mani poggiate sopra la testa della ragazza per aiutarsi a rimanere in equilibrio; era quello che in Giappone veniva chiamato comunemente Kabedon.

<<Mi spiace, non sapevo fosse così pieno a quest'ora...>> mormorò Bokuto dispiaciuto.

>> mormorò Bokuto dispiaciuto

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[ Bokuto Kōtarō x Female Reader ] ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora